Le Poesie Pasturesi di Antonia Pozzi e la famiglia Ferrario: ricordi e curiosità
Nell’ottobre 1954 usciva a Lecco da Arte Grafica Valsecchi una rara, pregevole raccolta antologica di poesie pozziane dedicata al piccolo borgo ai piedi della Grigna con il titolo di Poesie Pasturesi, pubblicata “a beneficio dell’Asilo Infantile Antonia Pozzi di Pasturo”, con lo scopo, al tempo stesso, di offrire ai Pasturesi un “ricordo vivo e fedele” della poetessa milanese che aveva scelto Pasturo come “luogo dell’anima”.
A curarne, promuoverne e finanziarne la pubblicazione fu, come nel caso dell’edizione privata di Parole del 1939, il padre della poetessa, l’avvocato Roberto Pozzi (Milano, 26 settembre 1882 - 28 gennaio 1960), al quale si deve, quasi sicuramente, anche la stesura della “Nota informativa” (pp. 22-23) posta in calce alle Poesie Pasturesi.
Eccone uno stralcio.
[…] a Pasturo Antonia trascorse da tre a quattro mesi di ogni anno fra il 1918 e il 1938, da bambina a giovinetta a giovane donna; e la sua adolescenza risultò come plasmata nel paesaggio solenne e sereno, ma anche un po’ malinconico, delle montagne valsassinesi; mentre la naturale dolcezza ed umanità del costume e della vita le facevano prediligere le cose e le persone del piccolo borgo montano, rendendola confidente ed amica di tutti, specialmente degli umili; vecchi, giovani mamme, bambini, fra i quali ella crebbe come una di loro, sempre ricambiata di eguale simpatia ed affetto.
Perciò, dopo la sua immatura scomparsa e quando, per espresso suo desiderio, ella ebbe trovato la sua pace nel cimitero di Pasturo, per unanime voto di tutti i capi famiglia venne a lei intitolato l’Asilo Infantile, già nel 1927 restituito a’ suoi fini benefici, ed eretto nel 1930 in Ente Morale.
Questo volle essere da parte dell’intera popolazione uno speciale tributo alla sua gentilezza e bontà; che un fedele della Valsassina evocava a quel tempo così: «Noi la vedemmo passare sorridente nelle stradicciuole di Pasturo, inerpicarsi sotto i castagneti, cogliere i fiori umili dei prati, accarezzare i bimbi ignari, asciugare il pianto dei vecchi: come una fata, come una piccola santa protettrice della gente rurale che prediligeva…» (C. F. 1939). Nessuno sapeva allora che fra le sue carte segrete ella avesse lasciato tre preziosi quaderni di poesie, che costituiscono come un diario di dieci anni di vita, e che, pubblicati poi parzialmente e in semplice edizione privata sotto il titolo di «Parole», ebbero immediata eco di riconoscimenti e di consensi; talchè in breve volgere di tempo se ne ebbero ben tre edizioni italiane per i tipi di Mondadori, due edizioni tedesche ed altra rumena, mentre si preparano quelle inglese e francese. […]
È sembrato pertanto opportuno di stralciare, dalla complessa e varia opera di poesia di Antonia Pozzi raccolta sotto l’originario titolo di «Parole», un piccolo gruppo di liriche concepite e scritte a Pasturo e specialmente inspirate al suo paesaggio e alle sensazioni da esso derivate. Si è inteso con ciò di rispondere al desiderio dei Pasturesi che continuamente ne fanno richiesta e di offrire questo ricordo vivo e fedele di lei ai sostenitori e benefattori dell’Asilo Infantile, intitolato al suo nome.
Pasturo, Ottobre 1954.
All’interno di questa “Nota informativa” mi sembra particolarmente interessante e curiosa la misteriosa sigla “C.F.” che suggella la citazione di un “fedele della Valsassina” che nel 1939 ricordava Antonia “passare sorridente nelle stradicciuole di Pasturo … come una fata”. Ebbene, dietro la sigla “C.F.” si cela il giornalista comasco Carlo Ferrario, amico della famiglia Pozzi: la citazione del 1954 riprende infatti uno stralcio della lettera scritta dallo stesso Ferrario l’“8 agosto 1939 - XVII” e pubblicata nella sezione “Messaggi di maestri, di scrittori, di amici” apparsa su “Lecco. Rivista di Cultura e Turismo” (a. V, n. 5-6, settembre-dicembre 1941, p. 66), un numero monografico interamente dedicato ad Antonia Pozzi.
Ferrario, chi era costui? Nato a Mandello del Lario il 6 settembre 1903 e spentosi a Como il 22 agosto 1962, Carlo Ferrario fu uomo politico e insegnante con la passione per la poesia e soprattutto per il giornalismo. Divenne direttore del bisettimanale lecchese “Il nuovo Prealpino” e, trasferitosi in Libia, ricoprì la carica di redattore capo di “Cirenaica nuova”. Fu poi direttore del comitato redazionale della rivista “Lecco. Rivista di Cultura e Turismo” e condirettore del settimanale comasco “Ol Tivan”. Fu sempre profondamente legato alla Valsassina (riposa al cimitero di Introbio), fu amico dell’avvocato Pozzi e ne frequentò spesso la casa di villeggiatura con il figlioletto Carlo, detto Carluccio, che sarà poi compositore, romanziere e saggista, scomparso il 26 dicembre 2019 all’età di 88 anni. Ecco come il piccolo Carluccio ricorda il suo memorabile incontro con “la signorina Antonia” avvenuto all’età di 6 anni (C. Ferrario, Alfabeto comasco. Luoghi, anni, persone, Como 1989, p. 84).
[…] Di poeti se ne incontrano ad ogni angolo… ma a me basterà ricordare due incontri. Da piccolo ero incantato all’idea di poter vedere da vicino un esemplare in carne ed ossa di questa magica stirpe: si trattava di Antonia Pozzi, che villeggiava in Valsassina e che da sempre conosceva i miei. Non avevo allora nessun strumento valutativo, ma sapevo che la signorina Antonia scriveva poesie, e questo mi bastava per guardarla come se fosse stata una dea…Una fotografia scattata nel suo giardino coglie un po’ del mio stupore […].
Di questo incontro resta una foto raffigurante Carluccio con Antonia nella primavera-estate del 1937. Un incontro emozionante per il Ferrario, tale da divenire un evento fondante e formativo della sua esperienza, un ricordo conservato gelosamente e affidato “alla sua privata mitografia” e consegnatoci “come un mirabile cammeo” (V. Guarracino).*
Marco Sampietro
* Per una più ampia trattazione del tema e per i riferimenti bibliografici e archivistici si veda lo studio di M. Sampietro, Antonia Pozzi, Carlo e Carluccio Ferrario, in “Archivi di Lecco e della Provincia”, 45, 1, 2022, pp. 97-100.
IL GRINZONE n.83