DON GABRIELE
Su “VALSASSINANEWS” ogni domenica compare un suo commento al Vangelo con la firma don Gabriele, Vicario parrocchiale. “Quattro anni fa, alla morte di don Graziano, il Decano mi ha proposto di continuare questa rubrica domenicale ed io ho accettato, però non a tempo indeterminato…. Preparo il testo il lunedì e lo invio il giovedì, così ho tempo di rivederlo”.
Don Gabriele Carena abita a Pasturo, più precisamente alla “Tröbia”, un bel prato sulla destra della salita verso Balisio, con al centro una “cascina” ristrutturata, cui si accede attraverso un ponticello sul Pioverna. Vi abita da ormai cinque anni, e collabora con la Comunità Pastorale “Madonna della Neve” nelle Parrocchie di Introbio, Primaluna, Cortenova, Parlasco e Taceno. Il pomeriggio del nostro incontro mi dice: “Mi trovo bene coi confratelli della Comunità; proprio oggi, e non è la prima volta, abbiamo condiviso qui nella miasa il pranzo, festeggiando anche il compleanno del Parroco don Marco”.
È contento di abitare in questa zona un po’ isolata ma immersa nella natura: “Spesso al mattino o prima di sera vedo i caprioli che escono dal bosco per brucare l’erba davanti a casa”. Da sempre aveva il desiderio di “uscire” da Milano dove è nato il 12 agosto del 1940. Il papà lavorava alla Edison Gas e la mamma faceva la sarta in casa. Gabriele è il primo di quattro figli: dopo di lui nasce Paolo (nel 1941 - sposato, abita a Merate ed ha tre figli); poi nel ’44 nasce Pietro, che vive da oltre cinquant’anni alla Comunità di Nomadelfia, con quattro figli oltre a quelli della Comunità…; infine la sorella Luisa, nata nel ’47, vive con la famiglia a Milano.
Gabriele, dopo le Medie, si iscrive all’Istituto Tecnico Feltrinellli dove si diploma come perito elettrotecnico. Trova lavoro come impiegato alla Edison dove rimane per circa tre anni: “Il lavoro mi piaceva, c’era anche una finalità sociale perché mi occupavo della collaborazione con aziende del Meridione per cui capivo l’importanza di quanto riuscivamo a fare anche in termini di aiuto per molte famiglie. Ma non mi sentivo soddisfatto, mi sembrava mi mancasse qualcosa”. La decisone di farsi prete prende le mosse anche da questa insoddisfazione ma forse anche da un fatto ben preciso, accaduto anni prima ma che don Gabriele ricorda perfettamente. Con l’Oratorio erano in Val d’Aosta ed erano saliti alla Punta Rossa, sopra Cogne, nel massiccio del gran Paradiso. Giunti alla vetta, è arrivato un fulmine che l’ha scaraventato a terra, colpendo lievemente anche il fratello Paolo. è riuscito a scendere, accompagnato dal sacerdote che li guidava, fino alla caserma delle Guardie del Parco, dove si è sentito veramente male… “Lì ho capito che la vita non mi apparteneva, che era un dono e che dipendeva da Qualcun Altro”. Entra in Seminario e nel 1967 è ordinato sacerdote dal Cardinal Colombo.
La prima destinazione è la Parrocchia di Crescenzago dove segue l’Oratorio per 9 anni e per i sei successivi si occupa della Caritas e dell’assistenza ai malati e agli anziani. Comunica al Vescovo il suo desiderio di essere assegnato ad una Parrocchia di campagna o di montagna, in un posto dove i rapporti sono più semplici, così quando si libera la Parrocchia di Sueglio, assieme ad Introzzo e Vestreno, il vicario episcopale Mons. Corti gliela propone: “Ha però voluto che prima di accettare andassi a vedere dov’era anche perché qualcun altro aveva già declinato la proposta”.
Don Gabriele accetta e nel 1982 diviene Parroco in Valvarrone: “Sono stato accolto molto bene ma ho vissuto una certa difficoltà, tutta mia interiore, a sentirmi in sintonia con la gente del posto; per loro i ‘milanesi’ erano i villeggianti, i signori che arrivavano per le vacanze, ai quali si vendevano i prodotti dell’allevamento e dell’orto. Ho dovuto ambientarmi gradualmente, però devo riconoscere che i rapporti sono sempre stati belli ed autentici”.
Rapporti che anche fra loro a volte erano particolarmente difficili e duri (“Al sindaco di Sueglio avevano bruciato la stalla con le capre ed avevano buttato nel burrone la macchina”) mentre in diversi momenti erano esemplari per correttezza e generosità: “Ricordo per esempio che quando c’era da sistemare il tetto di una Chiesa valutavano quale presentasse maggiore precarietà per concentrare gli sforzi su quella sistemazione, superando il campanilismo fra un paese e l’altro”.
Era allora consuetudine che dopo 10 anni i preti cambiassero posto per cui don Gabriele comunica la propria disponibilità al Vicario Mons. Molinari: “In obbedienza al Vescovo ero però disponibile anche a rimanere tanto più che a quel punto mi sentivo molto uno di loro, in piena sintonia con tutti i Valvarronesi perché nel 1988, dopo la partenza di don Emilio, mi avevano assegnato anche la parrocchia di Tremenico”.
Nel 1992 viene nominato Parroco in una delle tre parrocchie di Monticello Brianza, quella di Sant’Agata, cui successivamente si aggiunge la parrocchia di Torrevilla, dove rimane per 25 anni fino al 2017. “All’inizio ho positivamente collaborato col mio predecessore, che era rimasto in Parrocchia, di cui ho apprezzato il grande rispetto verso il mio ruolo di parroco, nonostante avesse un carattere forte e determinato”. Attiva l’Informatore Parrocchiale, uno strumento utile e semplice per tenere informata la Comunità sulle varie iniziative, anche sul bilancio della Parrocchia, entrate e uscite: “L’avevo curato anche in Valvarrone e l’ho riproposto a Monticello. Mi è capitato di rispondere a qualcuno che si lamentava di non essere stato coinvolto: ‘non puoi non sapere, era scritto sull’Informatore’”. A Monticello c’è anche una Casa di Riposo gestita dal Comune: “Molto bella l’esperienza di Cappellano alla Casa di Riposo. Incontri persone ai margini della vita, potremmo dire anche povere, ma ricche di umanità e di fede. Persone che nella loro vita hanno svolto diversi ruoli e diversi lavori… Da bambino in zona Ticinese a Milano mi entusiasmavo a vedere quelli che conducevano i barconi carichi di sabbia lungo il Naviglio e proprio nella Casa di Riposo ne ho conosciuto uno, altrettanto felice di ricordare il suo lavoro. A proposito del lavoro come Parrocchia abbiamo attuato l’iniziativa delle borse sociali: in sostanza, in accordo con alcune aziende, si aiutavano delle persone che cercavano lavoro dando loro un contributo mentre l’azienda si prendeva carico degli aspetti assicurativi e contributivi. Un’iniziativa assunta anche dalla Provincia con cui poi abbiamo collaborato. Ricordo alcune belle storie di solidarietà in cui, anche nella Brianza dove più lavori e più sei virtuoso, alcune persone accettavano di passare magari al part time per offrire il lavoro ad un altro”.
E poi la Valsassina…
“Fin dal 1968 la mia famiglia veniva in villeggiatura a Primaluna e, quando riuscivo, passavo anch’io qualche giornata insieme. Scendendo da Balisio mi aveva sempre colpito ed interessato una casa alla sommità di un bel prato sulla destra, di un certo Invernizzi Giovanni. Pensavo alla possibilità di andarci con i ragazzi dell’oratorio o con le famiglie della Parrocchia”.
Ma è solo quando è già parroco a Monticello e viene un’estate a trovare i suoi a Primaluna che, andando verso Barzio, nota un cartello “VENDESI” sulla casa già di proprietà della “Società Orobia”. Si interessa ma purtroppo non arriva in tempo… però gli dicono che ce n’è un’altra, lì vicino, di proprietà della famiglia Santambrogio che viveva in America e che sembrava intenzionata a vendere. Don Gabriele, che nel frattempo aveva avuto una parte di un’eredità, riesce nel 1996 ad acquistarla personalmente ma la mette da subito a disposizione della Parrocchia. “Non pensavo ad una casa di vacanza né ad una casa di esercizi spirituali, ma ad una casa dove delle persone potessero sentirsi accolte, trovare momenti di svago, di silenzio, di preghiera, di confronto con altri: Una casa aperta a parrocchie, gruppi giovanili, oratori, famiglie ma anche singole persone”. Con l’aiuto dei volontari inizia la ristrutturazione così che la ‘cascina’ della “Tròbia” oggi dispone di circa una ventina di posti, una piccola cappella, spazi per attività comuni, oltre alla residenza di don Gabriele. In questo servizio di accoglienza, iniziato nei primi anni duemila soprattutto per la parrocchia di Monticello ma tuttora in funzione, è affiancato da Emilia, di Settala, che si occupa in particolare della cucina mentre per il resto i vari gruppi devono autogestirsi: “Non è prevista nessuna tariffa ma ciascun gruppo contribuisce come ritiene per le varie spese. Anche l’estate appena trascorsa ha visto la presenza di alcuni gruppi, di un sacerdote coi suoi famigliari e di altre persone. In inverno invece chiudiamo perché le spese di riscaldamento sono eccessive”.
Nel 2015, quando al compimento dei 75 anni lascia l’incarico di Parroco, don Gabriele comunica al vicario episcopale che, sempre nell’obbedienza al vescovo, avrebbe potuto ritirarsi in questo posto e aiutare le parrocchie vicine oltre che accogliere appunto quanti chiedessero di passare dei brevi periodi nella sua casa. Per due anni rimane come amministratore a Monticello finché, nel 2017, il Vescovo accoglie la proposta assegnandogli anche il compito di dare una mano alla Comunità Pastorale Madonna della Neve.
“In Valsassina mi sono sentito accolto anche se i miei rapporti sono ristretti alle parrocchie dove collaboro. Qui a Pasturo mi sono sentito quasi di famiglia con Bergamini Giovanni che per vari anni aveva avuto in affitto la Trobia e con Invernizzi Giovanni che veniva quasi tutti i giorni nella baita sull’altro lato del Pioverna, quella baita che mi era da subito piaciuta. Purtroppo entrambi non ci sono più, ma conservo il ricordo di un semplice e autentico rapporto di reciproca stima”.
Guido
IL GRINZONE n.81