TRE SORELLE A BAIEDO
Da 27 a 240: non sono numeri a caso ma rappresentano la storia delle tre sorelle Recalcati di Brugherio: quando sono venute in villeggiatura a Baiedo per la prima volta nel 1951 “insieme” avevano 27 anni mentre ora, che ancora trascorrono l’estate qui, di anni ne assommano 240!
È una bella storia quella che mi vogliono raccontare in un caldo pomeriggio d’agosto, nella casa che affitta loro pasqualina pigazzi fin da quando appunto erano bambine e dove con la nonna celestina, assieme anche ad altri cuginetti, abitavano per tutto il periodo estivo.
É stata proprio la nonna materna celestina a trasmettere loro l’amore per la valsassina, “fin da quando i montanari portavano a monza il ghiaccio e lei veniva a tartavalle per la cura dell’acqua”.
La famiglia Pigazzi è un riferimento costante: negli anni quaranta e cinquanta del secolo scorso, come molte altre famiglie di Pasturo e di Baiedo, anche i Pigazzi andavano con il bestiame a “svernare nella bassa”, la famosa transumanza. Nello specifico la famiglia Pigazzi (Domenico, marito della signora Fanny, e il figlio Piero con la moglie Lena) andava a Brugherio1 dove si incontrava anche con la famiglia Recalcati. Fu così che nel 1951 le tre sorelle con la nonna e altri cugini cominciarono a frequentare Baiedo: Nunzia, nata nel 1939 aveva allora 12 anni, la sorella Giovanna 9 e Giusy 6.
I genitori, Ambrogio e Lucia entrambi del 1910, le venivano a trovare, quando potevano, il sabato e la domenica. A volte portavano un’anguria acquistata salendo da Lecco… Ricordano quegli anni e quei periodi come particolarmente intensi ed entusiasmanti: “Eravamo sempre in tanti e non ci si annoiava; fra noi ragazze e ragazzi si creava una certa complicità nell’organizzare giochi e anche nel momento del pranzo, quando si andava sul balcone col piatto sulle ginocchia; c’erano poi alcuni momenti particolari come il giovedì e la domenica in cui si andava dall’Esterina a bere un bicchiere di spuma o a prendere il gelato: una festa per tutti” ricordano all’unisono le tre sorelle…
Il venerdì salivano a Barzio per il mercato, ma anche per vedere le prime ville: “Al mercato si comprava poco ma poi si andava a Praterino per il pic nic, prima di tornare, ovviamente a piedi, a Baiedo”. “Spesso - aggiunge Nunzia - salivamo anche a Nava, dove la famiglia Pigazzi aveva la baita e passava tutta l’estate con il bestiame. Era un vero divertimento: ricordo ancora la bontà della polenta col latte che ci veniva offerta per mezzogiorno”.
Ognuna delle sorelle ha dei ricordi particolari che diventano però comuni quando vengono raccontati. Giovanna: “Qui d’estate vivevamo e scoprivamo quello che non avevamo mai visto: i boschi, i pascoli con le mucche; potevamo anche assistere alla lavorazione dei formaggi. Imparavamo a conoscere i fiori, le stelle alpine, i cardi, i ciclamini e poi i funghi e i mirtilli e per noi tutto questo era una grande festa”. Giusy: “Si andava con la nonna e i cugini alla cascatella di Introbio (lo Sprizzottolo) e ai Sassi Rossi a giocare agli indiani. Ci si agghindava con le foglie di castano cucite con piccoli legnetti… Quando anni dopo sono tornata con i figli e i nipoti, è stato bello vedere che anche loro si divertivano allo stesso modo”.
Allora il parroco era don Riccardo Cima che, “coi suoi occhialini sul naso, passava spesso da Via Nisella e si fermava presso la Cappelletta a riposare e a chiacchierare con nonna Celestina e nonna Fanny... Verificava anche - dice Nunzia - se c’erano offerte nella cassettina e a noi bambini offriva sempre un confetto, dopo avercelo mostrato e nascosto per un po’ di volte…”.
“Un ricordo particolare - dice Giovanna - riguarda la raccolta del fieno: venivamo tutti coinvolti, grandi e piccini, in un’esperienza unica, che per noi non era usuale. Lavorare insieme ci ha avvicinato e aiutato a fidarci gli uni degli altri”.
Momento emozionante la prima salita in Grigna ma anche le escursioni a Biandino, al Pialeral, al rifugio Riva e san Calimero… “La Grigna è sempre stata la mia passione - dice Nunzia - e anche pochi anni fa, a 75 anni, ho voluto tornarci, però in elicottero: è stato bellissimo!”. E Giovanna aggiunge: “Baiedo, quando siamo arrivati nell’estate del 1951, era un piccolo borgo composto da poche case circondate da prati fioriti. Le strade erano solo due, entrambe non asfaltate ma coperte di ciottoli. Col passare degli anni sono state costruite tante villette, nuove strade, parcheggi, ma le fontanelle che da via Nisella accompagnano verso i sentieri di montagna sono ancora un punto fermo della storia del paese. Abbiamo assistito a questa inevitabile trasformazione, ma il ricordo di allora è ancora vivo nella nostra memoria”. “Ricordo la via alta da Baiedo a Pasturo con i faggi rossi sul lato e il lavatoio all’imbocco del paese con le donne inginocchiate che mentre lavavano i panni parlavano e ridevano; non avevo mai visto questa scena perché da noi non si usava andare fuori casa a lavare…” dice Giusy, che poi aggiunge il ricordo della prima stella alpina colta sopra il Pialeral: “Mio papà me ne ha lasciato cogliere una sola ed io ero felicissima”.
L’età della fanciullezza e dell’adolescenza finisce… e quando nel 1955 muore la nonna Celestina, dopo alcuni anni in cui organizzavano l’estate con la mamma ed una zia, devono interrompere le vacanze di Baiedo.
Le storie di ciascuna di loro si dividono: Nunzia, che lavorava come “scatolaia” presso la ditta Gatti, si sposa nel 1961 con Anselmo (faceva il “cappellaio” per diverse case di moda prima di andare a lavorare in fabbrica) ed hanno tre figli (Giovanni, Roberto e Lucia, tutti e tre sposati e con figli a loro volta); Giovanna, esperta in “rammendi invisibili”, si sposa nel 1968 con Antonio, ragioniere che seguiva le Cooperative, ed hanno due figli (Paolo ed Alessandro, entrambi sposati con due figli ciascuno); Giusy, che lavorava in una ditta produttrice di cerniere, sposa Mario, che si occupa di parchi e giardini nel comune di Milano, con due figli, Marilisa e Gabriele.
È l’amore per la Valsassina che li riporta ancora qui, dopo periodi trascorsi in altri luoghi dalla val d’Aosta alla Valtellina e al mare…
Nel 1969 torna Giovanna col figlio Paolo, nato da pochi mesi, e gli altri nipoti. Pochi anni dopo torna anche Nunzia: i suoi figli erano già a Baiedo con la zia e lei, col marito, li veniva a trovare la domenica con la Lambretta. Infine nel 1976 anche Giusy, approfittando del periodo di maternità dopo la nascita di Marilisa, si unisce alla compagnia… “Quando mio marito - dice Giovanna - andava a fare delle passeggiate coi miei due figli, i tre della Nunzia e i due della Giusy e qualche volta altri 4 di due famiglie che erano qui in affitto nella stessa casa, assieme alla signora Gabriella che abitava qui di fronte, si sentiva chiedere se erano tutti suoi… E lui rispondeva affermativamente…”.
Anche i rapporti con gli abitanti del paese si sono via via modificati: “Gli abitanti di Baiedo allora erano tutti dediti al lavoro dei campi e all’allevamento del bestiame. Persone un po’ chiuse che i primi tempi ci guardavano con diffidenza, chiamandoci ‘furest’ (forestieri) ma che col passare degli anni si sono dimostrati cordiali, cortesi, amichevoli. Da diversi anni con alcune famiglie abbiamo un ottimo rapporto di amicizia e con loro ci si incontra spesso durante tutto l’anno. Con le persone che ci hanno ospitato, avendo un rapporto giornaliero, è stato più facile creare amicizie, tanto che durano ancora oggi. Con altre famiglie trascorriamo momenti veramente belli ed è ormai tradizione festeggiare Ferragosto insieme in una bella baita a Nava”.
Oltre a don Cima hanno conosciuto tutti i parroci che si sono succeduti in questi anni, da don Tullio (guai ad arrivare in Chiesa in ritardo, diceva “I miei parrocchiani sanno…”), a don Gaudenzio, don Leone e don Antonio e in particolare don Cesare a Baiedo: “Ognuno di loro ha lasciato una piccola impronta nel nostro vivere e nella comunità”.
“I nonni ci hanno lasciato come pure i genitori: ora siamo noi le nonne e veniamo ancora a Baiedo coi nostri nipoti … e con tanti bei ricordi”.
E la storia continua…
Guido
iIL GRINZONE n.80