UN'ELEZIONE SENZA PRECEDENTI
Due giovani valsassinesi, residenti in California, condividono con i lettori de IL GRINZONE alcune riflessioni sulle recenti elezioni negli Stati Uniti.
Se qualcuno mi avesse detto nell'ottobre del 2016 che Donald J. Trump sarebbe diventato presidente degli Stati Uniti e mi avesse raccontato tutto quello che avrebbe combinato durante la sua amministrazione, non ci avrei creduto. Ogni aspetto, ogni politica, ogni motivazione mi sarebbero sembrati troppo incompatibili con la mia intera percezione della cultura e dei principi su cui si fondano gli Stati Uniti. Mi sbagliavo - e alla grande - su di lui e su una grossa fetta degli Americani.
Ma forse la cosa più impensabile, e pericolosa, é che Trump é arrivato a mettere in dubbio il cuore stesso degli Stati Uniti: le loro istituzioni democratiche. E come per il cuore delle persone, i danni alla democrazia sono difficili da curare e hanno gravi conseguenze.
I fatti sono chiari. Joe Biden ha vinto le elezioni del 3 novembre. Il sistema prevede che il vincitore del voto popolare in ogni stato americano riceva uno specifico numero di "collegi elettorali". Per diventare presidente, un candidato deve ottenere almeno 270 dei 538 collegi totali. Biden ne ha vinti 306. Ironicamente, questo é lo stesso numero vinto da Trump nel 2016, un risultato definito al tempo da lui una vittoria schiacciante. Per meccanismi complicati dovuti a varie ragioni storiche, il vincitore della maggioranza dei collegi elettorali può essere diverso dal vincitore della maggioranza dei voti della popolazione. Trump aveva perso il voto popolare nel 2016 per circa 3 milioni di voti a favore di Hillary Clinton. Biden ha persino vinto il voto popolare per circa 6 milioni di voti!
Nonostante tutto ciò, Trump si rifiuta di riconoscere la sconfitta e ha organizzato una campagna mediatica e legale senza precedenti per cercare di rimanere al potere. Il tutto basato su false dichiarazioni di truffe elettorali senza la presentazione di alcuna prova.
Tali prove semplicemente non possono esistere perché é dimostrato che il sistema elettorale americano limita efficacemente brogli ed errori procedurali, e perché ogni riconteggio richiesto dai legali di Trump ha dimostrato che anche questa volta non ci sono stati errori. C'è anche da ricordare che i margini di vittoria di Biden sono di decine e centinaia di migliaia di voti negli stati contestati da Trump.
La cosa più agghiacciante è che una parte significativa dei sostenitori di Trump crede fermamente che lui non abbia perso e che ci siano stati brogli di massa, esattamente seguendo la sua narrativa - quasi come ipnotizzati - e ignorando completamente i fatti comprovati da quelle stesse autorità di certificazione su cui il sistema democratico americano si fonda. In altre parole, con la sua campagna di delegittimazione delle elezioni iniziata mesi fa e mirata esclusivamente a rimanere al potere, Trump ha aperto crepe profonde nella fiducia di molti americani nelle istituzioni stesse che hanno determinato il successo degli Stati Uniti nella storia. Ancora una volta, ironicamente, il motto di Trump è stato "Make America Great Again," che si può tradurre in "Rendere l'America Ancora Grande." Con questo ultimo colpo alle sue fondamenta - dopo molti altri alle sue istituzioni, relazioni internazionali, e tessuto sociale - l'America non potrebbe essere più a pezzi di quanto sarebbe stato immaginabile quattro anni fa.
A tanto è riuscito Trump con le sue astutissime campagne mediatiche di propaganda che, sfruttando i nuovi media come Twitter, oltre a comunicare senza filtri con la gente, minano la credibilità di qualsiasi altro media non allineato al regime. in questo, Trump è un dittatore di prima classe. Sarebbe un errore pensare che quando Trump uscirà di scena la situazione ritornerà alla normalità. Trump è solo la punta dell'iceberg: ci sono potenti e diffuse forze nella società americana che, per tornaconto economico e sociale individuale, vogliono le politiche di Trump anche se vanno a scapito del successo di lungo periodo degli Stati Uniti. Molti che hanno votato per Trump lo vorrebbero re e dichiarano di essere pronti a prendere le armi e combattere una guerra civile per cambiare il risultato delle elezioni.
È anche un errore pensare che Trump sia un fenomeno limitato agli Stati Uniti. Simili personalità, con simili interessi e strategie, esistono in altri paesi, inclusa l'Italia. Ciascuno è libero di avere le proprie preferenze - politiche e non - e di pensare ciò che vuole, ma con il proprio cervello e basandosi sui fatti. Altrimenti, ciò che è in pericolo sono le fondamenta del nostro vivere in pace, libertà e prosperità.
Lucia e Simone
IL GRINZONE n.73