IL TRIASSICO DEL GRIGNONE
Quando due anni fa il Monte San Giorgio, tra Varese e Canton Ticino, divenne Patrimonio mondiale del’Umanità UNESCO per il suo valore paleontologico, proposi al gruppo europeo ‘Triassico’, di visitare il nuovo sito UNESCO e alcune altre località lombarde molto importanti, tra le quali non poteva mancare il gruppo delle Grigne, dove oltre 150 anni fa l’Abate Antonio Stoppani muoveva i suoi primi passi nella geologia. L’invito venne subito accolto mentre il gruppo era in visita alle Dolomiti, anch’esse appena iscritte nel Patrimonio dell’Umanità. Con i miei colleghi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Milano, abbiamo quindi incominciato a pensare l’organizzazione sempre più nei dettagli e la Valsassina ha fatto la parte del leone con due giornate su quattro di escursione, il Grignone appunto e i Piani di Artavaggio dove le rocce sono un ‘pochino’ più recenti (solo 20-25 milioni di anni!) rispetto a quelle delle Grigne e sono studiate dal collega Prof. Flavio Jadoul. Ci aspettavamo una trentina di partecipanti, eravamo in 25 con il sottoscritto ma dobbiamo tenere presente che ogni anno i problemi per chi fa ricerca diventano sempre maggiori e trovare un finanziamento è quasi impossibile soprattutto in Italia. Comunque siamo stati in media con le altre escursioni, a parte le Dolomiti… dove si è raggiunta la quota 80 partecipanti perché la maggior parte ha abbinato le vacanze!
Quello che ci interessa più da vicino è comunque la giornata del 3 settembre che ci ha visto salire in carovana verso il Pialeral per poi avviarci verso la Baita Amalia e da lì verso gli Scudi. Con il Prof. Maurizio Gaetani, che da 40 anni si occupa anche delle Grigne tanto che gli abbiamo dedicato il nuovo pesce trovato proprio agli scudi, Stoppania gaetanii, abbiamo seguito una parte del sentiero geologico, quella più importante per gli specialisti, perché permette di seguire strato dopo strato l’evolversi degli antichi ambienti di deposizione in quella che era una grande laguna più o meno profonda che si incuneava nelle acque profonde pochi metri dove si deponeva la Formazione di Esino, cioè i calcari e le dolomie massicce che hanno reso le Grigne (e tante montagne delle Dolomiti) così belle e famose. Calcare di Angolo, Formazione di Bellano, Calcare di Prezzo e Formazione di Buchenstein non diranno molto agli abitanti di Pasturo, ma sono i nomi che i geologi hanno dato a ciascun tipo di roccia sedimentaria a seconda dell’ambiente di deposizione e dell’età. Alcuni, la Formazione di Esino o quella di Bellano, sono chiaramente legate alla tipicità delle Grigne, altre, come il Buchenstein, vedono la loro origine molto lontano, nelle Dolomiti, ad ulteriore testimonianza della similitudine che c’è tra le nostre montagne e quelle. D’altra parte se mettessimo le Grigne o il Resegone in Gardena o in Val di Fassa, nessuno troverebbe nulla da dire…ci starebbero benissimo.
Ma torniamo al nostro giro geologico. Un po’ più lenti del previsto, sia perché l’interesse provoca richieste di approfondimenti e discussioni, sia perché qualcuno non era proprio al massimo della forma, siamo arrivati alla Baita dello Scudo e da li siamo saliti allo scavo paleontologico.
Certo, sarebbe stato bello far vedere un scavo in attività, ma ormai da tre anni siamo fermi, quindi ci si è dovuti accontentare delle mie spiegazioni. Purtroppo mentre si stavano facendo le osservazioni sugli strati fossiliferi è iniziato a piovere, non forte, ma l’ambiente non permette di rischiare, soprattutto con persone non proprio avvezze al sentierino che dovevamo percorrere e quindi siamo rientrati rapidamente. Il programma prevedeva di risalire il crinale sopra la Baita e raggiungere la base dello Scudo, dove si vede molto bene il passaggio dagli strati sottili della Formazione di Buchenstein alla parete non stratificata dell’Esino, ma non si poteva certo rischiare anche se alcuni avrebbero voluto farlo ugualmente. Così, con grande sacrificio… siamo arrivati in anticipo al Rifugio Antonietta dove Dario ci aspettava con pizzoccheri e polenta uncia a go-go… accidenti anche la grolla! Chi li levava più da sotto il tavolo? anche perché continuava a piovere e l’dea di dover continuare il nostro lavoro veniva messa in secondo piano. Comunque chi organizza deve anche alzare la voce e quindi siamo ridiscesi, ma i formaggi della Valsassina avevano lasciato il segno a giudicare da quanto è stato acquistato il giorno seguente!
Con calma siamo quindi tornati sul fondo valle per andare a Parlasco ad osservare i calcari neri del Calcare di Perledo-Varenna, nomi famosi già ai tempi dello Stoppani per il ritrovamento del Lariosaurus e di tanti pesci. Lungo la strada verso Esino, anche se continuava una noiosa pioggerellina, abbiamo quindi completato la parte ‘di terreno’ come diciamo noi geologi. L’ultima fermata ufficiale, oltre alla richiesta, esaudita anche questa, di acquistare la coppa dell’amicizia dopo l’esperienza al Pialeral, è stata la visita alla mostra temporanea presso la sede della CM, dove Giacomo Camozzini ha fatto gli onori di casa e io ho potuto illustrare alcuni degli splendidi fossili che sono stati trovati agli Scudi. Devo dire che tutti sono stati impressionati dagli esemplari e ci hanno fatto i complimenti anche per la difficoltà della preparazione che ha richiesto moltissime ore al microscopio.
Andrea Tintori
IL GRINZONE n.40 (2012)