CASA DELLA COMUNITA' OCCASIONE (DA NON PERDERE)
PER UNA REALE INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA
Da qualche mese a questa parte si sente parlare, sempre più spesso, di Case della Comunità come luoghi che dovrebbero garantire, in modo diverso e più vicino ai cittadini, la tutela della salute.
La pandemia e i lunghi periodi di lockdown e isolamento hanno reso ancor più evidente il ritardo della medicina territoriale, il concentrarsi dei servizi, ormai in tutti i campi, in luoghi specializzati, spesso lontani dall’abitazione. IL GRINZONE ha già dedicato una riflessione su questo tema e sull’importanza di tornare a servizi di prossimità in campo scolastico, sociale, sanitario, commerciale. Tutti ricordiamo l’importanza dei negozi e delle farmacie locali, dei medici di base, dei servizi sociali dei comuni e delle reti di volontariato in questi quasi due anni di paura.
Le Case della Comunità (inizialmente una ogni 50.000 abitanti per poi passare a una ogni 25.000) sono state previste dal PNRR e dalla riforma sanitaria proprio con l’intento di strutturare forme di presidio e sostegno alla salute in modo diffuso. Una scelta necessaria e importante che deve però fare i conti con un sistema fortemente stressato: carenza di specialisti, medici in pensione che non vengono sostituiti, carenza di infermieri e personale socioassistenziale. Errori di programmazione e di valutazione avvenuti nel passato che mettono oggi in difficoltà la possibilità di realizzare, a breve, quanto previsto.
Nel nostro territorio provinciale il tema è stato affrontato con un lavoro comune che ha visto impegnati il Distretto di Lecco (Ambiti di Bellano, Lecco e Merate), gli ordini professionali di Medici e Infermieri, Federfarma, la Coop. di Medici COSMA, Confcooperative dell’Adda, Centro Servizi per il Volontariato e, naturalmente, ASST Lecco e ATS Brianza. Il Documento che ne è scaturito, “Case di Comunità, una proposta per il Distretto di Lecco” insieme a proposte operative ha posto attenzione al metodo di lavoro e ai significati attraverso i quali andare a costruire un modello originale, evitando di replicare passivamente indicazioni nazionali che, necessariamente, vanno interpretate localmente per diventare efficaci.
Casa per noi tutti ha un significato preciso, è il luogo di riferimento prioritario, il posto dove ci sente a proprio agio, sicuri, accolti. Uno spazio vissuto in cui si entra senza timori, nostro.
Casa della Comunità: se le parole hanno un senso, ed è importante che si torni a ridare senso alle parole e agli impegni, la Casa della Comunità non può che essere un progetto costruito dentro a un territorio in modo rispettoso, a partire dalla conoscenza dei bisogni reali, tenendo conto dei dati di salute, delle caratteristiche socioeconomiche, dei mezzi di trasporto, cioè di quei servizi e realtà presenti in un territorio, possibili alleati per tutelare la salute in modo diffuso.
Cosa dice la norma
Le disposizioni nazionali e regionali prevedono nelle Case di Comunità la presenza, in particolare, dei Medici di base associati per garantire un ampio orario di copertura di servizi, dei medici specialisti con la possibilità di servizi diagnostici anche attraverso il ricorso alle nuove tecnologie (come la telemedicina); come pure la presenza degli infermieri e degli operatori sociali dei comuni. La visione di fondo che ispira la norma prevede, infatti, che le Case della Comunità siano un luogo di coordinamento e raccordo di servizi al cittadino e non solo un luogo fisico di esclusiva erogazione di interventi.
Cosa Si prevede nel nostro territorio
In questa prima fase sono previste otto Case di Comunità in provincia: Olgiate Molgora (recentemente inaugurata), Casatenovo, Merate, Calolziocorte, Oggiono, Lecco, Bellano e Introbio che è l’unica realtà dove era stata avviata la prima esperienza di PreSST. La struttura che abbiamo immaginato per il nostro territorio è quella rappresentata nel grafico.
Queste nuove realtà devono essere viste non tanto come “strutture fisiche” ma come “luoghi integrati per la programmazione di servizi” che hanno anche una funzione di “regia” sulle attività che vengono svolte sul territorio di pertinenza.
Si apre in questo modo la possibilità di attivare percorsi di continuità assistenziale a sostegno della domiciliarità, cioè permettere alle persone di essere assistite rimanendo nella propria casa e mantenendo quelle relazioni e quei rapporti di vicinato che salvaguardano e tutelano la qualità della vita. La Casa di Comunità deve poi collegarsi con i diversi servizi sociosanitari già presenti nel proprio territorio (Farmacie, RSA, RSD, CDD, CDI, SAD…), che possono garantire interventi integrativi e di supporto, a maggior ragione in una situazione di carenza di specialisti.
In una fase iniziale si prevede l’avvio di alcuni servizi principali:
ATTIVITA’ MEDICA
Cure Primarie e Medicina di Famiglia. Nelle Case di Comunità devono trovare spazio gli ambulatori medici di medicina generale, così da avere un’ampia copertura di orario continuando però a garantire il presidio di tutto il territorio in modo coordinato.
Ambulatori di Medicina Specialistica. ambulatoriale. Sono un elemento essenziale della Casa di Comunità: considerata l’attuale difficoltà a reperire medici specialisti, è verosimile che nelle prime fasi vengano garantite attività di consulto “a distanza”, grazie alle nuove tecnologie di telemedicina, teleconsulto, telerefertazione.
Farmacie dei Servizi. L’importanza delle Farmacie come presidi della salute e riferimento per i cittadini è evidente, sia in termini di prevenzione, educazione sanitaria, orientamento del cittadino, prenotazione di visite ed esami, consulenza base. Le Farmacie saranno pertanto un terminale importante per collegare la CdC al territorio
ATTIVITA’ INFERMIERISTICHE
Infermiere di Famiglia e di Comunità. È una nuova figura professionale, collegata alle Case di Comunità, che interviene nella erogazione di cure infermieristiche complesse, nella promozione e prevenzione della salute a livello individuale, familiare, dei contesti di comunità. Un’aspettativa importante riguarda il presidio degli interventi nella scuola in favore degli alunni più fragili.
Infermiere di rete/Infermiere della Medicina Generale. Sono professionisti che hanno come riferimento il Medico di Medicina Generale, spesso già presenti in molti territori (come nel presidio di Introbio), e che potranno svolgere una funzione integrativa con gli interventi della Casa di Comunità.
SERVIZI SOCIO ASSISTENZIALI - ASSISTENTE SOCIALE
L’integrazione con l’area sociale è uno degli obiettivi del nuovo sistema per garantire l’unitarietà degli interventi che riguardano la persona e la famiglia. In questo senso gli operatori sociali dei Comuni con le loro modalità operative dovranno sviluppare i propri interventi in relazione con la Casa di Comunità, per evitare che sociale e sanitario continuino a percorrere strade parallele. I Comuni (singoli e associati) possono inoltre svolgere un ruolo fondamentale nel coinvolgimento dei diversi Servizi presenti sul territorio (RSA, CDD, RSD ecc.) e delle reti di volontariato per costruire una risposta ampia a bisogni che richiedono tempi e interventi rapidi, decentrati e vicini ai luoghi di vita.
Uno strumento fondamentale sarà rappresentato dal Punto Unico di Accesso o Punto di Accoglienza che non dovrà essere solo uno ‘sportello’ ma un momento di effettivo ascolto della domanda del cittadino e di orientamento e supporto. Anche qui è fondamentale una stretta collaborazione fra gli enti sanitari e i Comuni.
Come immaginiamo si possa lavorare
Per realizzare veramente gli obiettivi della riforma è importante costruire momenti di partecipazione e di confronto con tutti i soggetti interessati e garantire informazioni puntuali e momenti di ascolto dei cittadini.
Sarà imortante allora prevedere in ogni territorio, quindi anche in Valsassina, un gruppo ristretto, congiuntamente coordinato da ASST e dai referenti dell’Assemblea dei Sindaci, che insieme ai Medici di Medicina Generale possa elaborare un progetto specifico per questo territorio, a partire dalla normativa generale e dal documento predisposto dal Distretto.
Presso il Distretto di Introbio si tratta pertanto di razionalizzare le risorse e i servizi già esistenti; incrementare la presenza e la responsabilità dei Medici di Medicina Generale che già vi lavorano; poter disporre di nuove figure professionali, da una parte gli infermieri di famiglia e dall’altra i Medici specialisti; e soprattutto comunicare con chiarezza ai cittadini quali servizi si svolgono presso la Casa di Comunità con l’attenzione costante anche alle richieste che gli stessi cittadini pongono.
Ruggero Plebani
IL GRINZONE n.79