Le montagne

 

Occupano come immense donne

la sera:

sul petto raccolte le mani di pietra

fissan sbocchi di strade, tacendo

l'infinita speranza di un ritorno.

 

Mute in grembo maturano figli

all'assente. (Lo chiamaron vele

laggiù - o battaglie. Indi azzurra e rossa

parve loro la terra). Ora a un franare

di passi sulle ghiaie

grandi trasalgon nelle spalle. Il cielo

batte in un sussulto le sue ciglia bianche.

 

Madri. E s'erigon nella fronte, scostano

dai vasti occhi i rami delle stelle:

se all'orlo estremo dell'attesa

nasca un'aurora

 

e al brullo ventre fiorisca rosai.

 

 Pasturo, 9 settembre 1937