BRICIOLE DI STORIA PASTURESE  

dagli archivi parrocchiali valsassinesi (VI parte)

  

Alloggiamenti militari nella Valsassina del Seicento

 

Per tutto il Seicento la Valsassina, in virtù della sua collocazione geografica, costituì un eccellente caposaldo strategico. Collocata ai confini con il territorio di Bergamo (Repubblica di Venezia) e con la Valtellina (Tre Leghe), la Valsassina rivestì, infatti, una duplice importanza militare nell’ambito del Ducato di Milano1: come grande fornitrice di armi grazie alle sue miniere da cui proveniva parte delle forniture per l’artiglieria spagnola e come “piazza d’armi” ove si potevano concentrare e addestrare gli eserciti destinati ad intervenire nei teatri militari delle Fiandre e della Germania. La Valsassina era inoltre collocata sul crocevia di transiti fra la Valtellina e Lecco: la via terrestre che dalla Valtellina attraversando Colico discendeva verso Lecco percorreva il lungolago dove vi era solo una piccola strada tortuosa, mentre la via maestra si inoltrava nella Valsassina attraverso la quale ridiscendeva al piano. Non per nulla, dalla Valsassina transitò l’esercito imperiale dei 30.000 lanzichenecchi2 che nel 1629 era diretto all’assedio di Mantova, diffondendo la peste di manzoniana memoria. Sei anni dopo, tra il 1635 e il 1636, il duca di Rohan, che conduceva le operazioni francesi in Valtellina, occupò l’intera Valsassina, salvo poi ritirarsi, sottoponendo la valle ad un feroce saccheggio3.

Dopo la costruzione del Forte di Fuentes nel Pian di Spagna4 all’imbocco della Valtellina e della Valchiavenna, vi furono numerosi acquartieramenti di truppe nella valle, in relazione all’acuirsi dei contrasti tra le potenze europee che avevano in Valtellina e Valchiavenna un punto di particolare tensione. In quegli anni i Valsassinesi non solo si trovarono a dover pagare le consuete esose tasse5, che comportavano sempre versamenti annuali per gli eserciti al soldo degli Spagnoli, ma anche, come altre popolazioni locali, furono costretti ad aiutare le compagnie in transito foraggiandole e ospitandole e a versare ulteriori tributi6.


Una inedita “memoria” del notaio Baldo Cattaneo Torriani


Sugli alloggi di truppe straniere, in particolare spagnole, nella Valsassina del Seicento, alla già nota ricostruzione arrigoniana basata su “memorie, che sparsamente andai spigolando da archivj comunali e parrocchiali, e da private carte”7, aggiungiamo ora un’inedita memoria del notaio primalunese Baldo Cattaneo Torriani (morto il 13 febbraio 1661 alla veneranda età di 95 anni8) riportata sull’ultima pagina bianca del suo registro di rubriche9 assieme a tante altre interessanti annotazioni cronachistiche su avvenimenti, personaggi e vicende dell’attualità storico-politica valsassinese di cui fu diretto testimone nonché su frammenti di quotidianità spicciola che ne rilevano sovente la dimensione autobiografica e affettiva (nascite, morti, condizioni di salute, ecc.)10.

Considerata la sua importanza storico-documentaria, se ne riporta qui di seguito integralmente la trascrizione accompagnata da alcune note esplicative.

 

 


1616

Nota de soldati aloggiati nella Valsasna

 

Adi 27 di maggio gionse in q(ues)ta valle una compagnia d[i] soldati Alamani di n.° 275, comp(re)se le donne, sotto [il] governo d’un Barone Principaliss(im)o di Vienna figlio dil Marescial maggiore dell’Imp(erato)re qual è tenente dil colonello Madrutio di Trento11, di tutta la gente Alemana12 che hora si ritrova in q(uest)o stato di Mil(an)o che deve ess(ere) soldati 13 mila tutti sotto esso Barone, quale ha loggiato in Cortenova nella Casa de m(esse)r Dominico Mornico13 con diversi gentilhuomini. Et tutta la valle hà loggiato conforme il suo est(im)o et a(n)zi di p[iù] et n’ habbimo loggiato n.° 10 p(er) giorni n.° 41, et io parimente hò loggiato un caporale con la moglie et altro soldato p(er) tutto esso tempo de g(iorni) 41 à quali fatte le spese, semp(re) p(er) n(on) haver essi di p(rese)nte alc[una] paga, sì che mi costa passati scudi 50, et la valle [in] generale si fà conto che habbia speso in q(ues)ti logg(iamen)ti et done et altre spese p(er) tal causa scudi 6000 dico seimila. Si partirno adì 8 luglio p(er) andar à Contienza14 presso [...] p(er) s(er)vir alla guerra di Vercelli15 benché non nostra. Et il giorno dil Corpus D(omi)ni p(ro)ss(i)mo pass(a)to esso Barone Col[endissimo] volse trovarsi p(re)sente ad honorar la nostra p(ro)cessione co’ la sua militia de’ moschettieri et piccheri16, che fu beliss(i)ma vista ma cara. Et esso q(ue)lla matena con alc[uni] principali stette à disnar col S(igno)r Prevosto mio17.

B(aldo) C(attaneo) T(orriani)

Le infinite altre spese fattesi p(er) logg(iamen)ti causati da la guerra di Valtel(li)na sono scritte da me nel libro rosso dil comune, che [furono?] talm(en)te intolerabili che hormai siamo affatto strappa[zzati] d[il?...].

 

 Soldati e figli di soldati nella Pasturo del Seicento

 

La Pasturo del Seicento, come il resto della Valsassina – stando a quanto ci riferiscono gli storici Andrea Orlandi18 e Angelo Borghi19 – fu letteralmente invasa dall’alloggio di truppe militari. Nel 1620 troviamo a Pasturo i soldati del capitano Giulio Maggiolino; nell’aprile del 1632 vi erano acquartierati quelli di don Alfonso de Cardonas, con undici ufficiali; nel giugno 1634 erano di stanza le truppe di don Giovanni Mesia pure spagnolo; nel febbraio 1636 i soldati del capitano Giovanni Coira, e del Cavalerini in novembre. Ancora nell’aprile 1636 erano alloggiati a Pasturo 17 soldati del capitano Cattaneo e nel febbraio 30 soldati del capitano Barcha e nel novembre furono accolti quelli del capitano Bertolino, che stava a Primaluna. L’alloggiamento gravò ancora su Pasturo nel 1639 con un’intera compagnia e 14 soldati del conte Alfonso Casati, nel 1640 (il comune dovette sborsare 600 lire), nel 1656 con una compagnia alemanna e nel 1675 con i soldati a cavallo del capitano Gonzaga. Tracce del passaggio di queste truppe sono anche i figli dei soldati battezzati a Pasturo, che si aggiungono a quelli nati da “forèst”20. Eccone un campionario21.

Nel 1629 nacque Pietro da Gerardo Baudien, “soldato fiandrese a cavallo sotto il colonnello del Monte Cucullo e il capitano vice conte d’Alpen”, alloggiato a Pasturo. Fu padrino Marco Molina, madrina Maria Collina, evidentemente non del paese.

Nel 1632 era alloggiato a Pasturo un Francesco Dias, “spagnolo soldato di infanteria sotto il Sig.r Cap(itan)o Don Alonso de Cardonas”, con la moglie Caterina: gli nacquero il 4 agosto due bambine, Caterina e Maria, tenute a battesimo, una dal signor “Alfiero Pietro Fernardez de’ Spinosa” e da “Martia Conversana”, l’altra dal signor “Vincenzo d’Alfera” con la signora “Maria Peres”. Entrambe furono battezzate in casa “ob necessitatem” dalla comare Pasina Ticozzi.

Il 22 aprile 1638, infine, fu battezzata Elisabetta di Guglielmo Ragon (“Guielmo Ragone”), “soldato borgognone sotto il Sig.r Collonello Rincor”, e di Elisabetta di Sarna; padrino il “Sig.r Sargente Dionisio Perron”.

                                                                                  

                                                                                                               Marco Sampietro

 

 

* Ringrazio, per le occasioni di scambio e arricchimento, Michele Casanova, Augusta Corbellini e Marco Tizzoni.

1 Non si dimentichi che il Ducato di Milano era la periferia di Madrid e che quindi la Valsassina era la periferia di una periferia (E. Colombo, Giochi di luoghi. Il territorio lombardo nel Seicento, Milano 2008).

2 M. Sampietro, Arrivano i lanzi! Un’inedita e mai posta lapide ricorda il passaggio delle truppe alemanne a Introbio, “L’angelo della famiglia: bollettino parrocchiale di Introbio”, 79-1 (2010), pp. 5-6.

3 Sulla rovinosa calata delle milizie del Duca di Rohan in Valsassina: G. Arrigoni, Notizie storiche della Valsassina e delle terre limitrofe dalla più remota fino alla presente età, Milano 1840, pp. 290-292; A. Orlandi, Taceno e sua parrocchia in Valsassina, Lecco 1930, p. 46; O. Zastrow, La chiesa di Sant’Alessandro a Barzio, Barzio 1990, pp. 260-264; Id., Cremeni vetustas: testimoni di antichità del borgo di Cremeno, Cremeno 2005, pp. 229-230; Id., Concenate ecclesia Sancte Marie. 1407- 2007. Dall’Hospitale di Guarisca al borgo di Concenedo, Barzio 2007, p. 142; M. Sampietro, Il 1636: l’anno dell’invasione dei Francesi Il Duca di Rohan saccheggia le cinque parrocchie della nostra Comunità Pastorale (e non solo), “L’Angelo della Famiglia: bollettino parrocchiale di Introbio”, 89-2 (2020), pp. 7-9.

4 M. Fior, G. Scaramellini, A. Borghi, A. Osio, Il Forte di Fuentes nel Pian di Spagna, Lecco 2003.

5 Le tasse spagnole erano sì esose ma era sbagliato il sistema di tassazione. Le spese per la difesa del Ducato superavano il gettito fiscale e lo Stato Spagnolo doveva provvedere inviando contanti dal Regno di Napoli al Milanese (D. Sella, Sotto il dominio della Spagna, in Il Ducato di Milano dal 1535 al 1796, a cura di D. Sella, C. Capra, in Storia d’Italia, diretta da G. Galasso, vol. XI, Torino 1984, pp. 3-149).

6 Sugli alloggiamenti di truppe: A. Giulini, Un diario secentesco inedito d’un notaio milanese, “Archivio Storico Lombardo”, LVII, 1930, pp. 466-482; N. Perego, Homini de mala vita. Criminalità e giustizia a Lecco e in terra di Brianza tra Cinque e Seicento, Lecco 2001, pp. 42-50; D. Zoia, I costi della guerra e l’estinzione dei debiti, in Economia e Società in Valtellina e contadi nell’Età moderna, a cura di G. Scaramellini, D. Zoia, tomo I, Sondrio 2006 pp. 327-348; A. Buono, Esercito, istituzioni, territorio: alloggiamenti militari e “case herme” nello Stato di Milano (secoli XVI e XVII), Firenze 2009; A. Buono, M. Di Tullio, M. Rizzo, Per una storia economica e istituzionale degli alloggiamenti militari in Lombardia tra XV e XVII secolo, “Storia economica”, 1, 2016.

7 Arrigoni, Notizie storiche della Valsassina cit., pp. 269-270.

8 Ne dà notizia il figlio, Giovanni Battista Cattaneo Torriani, pure lui notaio dal 1626 al 1666 (Archivio di Stato di Milano [ASMi], Notarile, Rubriche notarili, cart. 1495, Cattaneo Torriani Baldo (1594-1659) quondam Battista).

9 Per “rubriche” si intendono i repertori con gli elenchi in ordine cronologico degli atti rogati da un notaio, compilati dal notaio stesso o redatti successivamente presso l’Archivio Notarile.

10 ASMi, Notarile, Rubriche notarili, cart. 1495, Cattaneo Torriani Baldo.

11 Si tratta di Giannangelo Gaudenzio Madruzzo (1562-1618), barone, signore di Pergine, Castel Toblino e delle Sarche, signore di Nanno, Portolo, Denno e Corona. Figlio di Fortunato Madruzzo e di Margherita di Hohenems, studiò all’Università di Ingolstadt dal 1577 e dal 1579 a Padova. Nel 1582 e nel 1594 fu al seguito del cardinale Ludovico Madruzzo alla dieta di Augusta ed a quella di Ratisbona e nel 1613, con il cardinale Carlo Gaudenzio, fu nuovamente alla dieta di Ratisbona. Il suo impegno maggiore fu però in ambito militare, nell’opera di reclutamento di soldati italiani per i suoi committenti austriaci e spagnoli. Residente a Riva del Garda, fu capitano di Riva, Tenno e Stenico. Si sposò prima con Caterina Orsini e successivamente nel 1602 con Alfonsina Gonzaga-Novellara. Morì a Riva l’11 dicembre 1618. Sui Madruzzo, veri e propri imprenditori nel mercato del mercenariato alemanno: D. Maffi, Il baluardo della Corona. Guerre, finanze e società nella Lombardia seicentesca, Firenze 2007.

12 Cioè “tedesca”, dal nome dell’antica popolazione germanica degli Alamanni o Alemanni situata a ridosso delle Alpi.

13 Appartenente ad una storica e nobile famiglia di Cortenova arricchitasi nella seconda metà del Cinquecento con l’industria del ferro. Sui Mornico cortenovesi: A. Orlandi, Le famiglie della Valsassina. Repertorio di brevissime illustrazioni, Lecco 1932, pp. 84-89.

14 Fiume in comune di Coggiola, oggi in provincia di Biella.

15 Si tratta dell’assedio e della conquista di Vercelli da parte delle truppe spagnole nella prima guerra del Monferrato (1613-1617) contro i Savoia, scoppiata a causa di una crisi di successione nel Monferrato (C. Promis, Relazione dell’assedio della città di Vercelli fatto nell’anno 1617 dall’esercito di Spagna scritta dei Cap. Antonio Berardo ed illustrata da C. Promis, “Archivio Storico Italiano ossia Raccolta dì opere e documenti finora inediti o divenuti rarissimi riguardanti la Storia d'Italia”, tomo XIII, 1847, pp. 450-528).

16 Soldati armati di picca, detto per questo picchieri. La picca era un’arma bianca dell’antica fanteria, costituita da una robusta asta di legno, lunga da 3 a 8 m, e da una punta di ferro aguzza, a forma di foglia di alloro oppure di daga, collegata al fusto per mezzo di due lunghe piastre, anch’esse di ferro: fu usata come arma da battaglia dalla seconda metà del XIV secolo fino al XVIII secolo, ed è rimasta poi in dotazione a guardie di onore come arma da parata. I picchieri, mischiati a balestrieri e moschettieri, erano i soldati più stimati delle bande irregolari e passavano a soldo di chi li pagava meglio.

17 Si tratta del nob. Filippo Cattaneo Torriani, prevosto di Primaluna dal 1613 al 1637 (E. Meroni, Antiche prerogative della chiesa battesimale e prevosti della Valsassina dalle memorie inedite dei prevosti Carlo Crippa e Giuseppe Agudio e da altri documenti, Lecco 1960).

18 Orlandi, Le famiglie della Valsassina cit., pp. 185-187.

19 A. Borghi, I paesi della Grigna. episodi dello sviluppo di Pasturo, in A. Orlandi, Memorie di Pasturo e Bajedo in Valsassina, Pasturo 1995, pp. 338-340.

20 M. Sampietro, Da terra di emigrazione a terra di immigrazione. Forèst della Pasturo tra Sei e Settecento, “Il GRINZONE”, 16-60 (2017), pp. 9-11.

21 Dati desunti dai registri anagrafici della Parrocchia di Pasturo e già segnalati da Orlandi, Le famiglie della Valsassina cit., pp. 164, 174, 185.

 

IL GRINZONE n.84