I LUOGHI MONTANI DEL CUORE



Misurina


Non distante da Cortina d’Ampezzo, nell’est bellunese, vi è uno dei luoghi simbolo del Cadore: è il lago di Misurina, in cui si specchia da sud l’enorme anfiteatro del Sorapis e su cui incombono da nord le Tre Cime di Lavaredo e da est la “foresta pietrificata” dei Cadini di Misurina.

Lungo un chilometro e largo 300m (ma profondo solo 5 metri), quello di Misurina è il lago naturale più grande del Cadore.
Nel 1880, quando la strada fu resa carrozzabile, a Misurina si trovava la semplice e ben misera osteria “Alle Alpi”. Pochi anni dopo Ottone Brentari, nella sua Guida del Cadore (1886) osservava che Misurina era quasi sconosciuta agli italiani, ma già abbastanza frequentata dai tedeschi. Vi era, nel frattempo, stato aperto l’Albergo Misurina, con sette camere e dodici letti (aperto solo d’estate, naturalmente).

L’epoca d’oro verrà soprattutto nel periodo tra le due Guerre mondiali, in cui divenne un centro turistico alla moda, oltre naturalmente a essere la base ideale per molte ascensioni dell’alpinismo di punta. La tradizione alpinistica era già abbastanza consolidata: la sezione Cadorina del Cai fu una delle prime a nascere, nel 1874.
Negli anni Trenta venne anche riattata la strada carrozzabile che da Misurina portava al Rifugio Principe Umberto (dal 1957 sostituito dal Rifugio Auronzo) sotto le Cime di Lavaredo.
Un ulteriore sviluppo avverrà solo con il diffondersi del turismo invernale, considerata l’alta quota (1756 m/slm) che consente una stagione estiva piuttosto breve. Oggi nei pressi del lago si trovano una decina di alberghi con una capacità ricettiva di circa 500 posti letto. 

Antonia vi si recò a tre riprese: nel gennaio del 1936, nel gennaio - febbraio e nell’agosto 1938.
La prima fu una meritata vacanza dopo la discussione della tesi di laurea. Vi giunge, insieme a Lucia Bozzi, il 1 gennaio. Si iscrissero entrambe al corso di scialpinismo di Emilio Comici. In una delle due lettere di quei giorni scriveva:

«nei giorni come questo faccio la brava scolaretta e prendo lezioni di sci da Comici. Che è bravissimo e pazientissimo. Credo che finalmente imparerò il cristiania».


 60 Monte Piana3   60 Monte Piana2


Di quei i ci restano sei liriche: “Notte di festa” (6 gennaio), “Salita” e “Commiato” (11 gennaio), “Approdo” (12 gennaio), “A Emilio Comici” (16 gennaio) e “Rifugio” (19 gennaio).

  

Colpita dalla bellezza dei luoghi e dalla figura di Comici (come già abbiamo fatto notare sulle colonne di questa rivista – n.53) Antonia tornò nel gennaio del 1938, sempre alla scuola di Comici. Alla madre scrisse:

 «Quanto all’alpinismo, finora ho fatto tre sole gite lunghe: quella di ieri alla forcella di Lavaredo, una cosa abbagliante. Poi altri giretti brevi e sempre la scuola sul campo, alla quale da tre giorni gli uomini partecipano a torso nudo e noi con addosso il minimo indispensabile, come al mare. E pensa che siamo quasi a 2000 metri!».


60 sdraio a Misurina1Grazie alla carta intestata che usò, sappiamo che alloggiò nientemeno che al “Grand Hotel Savoia”.
Costruito con ogni confort nel 1896, ebbe tra le prime ospiti la Regina Margherita, poco dopo la morte del marito, Re Umberto. Per qualche anno divenne residenza estiva della famiglia Reale. Ospitò poi il Comando militare italiano nella guerra mondiale, che vide in zona i combattimenti più sanguinosi sul Monte Piana.

Dopo la guerra venne ricostruito nel più puro stile art nouveau e ultimato nel 1925. Quando Antonia vi giunse era certo nel suo splendore.
Interessante sapere che nel 1949 sarà acquisito dalla Diocesi di Parma, che vi ha collocato un Centro per la cura dell’asma infantile (a oggi l’unico in Italia). Le particolari caratteristiche climatiche dell’area intorno al lago, infatti, rendono l’aria particolarmente adatta a chi soffre di patologie respiratorie. È un edificio riprodotto in centinaia di foto e cartoline, perché vi appare, imponente, guardando il lago da nord verso sud, con il Sorapis alle spalle.

Di quei giorni, purtroppo, non ci rimane alcuna poesia.
Alla fine dell’anno scolastico Antonia deve subire un’operazione addominale. Dopo un mese di convalescenza a Pasturo «le fu consigliata l’alta montagna: domandò come un dono ai genitori di accompagnarla a Misurina; e qui trascorse un agosto sereno, ebbro di luci, di vento, di altezze» (Roberto Pozzi, Vita di Antonia).

Questa volta non poté cimentarsi in escursioni impegnative. Frequentò, comunque, Emilio Comici e lo vide arrampicare sulla Cima Piccola di Lavaredo, come racconta in una memorabile lettera a Tullio Gadenz. Lettera che è un inno alla vita e alla volontà di “durare”.

 

In quei giorni Dino Formaggio – il grande amore di quei mesi – è confinato a Marzio, situato tra la Valganna e la Valceresio (in provincia di Varese) a preparare la tesi di laurea. Antonia lo segue e quando può lo aiuta con il tedesco, che conosce meglio di lui. Il 9 agosto gli scrive:

«Dino, la tua lettera è grande. Buona e quasi al di fuori del mondo, come queste rocce che ormai chiamo mie, tanto le amo. […] E un giorno, vedrai: i due vagabondi, quello che ha sangue alpino e quello che ha sangue contadino nelle vene, cammineranno insieme per questi sentieri d’erba e di pietra, su in alto, fin dove il sole arriva ad arrossare le cime».


60 veranda del rifugio1    60 Monte Piana4

 

Ci resta il rammarico che questo non sia mai avvenuto.

 

                                                                                                                       Marco Dalla Torre


IL GRINZONE n.60

 

Non distante da Cortina d’Ampezzo, nell’est bellunese, vi è uno dei luoghi simbolo del Cadore: è il lago di Misurina, in cui si specchia da sud l’enorme anfiteatro del Sorapis e su cui incombono da nord le Tre Cime di Lavaredo e da est la “foresta pietrificata” dei Cadini di Misurina.

Lungo un chilometro e largo 300m (ma profondo solo 5 metri), quello di Misurina è il lago naturale più grande del Cadore.

 

Nel 1880, quando la strada fu resa carrozzabile, a Misurina si trovava la semplice e ben misera osteria “Alle Alpi”. Pochi anni dopo Ottone Brentari, nella sua Guida del Cadore (1886) osservava che Misurina era quasi sconosciuta agli italiani, ma già abbastanza frequentata dai tedeschi. Vi era, nel frattempo, stato aperto l’Albergo Misurina, con sette camere e dodici letti (aperto solo d’estate, naturalmente).

L’epoca d’oro verrà soprattutto nel periodo tra le due Guerre mondiali, in cui divenne un centro turistico alla moda, oltre naturalmente a essere la base ideale per molte ascensioni dell’alpinismo di punta. La tradizione alpinistica era già abbastanza consolidata: la sezione Cadorina del Cai fu una delle prime a nascere, nel 1874.

Negli anni Trenta venne anche riattata la strada carrozzabile che da Misurina portava al Rifugio Principe Umberto (dal 1957 sostituito dal Rifugio Auronzo) sotto le Cime di Lavaredo.

Un ulteriore sviluppo avverrà solo con il diffondersi del turismo invernale, considerata l’alta quota (1756 m/slm) che consente una stagione estiva piuttosto breve. Oggi nei pressi del lago si trovano una decina di alberghi con una capacità ricettiva di circa 500 posti letto.

 

Antonia vi si recò a tre riprese: nel gennaio del 1936, nel gennaio - febbraio e nell’agosto 1938.

La prima fu una meritata vacanza dopo la discussione della tesi di laurea. Vi giunge, insieme a Lucia Bozzi, il 1 gennaio. Si iscrissero entrambe al corso di scialpinismo di Emilio Comici. In una delle due lettere di quei giorni scriveva:

 

«nei giorni come questo faccio la brava scolaretta e prendo lezioni di sci da Comici. Che è bravissimo e pazientissimo. Credo che finalmente imparerò il cristiania».

 

 

Di quei giorni ci restano sei liriche: “Notte di festa” (6 gennaio), “Salita” e “Commiato” (11 gennaio), “Approdo” (12 gennaio), “A Emilio Comici” (16 gennaio) e “Rifugio” (19 gennaio).

 

Colpita dalla bellezza dei luoghi e dalla figura di Comici (come già abbiamo fatto notare sulle colonne di questa rivista – n.53) Antonia tornò nel gennaio del 1938, sempre alla scuola di Comici. Alla madre scrisse:

 

«Quanto all’alpinismo, finora ho fatto tre sole gite lunghe: quella di ieri alla forcella di Lavaredo, una cosa abbagliante. Poi altri giretti brevi e sempre la scuola sul campo, alla quale da tre giorni gli uomini partecipano a torso nudo e noi con addosso il minimo indispensabile, come al mare. E pensa che siamo quasi a 2000 metri!».

 

Grazie alla carta intestata che usò, sappiamo che alloggiò nientemeno che al “Grand Hotel Savoia”.

Costruito con ogni confort nel 1896, ebbe tra le prime ospiti la Regina Margherita, poco dopo la morte del marito, Re Umberto. Per qualche anno divenne residenza estiva della famiglia Reale. Ospitò poi il Comando militare italiano nella guerra mondiale, che vide in zona i combattimenti più sanguinosi sul Monte Piana.

Dopo la guerra venne ricostruito nel più puro stile art nouveau e ultimato nel 1925. Quando Antonia vi giunse era certo nel suo splendore.

Interessante sapere che nel 1949 sarà acquisito dalla Diocesi di Parma, che vi ha collocato un Centro per la cura dell’asma infantile (a oggi l’unico in Italia). Le particolari caratteristiche climatiche dell’area intorno al lago, infatti, rendono l’aria particolarmente adatta a chi soffre di patologie respiratorie. È un edificio riprodotto in centinaia di foto e cartoline, perché vi appare, imponente, guardando il lago da nord verso sud, con il Sorapis alle spalle.

Di quei giorni, purtroppo, non ci rimane alcuna poesia.

 

Alla fine dell’anno scolastico Antonia deve subire un’operazione addominale. Dopo un mese di convalescenza a Pasturo «le fu consigliata l’alta montagna: domandò come un dono ai genitori di accompagnarla a Misurina; e qui trascorse un agosto sereno, ebbro di luci, di vento, di altezze» (Roberto Pozzi, Vita di Antonia).

Questa volta non poté cimentarsi in escursioni impegnative. Frequentò, comunque, Emilio Comici e lo vide arrampicare sulla Cima Piccola di Lavaredo, come racconta in una memorabile lettera a Tullio Gadenz. Lettera che è un inno alla vita e alla volontà di “durare”.

 

In quei giorni Dino Formaggio – il grande amore di quei mesi – è confinato a Marzio, situato tra la Valganna e la Valceresio (in provincia di Varese) a preparare la tesi di laurea. Antonia lo segue e quando può lo aiuta con il tedesco, che conosce meglio di lui. Il 9 agosto gli scrive:

 

«Dino, la tua lettera è grande. Buona e quasi al di fuori del mondo, come queste rocce che ormai chiamo mie, tanto le amo. […] E un giorno, vedrai: i due vagabondi, quello che ha sangue alpino e quello che ha sangue contadino nelle vene, cammineranno insieme per questi sentieri d’erba e di pietra, su in alto, fin dove il sole arriva ad arrossare le cime».

 

Ci resta il rammarico che questo non sia mai avvenuto.

 

                                               Marco Dalla Torre