Una storia di emigrazione
Una storia d’emigrazione: la famiglia Pigazzi da Pasturo a Venezia.
Nel vasto panorama dell’emigrazione dalla Valsassina e dalla Valvarrone a Venezia, che ha coinvolto migliaia di artigiani nel corso di quasi cinque secoli, la famiglia Pigazzi di Pasturo costituisce un caso particolare per il prestigioso livello economico-sociale raggiunto nella città lagunare.
I Pigazzi emigrano a Venezia nel tardo Cinquecento*; un Francesco Pigazzi di Pasturo vi è nominato nel 1599, e Giovanni Pigazzi di Pasturo vi muore di peste nel 1630.
Nel Settecento i Pigazzi compaiono con regolarità nei documenti veneziani: sono tutti ramai e calderai; Pietro nel 1773 è Gastaldo dell’Arte dei Caldereri, la massima carica prevista dalle Scuole d’arti e mestieri veneziane. A quell’epoca i Pigazzi possiedono già un’avviata bottega da calderaio in Calle delle Bande, ad un centinaio di metri da Piazza San Marco, che da officina si sta lentamente trasformando in negozio di ferramenta nuova e ottoneria.
È questa un’eccezione notevole tra le botteghe valsassinesi da fabbro e calderaio a Venezia, che di norma non si trasformano mai da attività artigianali in attività commerciali.
Nel frattempo i Pigazzi emigrano definitivamente a Venezia e diventano veneziani a tutti gli effetti.
Tra fine Settecento ed inizio Ottocento sono menzionati vari membri della famiglia, tutti professionalmente legati alla bottega di Calle delle Bande: Giovanni Antonio di Pietro dal 1795, nel 1802 è mercante di “ferrarézze” (ferramenta nuova); Giovanni Andrea (1797); il già citato Pietro, maestro calderaio (dal 1773 al 1802); Andrea (1807); Pietro Antonio, maestro calderaio (1806); Pietro di Marco, maestro calderaio (1821-1832).
Presso questa bottega nel 1830 inizia a lavorare, prima come garzone poi come commesso, Antonio Ratti di Antonio (Premana 1816 – Milano 1881), un giovane emigrato premanese dotato di grande intraprendenza e spirito commerciale. Nel giro di alcuni anni Antonio diventa direttore commerciale della Ditta Pigazzi ed amministratore delle proprietà della famiglia, ruolo svolto poi anche dai figli Carlo ed Antonio Bernardino Ratti, ed il passaggio al commercio di ferramenta è completato.
Gli affari vanno a gonfie vele e la famiglia Pigazzi all’epoca è ritenuta una delle prime a Venezia per ricchezze; oltre a negozio e magazzini a Venezia, possiede una villa con campagne a Biadene presso Treviso.
Pietro di Giovanni Antonio è l’ultimo Pigazzi ad esercitare l’attività commerciale. Senza discendenza maschile, ha tre figlie, educate da un’istitutrice e dama di compagnia svizzera. Due di queste, a dimostrazione del livello sociale ed economico raggiunto dalla famiglia, sposano membri dell’alta borghesia veneziana (Marchesi, Paccagnella); la terza, Anna Pigazzi (Venezia 1858 – Roma 1940) sposa il nobile Lodovico Antonio Manin, conte di Polcenigo e Fanna (1854-1944), ufficiale dell’esercito italiano, uomo politico e filantropo, da cui ha quattro figli.
Poco dopo la morte di Pietro Pigazzi, nel 1906 la Ditta Pigazzi è posta in liquidazione (per mancanza d’eredi maschi) ed acquistata dalla Ditta Fratelli Ratti & c., costituita dai discendenti di quell’Antonio Ratti di Premana che vi aveva lavorato come garzone nel 1830. La famiglia Pigazzi è ancora presente a Venezia.
Enrico Ratti
* Nel libro “Le famiglie della Valsassina” di Andrea Orlandi si legge che Pigazzi Antonio, “dimorante a Murano, in un suo testamento del 1455 istituiva una messa annua perpetua da celebrarsi a Pasturo” NdR.