SI SCOPRON LE TOMBE, SI LEVANO I MORTI...
Guardando il portico della Chiesa Parrocchiale, a sinistra, c’è un ripostiglio con una finestra che dà sulla strada. Osservando bene la grata, possiamo vedere che la parte alta termina con due tibie incrociate sormontate da un teschio. Quando c’era l’usanza di seppellire i morti nelle tombe sotterranee della chiesa, quel ripostiglio era adibito a Ossario; lì venivano deposte le ossa e, appoggiati su assi, i teschi delle salme riesumate. Tale usanza a Pasturo durò fino al 1800 (vedi MEMORIE STORICHE DI PASTURO E BAIEDO di A. Orlandi, pagg. 124 – 125). In seguito ad un’ordinanza del prefetto di Como del novembre 1883, che vietava per questioni sanitarie gli ossari esposti alla vista del pubblico, nel 1884 si decise di lasciare le ossa dov’erano, rinchiudendole con un muro. Alcuni anni dopo, venne murata anche la finestra che dava sulla strada. Così rimasero dimenticate da tutti fino al 1962 quando, durante un restauro della Chiesa, … ma mi sembra giusto lasciare il seguito della storia al diario del parroco don Tullio Vitali.
Gigi Orlandi
Anno 1962
19 febbraio – Si iniziano i lavori nella Chiesa Parrocchiale.
Scopo: eliminare l’angolo del campanile rientrante nella Chiesa – incassare nel muro i confessionali delle donne.
Direzione dei lavori: Arch. Delino Manzoni – Impresa edile Galbani Simone.
28 febbraio, mercoledì – Verso le ore 18 viene in casa parrocchiale il capomastro Galbani Simone. Nel pomeriggio, perforando il muro della Chiesa dal lato del campanile, gli operai si sono incontrati in un vano contenente dei teschi. È il vecchio ossario della Chiesa parrocchiale. Il corrispettivo esterno del detto muro è in uno sgabuzzino che ha la porta di accesso sotto il portico adiacente alla Chiesa, verso via Manzoni. In questo sgabuzzino, il sagrestano è solito mettere i grossi candelabri che servono per le ufficiature funebri. Breve visita in Chiesa (è già buio) col Galbani e il sacrista Cimpanelli Antonio. Tutto è rimandato a domani.
1 marzo – Si abbatte il tenue intavolato che, nello sgabuzzino di cui sopra, nascondeva la vista dei teschi e delle ossa. I teschi sono disposti in perfetto ordine su alcune assi disposte sul muro – le ossa correlative sono in basso, bene ammonticchiate. Tutti i teschi e le ossa vengono estratti e messi in scatoloni provvisori di cartone. Assistono parecchie persone, incuriosite dal fatto. È con il parroco il fabbriciere Orlandi Carlo di Baiedo. I teschi sono circa 150. Alcuni portano un biglietto, legato alla fronte con un nastrino, su cui è scritto il nome, pressappoco in un contesto così concepito: ”Pregate per l’anima di………….. morto il……………….. in età di anni……….”. Appare anche un teschio col berretto da prete afflosciato: è quello del parroco don Pietro Valsecchi morto a 36 anni nel 1822 – si può ricostruire il nome da alcune lettere che ancora si possono leggere sul davanti del berretto.
2 marzo, venerdì – Poiché si è deciso, per la prossima domenica, di portare al cimitero in decorosa funzione i resti dell’Ossario, occorre metterli in cassette di legno. Verso le ore 20 si ritrovano in Chiesa una mezza dozzina di persone: il parroco - il fabbriciere Orlandi – Bergamini Pierino fu Ernesto – Arrigoni Ambrogio e il figlio Arrigo. Sono necessarie 5 casse di discrete dimensioni che poi vengono inchiodate e tinte di nero, così alla buona. Il lavoro termina verso le 22.30.
4 marzo, domenica – il tempo è pessimo: nevica! Verso mezzogiorno sembra che la neve cambi in acqua. Dopo i vesperi (ore14) si portano al cimitero i resti umani estratti dall’ossario. Le 5 casse sono portate su un camioncino di proprietà di Orlandi Giancarlo di Eugenio da Baiedo. Segue molta popolazione, nonostante l’inclemenza del tempo. Provvisoriamente vengono deposte nella Chiesa di S. Andrea.
9 marzo, lunedì – in una fossa del cimitero concessa benevolmente dal sindaco geom. Antonio Mazzoleni, vengono inumate le cinque casse contenenti i teschi e le ossa estratte dall’ossario. Detta fossa si trova sul lato ovest del cimitero, vicino alla tomba della famiglia Ticozzelli Ambrogio (a destra della tomba suddetta).
IL GRINZONE n.40