LA FAMOSA ROCCA DI BAIEDO


Chi percorre la Valsassina, e non ha lo sguardo frettoloso o la vista ottenebrata, non può almeno una volta non soffermare la sua attenzione su di essa: sul piccolo e scontroso scoglio di calcare che quasi a dispetto della Pioverna sembra lì per strozzarne il corso alterno, per rendere angusto il fluire della Valle, per consentire a chi nel passato voleva infierire di avere un punto di minaccia e di forza prezioso. Su quello zucco tondo ma inaccessibile, ora oggetto di interesse per lo più solo di valenti climbers multicolori, non per nulla una volta sovrastava una arcigna fortificazione, la Rocca di Baiedo.

Gli abitanti di Baiedo e di Pasturo ne hanno sempre conservato un certo orgoglioso ricordo, addirittura uno degli ultimi sagrestani della Parrocchia era ancora pochi anni or sono additato come “il signore della Rocca”, custode della sue memorie e dei suoi segreti. I turisti non troppo intraprendenti ne hanno fatto spesso meta delle loro misurate escursioni, tuttavia la storia e le vicende di quell’estremo rudere sono per i più qualcosa di oscuro e leggendario, o magari semplicemente di trascurabile.

Ma anche nei paesi più piccoli, nelle comunità più disattente esistono e sono sempre esistiti quelli che le curiosità le vogliono approfondire, quelli che il passato lo vogliono per quanto consentito ricostruire. Così la nostra Rocca può anche vantare di essere stata l’oggetto degli studi e della passione di personaggi non comuni: trascurando l’incerto ricordo che forse ne ebbe il grande Leonardo da Vinci ingegnere d’armi e di rocche, in epoca moderna la fortificazione ha attirato gli studi di due benemeriti della storiografia valsassinese, Andrea Orlandi e Pietro Pensa. Questi due meritori campioni dell’erudizione locale hanno dedicato energie e ingegno a scoprire e ricostruire le vicende quasi del tutto obsolete dell’antico baluardo; e oggi il loro egregio lavoro ha trovato moderno compimento nell’integra-zione che lo studioso ed erudito lecchese Angelo Borghi ha dedicato all’argomento, dando così il modo di realizzare il bel volume che riunisce mirabilmente tutto quello che occorre ed è possibile sapere modernamente sulla Rocca di Baiedo, grazie agli scritti dei nostri tre studiosi, editi con pregevole cura dall’editore Bellavite.

Impossibile riassumere in poche parole il racconto delle vicende della fortificazione, noi confidiamo che gli abitanti di Pasturo – cui l’Amministrazione Comunale con saggia ma ai giorni nostri assai rara sensibilità ha donato il volume con una copia a famiglia - avranno la pazienza di leggerlo, aiutati anche dal bellissimo e puntuale apparato iconografico. Scopriranno storie di soldati e di battaglie, di intrighi di potenze e di vie di transito, ma vi troveranno anche molti squarci di autentica vita grama dei tempi andati, molte testimonianze di quale era una volta la vita sui nostri monti. Prepotenze e insidie non mancavano e non mancano tuttora, ma a ognuno di noi non potrà non stringersi un poco il cuore a immaginare i freddi inverni tra quelle mura pietrose, in quel piccolo castello (quasi sempre esiguamente popolato) dove il cibo raramente abbondava, dove la vita scorreva faticosa e disagevole. E chissà allora che guardando quello zucco roccioso cui ormai siamo tanto abituati non si possa sentire un senso nuovo di ammirato rispetto per chi qui ha vissuto e faticato, quando certo la valle era meno comoda e affabile, meno accattivante e docile.

 

                                                                                            Renato Marchi


IL GRINZONE n.20