UN TUFFO NEL MARE DELLE GRIGNE
L'esperienza di due giovani studentesse alla ricerca di forme di vita passate
Una lente d’ingrandimento, cappello in testa, mazzetta e scalpello in mano... un alone di fascino e mistero avvolge il ricercatore di un documentario visto da bambine.
E finalmente dopo parecchi anni la fantasia ha lasciato posto alla realtà: protagoniste di questa bell’esperienza due ragazze che, accomunate dalla voglia di scoprire la montagna, si sono improvvisate paleontologhe per qualche giorno.
… ”l’opportunità ci è giunta nel mese di luglio tramite Andrea Tintori, nostro professore di paleontologia; così dopo un anno trascorso a Milano sui banchi universitari, abbiamo colto l’occasione per poter “toccar con mano” quel che siamo abituate a vedere su un libro.
Siamo studentesse del corso di Scienze Naturali dell’Università Statale di Milano e come naturaliste abbiamo imparato ad ampliare il nostro spirito d’osservazione ai diversi aspetti del mondo che ci circonda: la biologia e la geologia sono scienze che s’intrecciano e si fondono insieme, il mondo del passato tramite cambiamenti geologici, variazioni climatiche ed evoluzioni biologiche si è trasformato nel mondo che oggi conosciamo e continuerà ad evolversi anche negli anni avvenire.
Tuttavia tali processi evolutivi sono lenti e la vita umana è troppo breve per rendersi conto di come essi avvengano… questa difficoltà può essere superata se si esaminano gli organismi fossili.
Proprio per questo è interessante porre uno sguardo sugli aspetti paleontologici del nostro Pianeta per capirne la sua storia… e le Grigne nascondono tra le proprie rocce tesori del passato.
Ma perché proprio le Grigne? Ed in base a quale criterio si è scelto il punto esatto per lo scavo?
I primi ritrovamenti di vertebrati fossili risalgono agli anni ’80 durante un’escursione del prof. Tintori ai piedi degli Scudi, dove rocce facenti parte della Formazione del Buchenstein (triassico medio circa 230 milioni di anni fa) hanno permesso di stabilire l’esistenza di un mare tropicale; le numerose specie di pesci fossili rinvenute ne sono la conferma.
Il programma di studio di questi affioramenti si avvia nel 2003 e procede annualmente con campi estivi di ricerca che hanno portato significativi risultati (ricordiamo l’esemplare di Saurichthys di 1.5m ritrovato nel 2005) ai quali gli studenti, se interessati, possono partecipare.
Questo è il nostro caso, per cui, animate da grande entusiasmo e curiosità, per una settimana abbiamo avuto modo di conoscere il Grignone sotto un nuovo aspetto.
Ore 7.00 … “drinn” … il suono della sveglia ci annuncia che un altro giorno sta per cominciare, che sonno! Ma bisogna alzarsi perché ad attenderci al piano inferiore per fare colazione c’è il Prof. Tintori insieme al dottorando Marco Rusconi ed il collaboratore Stefano Rossignoli.
Scarponi ai piedi, zaino in spalla e via.. si parte! Quarantacinque minuti di camminata (rigorosamente in salita!) verso lo scavo, tra le incantevoli montagne del parco della Grigna Settentrionale, una meraviglia per i nostri occhi abituati al “verde” parco milanese e allo smog metropolitano.
Rimaniamo al sito fino a tardo pomeriggio: a noi è affidato il compito di “aprire” letteralmente le rocce con l’ausilio di attrezzatura adatta (lime, mazzette, scalpelli, occhiali antischeggia), mentre gli uomini scavano nella montagna (a loro il lavoro più duro!!). La fatica dopo qualche ora sotto il sole di luglio non impiega molto a farsi sentire ma, compensate dai ritrovamenti e da un’abbronzatura invidiabile, continuiamo imperterrite!
L’individuazione degli organismi non è per nulla semplice e la maggiore difficoltà sta proprio nel distinguere il fossile dalla roccia stessa: c’è infatti da tenere presente che la loro conservazione non è sempre ottimale, soprattutto negli strati più superficiali, più soggetti ad alterazioni fisiche, tanto da scartarne parecchi dato il loro cattivo stato.
Regola principale è quindi fare attenzione ad osservare le rocce nei particolari prima di aprirle e, in secondo tempo, avere molta pazienza perché possono passare anche molte ore (se non giorni) tra un ritrovamento e l’altro.
Siamo riuscite a recuperare qualche pesce in buono stato ma ovviamente per il riconoscimento ci siamo avvalse dell’aiuto del professore o, in sua assenza, dei suoi fidati aiutanti.
Non sappiamo se quest’esperienza potrà esserci utile per la nostra carriera post-universitaria, ma di certo è stato bello lavorare a stretto contatto con il prof. Tintori in uno scavo apparentemente poco importante, ma che in realtà ha destato molto interesse a livello internazionale per un legame paleontologico con i giacimenti situati nella Cina meridionale: sono infatti venuti alla luce resti di organismi simili ai nostri, se non uguali, segno che nel Triassico esisteva probabilmente un passaggio che permetteva a questi piccoli pesci di superare così lunghe distanze. Grazie a una collaborazione con l’Università di Pechino e l’Università americana di Devis, il professore e il suo staff in questi giorni sono diretti a Oriente per dare una risposta a queste ipotesi.
Crediamo che la paleontologia, una branca ancora per certi versi oscura nel nostro Paese, abbia bisogno di persone che la facciano ”emergere” con passione e dedizione; sarebbe davvero bello, ad esempio, se le Grigne venissero valorizzate non solo come mete per gli alpinisti ed escursionisti, ma anche perché custodiscono un tesoro di inconsapevole importanza che arricchirebbe il patrimonio naturalistico e culturale locale...
Veronica Orlando e Isabel Venara
IL GRINZONE n.20 (2007)