UN’INEDITA PERGAMENA PASTURESE DEL 1439
È l’unico atto giunto fino a noi scritto di pugno dal notaio Pastore Della Chiesa di Pasturo
La pergamena è oggi conservata presso l’Archivio Storico “Pietro Pensa” a Esino Lario
La Pasturo della prima metà del Quattrocento ha avuto la fortuna di avere un ‘cronista d’eccezione’: il notaio pasturese Pastore Della Chiesa.
Come può un notaio essere anche un cronista? Oggi raramente un notaio si mette a scrivere articoli di cronaca spicciola o altro e, se lo fa, lo fa a tempo perso, per puro divertimento.
Non così nel Medioevo quando la cultura era ancora appannaggio di pochi: i cronisti medievali, infatti, erano per lo più notai, giudici o giuristi (che avevano fatto dell’arte di saper maneggiare bene la penna la loro professione), nonché mercanti o banchieri (gli unici in grado di fare i conti e in generale di leggere e scrivere). Non a caso, tra le testimonianze di prima mano sulla peste nera di Firenze del 1348, oltre alla descrizione di Giovanni Boccaccio contenuta nel suo Decameron, abbiamo a disposizione, tra le varie ‘voci’, quelle del notaio piacentino Gabriele de’ Mussi (morto non prima del 1356), autore della Historia de morbo sive mortalitate del 1348 (sugli inizi della peste fra i mongoli), e quella del famoso mercante nonché cronista fiorentino Giovanni Villani (1275/12780-1348), autore della Nuova Cronica, una storia di Firenze dalla distruzione della Torre di Babele agli anni contemporanei all’autore1.
Del notaio pasturese Pastore Della Chiesa - è bene chiarirlo subito - non ci è giunta nessuna opera di minute notizie cronachistiche. In compenso, però, si è conservata in buona parte la sua cinquantennale attività notarile2 giunta fino a noi attraverso le sue imbreviature (cioè le minute degli atti da lui sottoscritti) che si possono ancora oggi consultare presso l’Archivio di Stato di Milano3. Questa documentazione, come ha dimostrato Rosalba Pensotti, “offre la possibilità di aggiungere una tessera in più per la conoscenza della vita di una Valle così fiera della propria autonomia eppure vitalmente legata alla pianura e alle valli circostanti”4. Gli atti notarili, infatti, possono rivelarsi fonti ricchissime di informazioni per gli studi socio-economici di un dato territorio in una data epoca. È il caso dell’inedita pergamena del 1439 di cui si dà l’edizione critica qui di seguito.
Prima di esaminare più da vicino questo atto, l’unico in originale giunto fino a noi e per di più relativo a uno dei ‘buchi’ documentari dell’attività notarile di Pastore che copre un arco temporale che va dal 1434 al 1442, è opportuno fornire una nota biografica di questo ‘cronista’ pasturese. Poco si sa della sua vita di cui si ignorano le date sia di nascita che di morte. Apparteneva ad una delle famiglie più ragguardevoli del borgo pasturese così chiamata perché i suoi principali nuclei familiari si raggruppavano per l’appunto intorno alla chiesa parrocchiale di S. Eusebio. Suo padre si chiamava Zani o Zanes. Suo fratello, di nome Guarisco, proprietario di prati siti sui “montes” attorno a Pasturo, aveva maritato una certa Giacomina de Prato. Pastore ebbe almeno tre figli, Catelina, Paxinus e Pietro che seguì le orme paterne e rogò dal 1467 al 1474. Pastore rogò, invece, quasi ininterrottamente dal 1409 al 1453. I suoi atti, come già detto, rappresentano uno spaccato della vita socio-economica della Valsassina nella prima metà del Quattrocento con particolare riguardo alle attività manifatturiere che preludono a ben più note e studiate produzioni industriali.
L’inedita pergamena del 19 ottobre 1439, conservata presso l’Archivio Storico “Pietro Pensa” a Esino Lario5, è una “carta obligationis”, cioè una carta di obbligazione. Giacomo, figlio del fu Giovanni de Invitis del luogo di Perledo, promette di saldare a Giacomo, figlio del fu Ambrogio detto Plati de Lacclesia (Della Chiesa) del luogo di Pasturo, un debito di lire ventinove, soldi diciotto, denari nove entro la festa di S. Pietro apostolo dell’anno successivo. A leggere più attentamente il documento, c’è però una cosa che non quadra: il debitore si impegna a pagare tale somma al creditore a fronte di una precedente vendita di cui non si dice nulla (vendita di un bene immobile o mobile? di solito si specifica). Non avendo a disposizione altre prove documentali (che potrebbero illuminare la vicenda fornendo ulteriori dettagli), si possono solo formulare delle ipotesi. Potrebbe trattarsi della restituzione di un prestito mascherata da compravendita, o magari del saldo rimasto inevaso di quella stessa vendita. Può darsi che nella vendita ci fosse una clausola specifica in merito al pagamento di quanto dovuto, oppure che si sia reso necessario stipulare un altro atto per definire tali aspetti (contestualmente o successivamente alla vendita). La questione resta aperta...
La struttura dell’atto rispetta il tipico formulario. L’atto si apre con l’invocatio, in forma verbale: “Nel nome del Signore. Amen”. Segue la data con indicazione dell’indizione6:“1439, indizione terza, lunedì 19 ottobre” e con riferimento al luogo fisico specifico presso il quale viene redatto l’atto: “nel luogo di Pasturo presso la casa di me infrascritto notaio Pastore”. Segue l’elenco dei testimoni presenti all’atto: Giacomo del fu ser Giorgio de Nazaronibus di Perledo, Antonio del fu ser Ambrogio detto Colombo e Giorgio, figli di Paxinus Claretus, entrambi de Lacclesia di Pasturo. Dopodiché viene presentato l’oggetto vero e proprio del negozio. L’atto si chiude con la sottoscrizione notarile, cioè la firma di Pastore Della Chiesa: Ego Pastor imperiali auctoritate notarius publicus f.q. ser Zanis de Lacclesia de loco Pasturio hanc cartam obligationis rogatus tradidi, scripsi et meque subscripsi, completa di signum tabellionis. Il signum tabellionis è il segno apposto dal rogatario prima della propria sottoscrizione; in origine era una croce, che in seguito si complicò con fregi e disegni così da trasformarsi in una sorta di emblema personale di ciascun notaio. Nel caso di Pastore Della Chiesa è un rettangolo bordato, con agli angoli quattro cerchietti e al loro interno un dischetto nero, attraversato da due linee diagonali intersecantesi al centro dove sono presenti un puntino per ciascun quadrante creato dalla croce inscritta; il lato sinistro presenta la stilizzazione di un campanile a doppia ventola. Trattasi pertanto di un signum tabellionis ‘parlante’: la stilizzazione di una pianta della chiesa che richiama il cognome del notaio. In realtà lo stemma dei Della Chiesa (de la Eclexia) di Pasturo, visibile sul portale di una loro casa posta all’incrocio delle odierne via Cima e via per Baiedo, è una croce stilizzata così descritta nello Stemmario Trivulziano: “Di verde, alla croce doppio-pomata di rosso. Stemma alludente”7.
EDIZIONE
Carta obligationis
1439 ottobre 19
Pasturo, in domo <mei> Pastoris notarii infrascripti
Originale in Archivio Storico “Pietro Pensa”, Esino Lario, cart. Pergamene, 1 / 7.
Perg. mm. 160x190, rr. 24. Stato di conservazione: buono. Capolettera I di I(n) nomine allungato (scende per lo spazio di 6 rr.) e a bianco risparmiato.
In nomine Domini Amen. Millesimo quatrocentessimo tregessimo nono, indictione terzia, die lune decimonono ǀ mensis octubris in loco Pasturio in domo <mei> Pastoris notarii infrascripti, presentibus testibus Jacobo ǀ f.q. ser Georgi de Nazaronibus de loco Perledo Montis Varene, Antonio f.q. ser Ambrosii dicti Columbi ǀ et Georgio filiis Paxinij Clareti ambobus de Lacclesia de suprascripto loco Pasturio, omnibus testibus notis, ǀ ad hec rogatis et vocatis, ibi Jacobus f.q. Johannis de Invitis de loco Perledo Montis Varene ǀ pro se et suis heredibus sine aliqua exceptione iuris vel facti promixit et per stipulationem convenit obligando ǀ se et omnia sua bona pignori presentia et futura ser Jacobo f.q. ser Ambrosii dicti Plati de Lacclesia de suprascripto ǀ loco Pasturio. Itaque suprascriptus Iacobus debitor dabit, solvet et numerabit eidem ser Jacobo creditori vel suis ǀ herebibus aut suo certo misso hinc ad festum Sancti Petri Apostoli proxime futurum libras vigintinovem soldos ǀ decemocto et denarios novem imperialium bonorum denariorum Mediolani curentium et spendibilium tempore solutionis ǀ sine fraude cum omnibus suis proprijs dampnis, expensis et interesse suprascripti Jacobi debitoris et sui ǀ heredum et sine dampnis, expensis et interesse suprascripti ser Jacobi creditoris nec sui heredum que fierent | curerent et paterentur post predictum terminum pro predictis denariis petendis, exigendis et recuperandis ǀ in iuditio vel exc. Quos denarios seu quas libras vigintinovem soldos decemocto et denarios novem imperialium | contentus et confessus fuit suprascriptus Jacobus debitor se dicto ser Jacobo creditori dare, debere et ǀ velle teneri, ocaxione [r]esti unius venditionis facte per suprascriptum ser Jacobum suprascripto Jacobo de Invitis de ǀ Perledo suprascripto die non pro iudicando nec pro iuditium faciendo dicte venditionis et confessionis it[em] suprascriptus | Jacobus debitor omni exceptioni non facte dicte obligationis dicto modo et forma et dictorum denariorum ǀ dicta ocaxione non debendorum et predictorum omnium et singullorum non sic factorum et gestorum condictioni sine ǀ causa vel ex jniusta causa, dolli, malli, in factum actioni et omni probationi et alegationi fiendis ǀ in supra omnibus statutis, consilijs, decretis, provixionibus et ordinamentis cuiusque comunis et universitatis ǀ in contrarium factis et fiendis. Actum ut supra presentibus testibus ut supra.
(S.T.) Ego Pastor imperiali auctoritate notarius publicus f.q. ser Zanis de Lacclesia de loco Pasturio ǀ hanc cartam obligationis rogatus tradidi, scripsi et meque subscripsi.
Marco Sampietro
1 C. Frugoni, Paure medievali. Epidemie, prodigi, fine del tempo, Bologna 2020, pp. 301-310.
2 I suoi atti coprono, infatti, un arco temporale che va dal 1409 al 1453 con dei ‘buchi’ documentari registrati tra il 1414 e il 1416, tra il l 1418 e il 1428 e tra il 1443 e il 1453.
3 Archivio di Stato di Milano, Fondo Notarile, cart. 277-278, Della Chiesa, Pastore.
4 R. Pensotti, Uno sguardo all’economia del primo Quattrocento in Valsassina dagli atti del notaio Pastore della Chiesa, in “Archivi di Lecco”, anno XIX (1996), numero 2 (aprile-giugno), p. 92. Si tratta di un estratto della sua tesi di laurea: Una Valle a vocazione artigianale: Pasturo e Baiedo nella prima metà del Quattrocento, rel. Ch.mo Prof. Luisa Chiappa Mauri, Università degli Studi di Milano, a.a. 1994-95.
5 Vd. box di approfondimento: Per saperne di più. Le pergamene dell’Archivio Storico “Pietro Pensa” a Esino Lario.
6 L’indizione era un periodo di tempo della durata di quindici anni usato come elemento di datazione per tutto il Medioevo. Era espressa con un numero ordinale (per es. “indizione terza”) che indicava il posto dell’anno all’interno di tale ciclo quindicennale, i cui anni erano numerati da 1 a 15.
7 Stemmario Trivulziano, a cura di C. Maspoli, Milano 2000, pp. 195 (b) e 421.
IL GRINZONE n. 74