IO QUEL VIRUS L’HO PRESO...
Prima di parlare della mia esperienza vorrei aprire una parentesi sulla fragilità dell’essere umano. Andiamo sulla Luna, facciamo scoperte di ogni genere, ci sentiamo padroni del Mondo, ma poi basta un invisibile virus per metterci tutti con le spalle al muro.
Io quel virus l’ho preso (altro che influenza!), mi sono fatto 35 giorni in ospedale, di cui metà in terapia intensiva.
Già il reparto giù al piano -1, dove non entra la luce esterna, mi dava un senso di angoscia, per non parlare di quel pallone che avevo in testa con l’ossigeno che mi ronzava nelle orecchie giorno e notte, a parte per il fatto che era sempre giorno per via delle luci che restavano sempre accese.
Mi passava un po' il tempo a guardare il via vai dei dottori e degli infermieri che erano sempre in fermento.
È stata dura per il pallone che avevo in testa, ma più che altro man mano che il tempo passava cominciavo a pensare anche di non uscirne. E soprattutto pensavo a mia moglie e ai miei figli, e questa è stata la cosa più dura da superare, più della terapia intensiva, anche perché nessuno era preparato per una cosa del genere. Mi sono dilungato troppo e chiudo con un grazie di cuore ai dottori, alle infermiere e agli infermieri, e a tutta la truppa che ci sta dietro perché se oggi sono di nuovo a Pasturo lo devo a loro. Un grazie lo rivolgo a quello che io chiamo “Capo”, visto che eravamo in quaresima vicino a Pasqua, ma anche a tutti gli amici che sono stati vicini a me e alla mia famiglia, e con il loro aiuto e impegno ci hanno dato una mano a superare questo momento difficile. Mi sento in dovere di rinnovare l’appello all’uso della mascherina, dei guanti e della distanza, perché purtroppo non è ancora finita, e noi non dobbiamo mollare.
Un saluto a tutti, e ricordiamoci di avere sempre il sorriso sulle labbra, perché, purtroppo, basta un virus...
Dario Pigazzi
IL GRINZONE n.71