ARCHIVIO POZZI ADDIO?

 

Sulla stampa locale sono comparse alcune notizie in merito all’archivio “Pozzi”. Da parte della Redazione de “IL GRINZONE” è sorta l’esigenza di avere maggiori informazioni, chiedendole direttamente al Sindaco.


Abbiamo letto che l’Archivio Pozzi è stato spostato a Varese. Conferma?

In effetti è una notizia vera. Devo però dire subito che il trasferimento dell’Archivio Pozzi presso l’Università Insubria di Varese non mi ha visto fra i promotori, anzi mi ha molto sorpreso. Come Sindaco non ho potuto far altro che prenderne atto, essendo stato informato solo dopo che le Responsabili della Congregazione delle Suore del Preziosissimo Sangue, proprietarie della casa e anche dell’archivio, avevano già deciso e concordato con l’Università.

 

Perché proprio al Centro Internazionale Insubrico di Varese? Non era meglio Milano?

Presso tale Centro si trova già l’archivio di Antonio Banfi e altri archivi di allievi del cosiddetto “Gruppo Banfiano”, che frequentavano l’Università Statale con Antonia Pozzi. Da questo punto di vista penso che la scelta dell’Università di Varese sia positiva.

 

Cosa è stato effettivamente trasferito all’archivio universitario? Cosa non troveremo più entrando nello studio della poetessa?


Inizialmente si parlava dei manoscritti, delle lettere, delle fotografie, materiale che di fatto non era “visibile” per i visitatori dello studio di Pasturo ma solo per gli studiosi. Di fatto poi è stata trasferita anche la biblioteca e questo ha in parte modificato l’allestimento dello studio così come eravamo abituati a vederlo.

 



Aprire la porta dello studio era come fare un tuffo nel passato, come se il tempo si fosse fermato, come se Antonia Pozzi fosse appena uscita. Sarà ancora così?

Penso e spero proprio sia ancora così. Per Antonia Pasturo era “il luogo dell’anima” e il suo studio era il luogo dove lei si raccoglieva; così scriveva nel 1935 all’amico Remo Cantoni “Quando rientro qui … io ritrovo la più completa me stessa. … Qui l’aria stessa è come se conservasse l’eco delle voci, l’ombra dei volti, il senso delle ore vissute”. Posso anch’io testimoniare la commozione di molti visitatori nel ritrovarsi nello studio fra “le cose” di Antonia, dal Card. Ravasi a Sergej Durasov, il poeta che ha tradotto in russo le liriche della Pozzi, al poeta Gabanizza …

 

Di fatto però Pasturo ha perso un patrimonio importante; ma il Comune non avrebbe potuto opporsi? Non ha fatto nulla?

Diverse persone, sia in paese che fuori, hanno chiesto maggiori informazioni e hanno sollecitato una presa di posizione da parte del Comune di fronte ad un atto percepito come una perdita.

Ribadisco che, trattandosi di un rapporto fra privati, non ho potuto oppormi. Come Sindaco ho preso subito contatto col prof. Minazzi (Direttore del Centro Internazionale Insubrico di Varese) e l’ho trovato disponibile a far sì che questo “trasferimento” possa costituire una nuova opportunità per rilanciare, anche a Pasturo, la figura e l’opera della poetessa. In questo senso ho confermato la disponibilità dell’Amministrazione Comunale di Pasturo a rendere operativa la collaborazione e la condivisione di un progetto, al quale lo stesso prof. Minazzi sta lavorando.

 

In cosa potrebbe tradursi?

In prima battuta nell’avere a disposizione, in copia, i quaderni delle poesie e alcuni dei manoscritti e documenti più importanti; in secondo luogo nell’organizzare ancora a Pasturo eventi culturali, anche di maggiore spessore, proprio grazie alla condivisione che andrà costruita con la realtà universitaria, oltre a giornate di studio, visite guidate e quant’altro si potrà concordare.

 

Quindi nessun rammarico…

Il rammarico c’è, e anche la delusione…, perché mi aspettavo una maggiore attenzione per Pasturo da parte della Congregazione. Si poteva costruire insieme il progetto, sia pure col coinvolgimento dell’Università. Questo perché c’è sempre stata, da molti anni a questa parte, una positiva collaborazione con Suor Onorina, che è stata per così dire la vera “artefice” dell’archivio Pozzi. Va ricordato che il padre di Antonia aveva lasciato erede della casa Pozzi la Congregazione delle Suore che, in anni successivi alla morte di donna Lina, madre di Antonia, avvenuta nel 1980, hanno effettuato lavori di restauro e di conservazione importanti, come pure hanno sempre permesso lo svolgersi, all’interno della casa e del cortile, di manifestazioni ed eventi in ricordo della poetessa.

 

Toccare lo studio di Antonia Pozzi, chissà quale dispiacere per Suor Onorina

In occasione dell’inaugurazione dell’archivio Pozzi a Varese la suora ha detto: “Per quanto sentissi l’importanza di donare questo archivio all’Università dell’Insubria, mi sembrava stessi allontanando una parte di me” ...

 

Quale motivazione crede che abbia spinto le Suore a compiere questa scelta?

Penso ci sia stata anche una positiva attenzione alla salvaguardia, dal punto di vista culturale, dell’archivio Pozzi. Come ho detto prima non ho condiviso le modalità con cui l’operazione è stata compiuta.

 

La “casa Pozzi” da più di un anno è chiusa; l’estate scorsa neppure le suore e le famiglie che solitamente trascorrevano dei giorni di vacanza si sono viste in paese…

 

E’ vero che da oltre un anno le Suore hanno “chiuso le porte” di casa Pozzi. Penso che inizialmente questo fosse dovuto anche alla richiesta della Soprintendenza di dichiarare l’immobile di interesse storico artistico. Ed infatti nello scorso settembre è pervenuto il Decreto in tal senso.

L’augurio però è che ora si possa riprendere l’agibilità e l’accessibilità di casa Pozzi: questa è la richiesta più volte avanzata dal Comune alla Congregazione delle Suore Preziosine, e questa è la premessa fondamentale per qualsiasi progetto. Per questo mi auguro che la collaborazione di cui parlavo prima possa riproporsi e continuare come valorizzazione e arricchimento del patrimonio "Pozzi" e della casa, così che possa ritornare ad essere meta di visite attente sia di singole persone sia di gruppi e di scolaresche.

 

Ma le Suore vogliono vendere casa Pozzi, come si sente dire in paese?

Questa domanda andrebbe rivolta direttamente alle Suore. Posso dire che una proposta in tal senso è stata fatta al Comune ma in questo periodo, purtroppo, un simile progetto è decisamente al di fuori delle nostre possibilità. Ci si sta attivando per vedere se, attraverso una sinergia con altri Enti, si possa trasformare in realtà quello che attualmente è solo un sogno.

 

 

                                                                                                          Barbara

 

IL GRINZONE n.50