BRICIOLE DI STORIA PASTURESE
dagli archivi parrocchiali valsassinesi (V parte)
Artisti d’archivio: figure, disegni e altro
I documenti, come è noto, fissano puntualmente per iscritto un atto del passato (come, ad esempio, un trattato di pace o di alleanza, un contratto privato, una legge, una lettera personale, ecc.) e, come le tessere di un mosaico, ci consentono di ricostruire la nostra piccola, grande storia. Ma c’è di più. I documenti conservati nei nostri archivi ci possono riservare anche non poche gradite sorprese, discoprendo così curiosità inaspettate. Nella loro fisicità, infatti, le carte d’archivio (siano esse registri, atti notarili, pergamene, fogli volanti e altro) possono benissimo accogliere nei loro spazi bianchi (come carte liminari e margini) delle postille, cioè delle annotazioni occasionali ed eterogenee al fine di registrare e quindi conservare un accadimento (nascite, morti, condizioni di salute, eventi meteorologici, storici e cronachistici, fatti di quotidianità spicciola, ecc.), un pensiero, un ricordo personale ed emozionale trasmettendolo agli interlocutori, reali o immaginari, contemporanei o ai posteri1. Ma non è finita. Sui margini e su ogni altro spazio bianco dei documenti non è poi affatto infrequente imbattersi anche in altri interventi, di natura figurativa, come disegni, schizzi, semplici scarabocchi, non troppo dissimili dai doodles, i disegnini schizzati quasi per gioco, ancora oggi, quando si è impegnati in una conversazione telefonica o mentre si segue con scarsa attenzione una lezione. La casistica è infinita: sfondi paesaggistici, soggetti religiosi, volti e figure, anche caricaturali, curiose faccine stilizzate2.
Ecco ora una carrellata di figure e disegni che ho scovato nelle mie scorribande archivistiche.
Un notaio con la vena artistica: cavalli, volti caricaturali e stemmi
Appartenente alla nobile, storica casata primalunese dei Cattaneo Torriani o Della Torre, Giovanni Battista, o semplicemente Battista, fu notaio, come il padre Onofrio, e rogò ininterrottamente dal 1415 al 1454 (i suoi atti sono oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Milano, Notarile, cart. 558).
Accanto ad una pluridecennale attività notarile praticò (lui o magari il suo ‘segretario’), sia pure a livello amatoriale e dilettantistico, come hobby, anche l’arte del disegno. Il suo forte erano i cavalli. Nelle sue imbreviature, cioè nel registro in cui i notai copiavano le minute degli atti da essi rogati, ci si imbatte, infatti, in schizzi ad inchiostro raffiguranti teste di cavalli [fig. 1] o cavalli a figura intera [fig. 2: da notare sopra l’animale un interessante e divertente gioco grafico tra disegni e parole, una sorta di enigmatico-pseudo “signum tabellionis” con il nome del notaio o, molto più probabilmente, del suo scrivano ‘spezzettato’; vi si legge: “Ma/the/us / et / er [con segno di abbreviatura] / de / Ul/tri/mo(n)/ti/bu/s / <de> / Bel/a/no”3], volti più o meno caricaturali [figg. 3] e stemmi, come quelli degli Andreani e degli Oltremonti [fig. 5]4.
Un soldato burlone
Nei primi decenni del Seicento si susseguirono in Valsassina passaggi e stanziamenti di eserciti stranieri: spagnoli, papalini, francesi e imperiali che, con i Lanzichenecchi, portarono con sé nell’attardato autunno del 1629 la terribile peste immortalata nelle pagine de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Si trattava di alloggiamenti connessi alle operazioni contro i Grigioni, alleatisi con i Francesi, che si conclusero, dopo la strage del cosiddetto “sacro macello” del 1620, con l’invasione della Valtellina e della Valchiavenna, sgombrate dalle truppe spagnole e francesi soltanto nel 1639.
In quegli anni i valsassinesi non solo si trovarono a dover pagare le consuete esose tasse, che comportavano sempre versamenti annuali per gli eserciti al soldo degli spagnoli, ma anche, come altre popolazioni locali, furono costretti ad aiutare le compagnie in transito foraggiandole e ospitandole e a versare così ulteriori tributi5. Anche Pasturo non fu risparmiata da questa presenza scomoda e indiscreta6. Tra i soldati ce ne fu uno, infatti, che si divertì a scarabocchiare su un registro oggi conservato presso l’Archivio Prepositurale di Primaluna (2.2.5, Registro 1). Si tratta di un registro vicariale degli Olii Santi che va dal 1572 al 1652: in esso ciascun parroco del Vicariato dichiarava di aver ricevuto gli Olii Santi e l’acqua battesimale dal vicario foraneo di Primaluna. Ebbene, sul frontespizio sono presenti prove di scrittura, ghirigori e una nota di possesso la cui lettera iniziale maiuscola (la “q”) contiene inscritta al suo interno una curiosa, simpatica faccina stilizzata.
L’autore fu un certo soldato di nome Donato Pigonati, che era al seguito del capitano Nicolò Mazzucca7: “Questo quinterno e fatto per logli santi et aqua / batismale per la pieue di Valssassina / Io Donato Pigonati soldato dell’Ill.mo Sig.r Capitan Nicolo Mazzucca Albanes[e]” [fig. 6].
Un frontespizio disegnato
Da segnalare per la sua bellezza e finezza grafica è anche l’elegante frontespizio a penna del registro con i decreti relativi alla seconda visita del card. Federico Borromeo (cfr. il motto “Humilitas”) alla Pieve di Valsassina (luglio 1625) conservato presso l’Archivio Prepositurale di Primaluna (Cartella 31, sottoserie 1.6.1.1, fascicolo 4) [fig. 7]. L’opera è senz’altro di un professionista e sembra quasi il disegno preparatorio di un’incisione.
Una fortezza difantasia
Sul piatto posteriore cartonato di una “vacchetta”, cioè di un registro di forma oblunga, di fine Settecento conservata presso l’Archivio Parrocchiale di Pasturo si può ammirare, infine, lo schizzo, inedito, di una fortificazione. Si tratta di un disegno di fantasia, senza riferimenti a un sito concreto: è, infatti, una composizione di elementi spaiati nello spazio e nel tempo. Il modello di fortificazione sembra medievale ma i conti non tornano. Le due torri sono alte e strette ai lati di una porta invece di essere basse, larghe e a pianta circolare. Sulle mura poi spunta un cannone di tipo “moderno”, non una bombarda, incompatibile dunque con una fortificazione medievale. Senza un indizio almeno vago, difficile far coincidere con un sito. Càpita e bisogna rassegnarsi. [fig. 8].
Marco Sampietro
1 È il caso, ad esempio, delle ‘memorie’ storico-cronachistiche vergate da Samuele Cattaneo di Primaluna (1804-1880) su un libro di sua proprietà (cfr. M. Sampietro, Scrivere per conservare: la storia sui margini. Le ‘memorie’ di Samuele Cattaneo di Primaluna su un libro del 1868, in “L’Angelo della Famiglia. Bollettino Parrocchiale di Introbio”, a. 92, n. 2, aprile-giugno 2023, pp. 5-8).
2 G. Petrella, Scrivere sui libri. Breve guida al libro a stampa postillato, Salerno Editrice, Roma 2022, pp. 256-260.
3 Gli Oltremonti (anticamente Ultramonti) erano oriundi di Premana in Val Varrone e un ramo nobile si era trasferito a Bellano nella prima metà del Quattrocento. Ringrazio sentitamente Matteo Guidotti per avermi aiutato a sciogliere l’enigmatico “signum tabellionis”.
4 Schizzi già pubblicati in M. Casanova, G. Medolago, F. Oriani, M. Sampietro, Gli Statuti della Valsassina. Le norme della Comunità del 1388, Archivio Storico Pietro Pensa, Missaglia 2008, pp. 48, 60-61.
5 N. Perego, Homini de mala vita. Criminalità e giustizia a Lecco e in terra di Brianza tra Cinque e Seicento, Lecco 2001, pp. 42-50. Cfr. inoltre M. Sampietro, Il “soccorso” agli eserciti: alloggiamenti militari a Introbio nel Seicento, in “L’Angelo della Famiglia. Bollettino Parrocchiale di Introbio”, a. 88, n. 2, aprile-giugno 2019, pp. 14-16.
6 A. Orlandi, Le famiglie della Valsassina. Repertorio di brevissime illustrazioni, La Grafica, Lecco 1932, pp. 185-187. Riprenderò e approfondirò l’argomento sul prossimo numero de “Il Grinzone”.
7 Sul capitano Mazzucca in Valsassina: “Nel 1625 vi troviamo quella del conte di S. Secondo ed un corpo di cavalli albanesi del capitano Nicolò Mazzucco, il quale alloggiò ad Introbbio dal 18 ottobre al 28 giugno dell’anno seguente, in cui si ritirò per dar luogo ai cavalli napoletani di don Annibale Filangero” (G. Arrigoni, Notizie storiche della Valsassina e delle terre limitrofe dalla più remota fino alla presente età raccolte ed ordinate dall’Ingegnere Giuseppe Arrigoni, Luigi Pirola, Milano 1840, p. 270; cfr. inoltre A. Balbiani, Lasco. Il Bandito della Valsassina, Francesco Pagnoni, Milano 1871, p. 229; A. Orlandi, Le famiglie della Valsassina. Repertorio di brevissime illustrazioni, Banca della Valsassina, Cortenova 2005, p. 167; A. Dattero, La famiglia Manzoni e la Valsassina. Politica, economia e società nello Stato di Milano durante l’Antico Regime, Franco Angeli, Milano 1997, p. 11). Sul capitano Mazzucco cfr. A. Bozzo, Il Vulture ovvero brevi notizie di Barile e delle sue colonie, Vulture 1889, p. 37.
IL GRINZONE n.83