BRICIOLE DI STORIA PASTURESE  

dagli archivi parrocchiali valsassinesi (VII parte)

 

Pasturo: terra di intagliatori (e non solo)


Nel corso dei secoli Pasturo ha dato i natali ad artisti e artigiani più o meno noti oppure è stata la loro residenza temporanea o definitiva. A fare la parte del leone sono stati soprattutto i pittori. In questo campo possiamo ricordare il valsoldese Francesco Cironi (o Cerone), che sposò la pasturese Pedrina Ticozzi del ramo Notari e che fu attivo come pittore, intagliatore e indoratore in Valsassina e nelle terre limitrofe tra il terzo quarto del Cinquecento e i primi del Seicento1. Un altro pittore, decisamente più famoso, che lasciò a Pasturo un discreto numero di opere e vi prese dimora anche per un po’ di tempo, fu il fiorentino Luigi Reali (1606 - post 1660), artista girovago molto attivo in Valsassina negli anni tra il 1643 e il 16602. A fine Seicento si distinse poi il pittore milanese Carlo Filippo Vignati, autore nel 1691 della pala con il Martirio di S. Pietro da Verona nella omonima chiesa di Baiedo e di altre tele valsassinesi, a lui assegnate per via documentaria o stilistica (Primaluna, Maggio di Cremeno, Pasturo e Cortenova)3. A fine Ottocento furono attivi il pagnonese Giovanni Maria Tagliaferri (1809-1879) con suo figlio Luigi (1841-1927)4 e il valdamagnino Antonio Sibella (1844-1900)5, che lavorarono sia nella chiesa parrocchiale di S. Eusebio sia in quella di S. Pietro Martire. Nel Novecento, infine, furono attivi in quel di Pasturo il milanese Aldo Carpi (1886-1973) con un giovanissimo lecchese Ennio Morlotti (1910-1992)6 e il bellanese Giancarlo Vitali (1929-2018)7, coadiuvato dall’artista-restauratore cremonese Gino Garoli (1928-2013). 

Nella decorazione a stucco si è segnalata la fiorente bottega degli Aliprandi, una famiglia intelvese di mastri e stuccatori stabilitasi nel paese ai piedi della Grigna nel 1611 e attiva fino ai primi decenni del Settecento con Ambrogio, Carlo, Domenico, Giacomo Antonio, Giovanni Battista,  Giovanni Domenico, Lorenzo e Pietro8.

Nell’ebanisteria, infine, si è distinta la bottega dei Pigazzi, una famiglia pasturese, che fu particolarmente vitale in questo settore dal tardo Cinquecento all’Ottocento con Bonaventura, Cipriano, Domenico, Giovanni Maria, Marco e Pietro, tanto per fare qualche nome: le loro opere sono già state oggetto di studio e si dispone di un catalogo sia pure sommario9, anche se manca una ricostruzione storica dei loro profili biografici, che mi riprometto di fare in un prossimo futuro.

Oltre ai Pigazzi, si dedicarono all’intaglio anche altri due pasturesi: Gerolamo Costadoni attivo nel 1790 a Maggio10 e Calimero Cimpanelli di cui ci occuperemo in questa puntata.

Per la cronaca, meritano di essere menzionate, al termine di questa carrellata, anche le artistiche sculture lignee del contemporaneo Lionello Taddeo11.

  

 Mastro Calimero: chi era costui?


Figlio di Giovanni Domenico Cimpanelli e di Angela Maria Ticozzelli, Calimero nacque a Pasturo l’8 ottobre 1760 e fu battezzato il giorno stesso (padrino: Giovanni Doniselli del fu Eusebio; madrina: Giovanna Cimpanelli del fu Calimero). Il 16 aprile 1781 si sposò con Marta Zucchi (Pasturo, 6 aprile 1752 - 29 gennaio 1822), figlia di Alessio e di Maddalena Annovazzi, vedova del fu Girolamo Ticozzi. Morì a Pasturo il 14 ottobre 1824 per idropisia all’età di 64 anni e fu sepolto il 1512.

Di mestiere, il Cimpanelli faceva il “falegname” ed era “possidente” (come si legge nel suo atto di morte) ma, all’occorrenza, era anche un valente scultore del legno nonché pittore. Nella chiesa di S. Eusebio fanno ancora bella mostra di sé il confessionale intagliato nel 1781 e impiallacciato in radica di noce (spesa lire 150)13, oggi addossato alla parete della seconda campata lato destro, e il grande Crocifisso in legno di sorbo (Sorbus domestica) policromato e dorato realizzato nel 1821, posto originariamente al sommo dell’arco trionfale e oggi collocato al centro della cappella del Sacro Cuore14. Un’altra sua opera, oggi non più esistente, era un altare ligneo con balaustra posto davanti all’affresco quattrocentesco della Madonna in trono con Gesù Bambino e devoto (invocata localmente come Madonna delle Grazie o Madonna dei partenti) nella chiesa di S. Michele a Introbio15. Lo attesta un documento datato 1819, intitolato: “Lista dela spesa a fare laltare alla madona delle grazzie nela chiesa di S. Micele” e conservato presso l’archivio privato di Giacinto Arrigoni di Introbio. Dal documento si apprende che nel 1819 fu promossa una questua per l’ottava dei morti (“Lista per la questua per fare la mensa alla Beata Vergine dele grazzie di s. michele”: vi figurano, tra gli altri, don Tommaso Fondra e il medico filantropo Giovanni Battista Scotti a cui è stata poi dedicata una piazza introbiese), che l’altare costò £ 88:13:6 (cioè 88 lire, 13 soldi e 6 centesimi) e che a realizzarlo fu il “mastro falegname e pitore Calimero Cimpaneli di pasturo”,  coadiuvato da Simone Ticozzi e dai manovali Giacomo Ossola e da Giacomo Tantardini16.


       


Un episodio curioso della vita di mastro Calimero ce lo riferisce Andrea Orlandi: “Quando a Pasturo si dovevano fare le campane, fuse poi nel 1791, da adattare al campanile che esiste dal 1675, sembrando alla popolazione troppo meschino il concerto progettato, Calimero Cimpanelli, detto Mastro Calimero, legnaiuolo abile e intelligente, che si dilettava di scolpire Crocifissi e Madonne, studiò la cosa. Costruì un modello del campanile con le campane, calcolò la resistenza della torre, il peso del metallo, lo spazio disponibile, l’effetto di possibili strapiombi, e concluse dimostrando che si potevano avere campane di peso superiore al preventivato, che si era stabilito in rubbi 36017. Il calcolo fu riconosciuto esatto, la variante ammessa dai tecnici dell’autorità tutoria di Milano, con grande soddisfazione del popolo, che ammirava la perspicacia del bravo Cimpanelli”18.



Mastro Cimpanelli fu uno di quegli artisti minori e locali che, come gli stuccatori Aliprandi e gli intagliatori Pigazzi, pur non avendo diritto di cittadinanza nella grande Storia dell’arte italiana, hanno comunque scritto una pagina della storia dell’arte locale facendo assaporare ai loro convalligiani un po’ di quella bellezza che salverà il mondo.

                                                                                                                      Marco Sampietro 

 

 

 1 M. Sampietro, “Francesco Zarone pittore habitante in Pasturo”. Novità sull’artista di S. Mamete: non fu solo pittore ma anche intagliatore e indoratore, in “Il Grinzone”, 12 (44 - ottobre 2013), pp. 15-16; Id., Briciole di storia pasturese dagli archivi parrocchiali valsassinesi (I parte). Un pittore “pasturese” morto a Laorca. Dalla Valle Imagna a Pasturo (e a Introbio) per fare il medico condotto: il caso di Giacomo Cardinetti e della sua famiglia, in “Il Grinzone”, 21 (79 - giugno 2022), pp. 7-9.

2 E. Villata, s.v. Reali Luigi, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 86, Roma 2016; M. Sampietro, Un padrino d’eccezione a Pasturo: il pittore fiorentino “Aluigi Reali”, in “Il Grinzone”, 21 (78 - marzo 2022), pp. 8-10.

3 M. Sampietro, Il Martirio di S. Pietro da Verona di Filippo Vignati a Baiedo, in “Il Grinzone”, 13 (47 – luglio 2014), pp. 7-8; G. Virgilio, Carlo Filippo Vignati, Martirio di santa Caterina d’Alessandria, in Arte e Territorio/2. Restituzioni 2006-2011, Fondazione della Provincia di Lecco, 2013, pp. 51-53; M. Sampietro, Spigolature archivistiche: lo scultore Carlo Tantardini e il pittore Carlo Filippo Vignati, in “L’Angelo della Famiglia – bollettino parrocchiale di Introbio”, 85 (4) / 2016, pp. 9-10.

4 M. Sampietro, Scoperto un Tagliaferri a Gorio, in “Il Grinzone”, 10 (36 – ottobre 2011), pp. 11-12.

5 M. Sampietro, Le Virtù del Sibella nella parrocchiale di S. Eusebio. Modelli e modalità di lavoro, in “Il Grinzone”, 14 (50 – marzo 2015), pp. 16-17; Id., Un potente intercessore: il S. Cristoforo del Sibella sulla facciata della chiesa di S. Pietro Martire a Baiedo, in “Il Grinzone”, 14 (51 – luglio 2015), pp. 11-12.

6 G. Scotti, Il pittore Aldo Carpi a Pasturo, in “Il Grinzone”, 7 (18 – marzo 2007), pp. 11-13 (già pubblicato sulla “Provincia di Lecco” l’11 febbraio 2007).

7 G. Orlandi, G. Agostoni, Pueri clamabant dicentes “Benedictus qui venit in nomine Domini”, in “Il Grinzone”, 3 (9 – dicembre 2004), pp. 3-6; G. Orlandi, G. Agostoni, Una Via Crucis essenziale, in “Il Grinzone”, 8 (26 – marzo 2009), pp. 5-7; Id., La Madonna di Zagorks, in “Il Grinzone”, 9 (32 – ottobre 2010), pp. 15-16; G. Agostoni, In ricordo dell’artista Giancarlo Vitali, in “Il Grinzone”, 17 (64 – ottobre 2018), p. 3.

8 M. Sampietro, Gli Aliprandi di Pasturo. Una fiorente bottega di stuccatori intelvesi nella Valsassina del Sei-Settecento, in “Archivi di Lecco e della Provincia”, a. XXXVIII, n. 1 (giugno 2015), pp. 91-105; F. D’Alessio, Tracce d’autore: un “mezzo” Rachini a Lecco, in “Archivi di Lecco e della Provincia”, a. XXXVIII, 2 (dicembre 2015), pp. 90-92; C. Riva, Giovanni Domenico e Giacomo Antonio Aliprandi. Nuovi spunti per lo studio dell’arte plastica in Valsassina, in “Archivi di Lecco e della Provincia”, a. XXXIX, n. 2 (dicembre 2016), pp. 23-41.

9 A. Orlandi, Memorie di Pasturo e Bajedo in Valsassina, Amministrazione Comunale di Pasturo, Pasturo 1995, p. 114; A. Borghi, I paesi della Grigna. Episodi dello sviluppo di Pasturo, Amministrazione Comunale di Pasturo, Pasturo 1995, pp. 350-353; Id., Una dinastia di falegnami intagliatori: i Pigazzi di Pasturo, in “Il Grinzone”, 4 (12 - ottobre 2005), pp. 8-10; O. Zastrow, Concenate ecclesia Sancte Marie. 1407-2007. Dall’Hospitale di Guarisca al borgo di Concenedo, Parrocchia S. Alessandro, Barzio 2007, pp. 148, 164, 181; Le chiese della Valsassina. Guida storico-artistica, a cura di F. Oriani, Banca della Valsassina, Cremeno 2014, pp. 25, 74, 93, 95, 100, 102, 194, 214.

10 Borghi, Una dinastia di falegnami intagliatori, cit., p. 10.

11 G. Agostoni, Dalla Sardegna… a Pasturo, in “Il Grinzone”, 19 (73 – dicembre 2020), pp. 17-22.

12 Archivio Parrocchiale di Pasturo, Registri dei Battesimi, dei Matrimoni e dei Morti.

13 Orlandi, Memorie di Pasturo e Bajedo in Valsassina, cit., p. 114.

14 “Dietro il dorso dell’immagine, scolpita in legno di sorbo (Sorbus domestica), egli [Calimero Cimpanelli] adattò un’asticella mobile, scrivendovi all’interno «1821 – Li 18 luglio Luglio – Calimero Cimpanelli Sculp»” (Orlandi, Memorie di Pasturo e Bajedo in Valsassina, cit., p. 117). Il Crocifisso a grandezza naturale fu restaurato nel 1851 e 1855 da Giuseppe Ticozzi e nel 1935 da Giovanni Maria Tagliaferri jr (cfr. Le chiese della Valsassina, cit., p. 105).

15 Cfr. da ultimo M. Sampietro, Gli affreschi quattrocenteschi della chiesa di San Michele a Introbio in Valsassina (LC), in Arte medievale nelle Alpi. Pittura, scultura e architettura fra Trecento e Quattrocento, I.S.T.A., Tricase 2023, pp. 141-152 (con bibliografia pregressa).

16 M. Sampietro, L’altare della Madonna delle Grazie nella chiesa di S. Michele a Introbio Un’opera inedita (e perduta) del falegname e pittore Calimero Cimpanelli di Pasturo, in “Archivi di Lecco e della Provincia”, a. XLIV, n. 2 (dicembre 2021), pp. 109-111.

17Il rubbo era un’antica unità di misura italiana di massa e peso, usata prima dell’adozione del sistema metrico decimale: a Milano valeva 8,170 kg, a Genova 7,919, a Piacenza 7,938, a Torino 9,222. Rubbi 360 equivalgono a 2941,2 kg.

18 A. Orlandi, Le famiglie della Valsassina. Repertorio con brevissime illustrazioni, La Grafica, Lecco 1932, pp. 168-169.


IL GRINZONE N.85