UN LAGO A PASTURO?  (prima parte)


Al cinema di Pasturo domenica 28 aprile è stato proiettato il film “Vajont”. Il racconto sulla scelta di costruire una diga per creare un grande invaso al fine di produrre poi energia, al di là della tragedia che poi sarebbe costata la vita a moltissime persone, ha riproposto il ricordo di una analoga prospettiva per la Valsassina. All’inizio degli anni quaranta, infatti, si prospettava la creazione di una diga al Ponte di Chiuso e di una successiva a Taceno per creare due laghi artificiali, uno appunto nella piana di Pasturo ed un secondo da Cortenova-Bindo a Taceno. Per la verità non si trattava solo di un’ipotesi ma di un vero e proprio progetto. Lo stesso, per conto della Società Innocenti, era stato predisposto dall’Ing. Marco Semenza ed aveva suscitato, come ovvio, un acceso dibattito in tutta la Valle. Alcuni, attratti dalle prospettive di maggior ricchezza, erano favorevoli; altri decisamente contrari. Fra i primi vi era l’ing. Bruno Fantoni che, per spiegare le motivazioni e cercare di convincere la popolazione ed i propri rappresentanti (si era anche costituito un Comitato di difesa della Valsassina ) pubblicò nel 1942 un opuscolo dal titolo “La Valsassina e l’utilizzazione della sua ricchezza idroelettrica”. A sessant’anni di distanza è ancora interessante sfogliarlo e riportarne i punti più significativi.

 

Il buon diritto dei Valsassinesi

L’inizio sembra dare ragione alle giuste rivendicazioni dei Valsassinesi che così vengono descritte: “Dal momento che dobbiamo compiere questo grande sacrificio, e con ciò diamo alla Nazione una grande e perenne ricchezza offrendo parte della nostra piccola Patria, perché non dovrebbe toccarci qualche briciola di beneficio? Se è un impianto tanto conveniente come ce lo descrivono, deve pur esserci qualche milione per indennizzare secondo giustizia e fare qualche cosa in pro della vallata.
Basterebbe fare la bonifica del fondovalle da Cortenuova a Introbbio per ricuperare buona parte del terreno sottratto dai due serbatoi. Se poi si migliorassero gli accessi ai pascoli di alta montagna, unitamente alla riparazione dei ricoveri e costruzione di nuovi, insieme alla ripulitura da pietre ed arbusti, la resa dei pascoli medesimi consentirebbe un raddoppio del carico di bestiame. Tutte queste opere di valorizzazione agricola montana non costeranno più di tre o quattro milioni complessivamente. Ci diano a prezzo di costo l’energia elettrica che occorre alle nostre case e al nostro lavoro e facciano anche qualche opera di bene”.
E l’autore commenta “Pretese illogiche? Nessuno potrebbe sostenerlo; se si ascoltassero queste voci, tutto potrebbe appianarsi. Concludiamo su questo punto: i Valsassinesi sono ben lieti di essere chiamati a contribuire ad opera di sì grande importanza nazionale, ma non vogliono essere giocati, e sono più che ben determinati perché ciò non avvenga. Dallo spirito di giustizia sociale del Regime Fascista Corporativo non verrà certamente un crudo, assurdo e medioevale ukase di esproprio”.

 

Valori economici in campo

Il fieno che si produceva nei prati che sarebbero stati sommersi dall’acqua era stimato in 11.000 quintali che al prezzo di 70 lire del periodo bellico fanno 770.000 lire contro lire 13 milioni e 870 mila ipotizzati per l’energia elettrica prodotta (73 milioni di Kwh). Fantoni sottolinea “come vedesi, i rotti di quest’ultima cifra superano quella del valore complessivo del foraggio perduto”. Precisa inoltre che la superficie di 370 ettari che verrebbe occupata “dai serbatoi rappresenta la 63^ parte della superficie totale della vallata propriamente detta che è infatti di ettari 23.514. I serbatoi hanno una lunghezza complessiva di 4 Km. E il livello massimo delle acque sarà di 40 metri”.
In un altro articolo l’ing. Pizzardi, che era invece contrario all’opera, aveva annotato: “Subito dopo gli alimenti vengono per importanza i Kilowattora senza dei quali la grande vita produttiva della Nazione cesserebbe di pulsare: ma se gli alimenti hanno diritto di precedenza e se da questa conca ubertosa una superba razza bovina ci dona carne e latticini di fama universale, sotto le cure amorose di una popolazione appassionata e felice, perché la vorremmo noi sopprimere nella sua parte migliore per immagazzinarvi dei Kilowattora godibili da una lontana industria? La popolazione industriale abbisogna, è vero, dei 70 milioni di KW-ora, ma abbisogna anche contemporaneamente delle tonnellate di carne e latticini per l’alimento delle migliaia di operai che sono e che saranno addetti a questa produzione”.
L’ing. Fantoni a questo proposito, ribatte: “Tutto il foraggio in questione non potrebbe essere sostituito acquistandolo sul mercato nazionale, in zone vicine, o comperando nuovi prati alla Bassa o mandandovi qualche mandriano di più? E la valle si spopolerebbe per questo, per le mollezze della vita di pianura in cui si adagerebbero questi mandriani? Non è con certa propaganda che ci si può illudere di combattere seriamente la tendenza allo spopolamento della montagna, né boicottando gli impianti idroelettrici. I rimedi sono ben diversi”.
E’ sorprendente infine il modo con cui l’autore affronta il problema della popolazione: “Quanti dovranno abbandonare l’estremo fondo valle per trasferirsi in case migliori sui più sani e ridenti pendii dove tutti gli altri hanno preferito stabilire la loro dimora? Sono non più di 300, sopra una popolazione totale di 17.000 abitanti”.

 

Considerazioni sui valori estetici e turistici della Valle

Scrive a questo proposito il Fantoni: “I villeggianti e gli escursionisti non diserteranno la vallata, anzi vi saranno attratti in maggior numero dalla bellezza dei due laghi che nel periodo della stagione i due serbatoi costituiranno. In quella magnifica vista panoramica della conca di Pasturo, si collochi anche il lago e si avrà uno dei più bei scenari della natura, veramente degno dell’antico nome di speculum Veneris… I Valsassinesi avranno così preparato un migliore avvenire alle future generazioni, che non avranno più alcun motivo di rimpianto e saranno trattenute nella loro valle divenuta più bella e provvida”.
L’Ing. Fantoni continua scrivendo che “La comodità e l’attraenza degli impianti idroelettrici della Valsassina, consistono nelle loro caratteristiche tecniche, economiche, finanziarie; nel quadro dei vantaggi offerti dalla proprietà idroelettrica, la quale non solo è lodevole e desiderabile, ma anche profittevole; e nei benefici che Nazione e Valsassina ritrarranno” ed aggiunge poi: “Pure le altre valli hanno i loro bravi soldati alpini, le loro specialità casearie, bestiame e bellezze naturali, e abitanti pure essi legati d’affetto alla terra e alla casa. Dal punto di vista idroelettrico non tutte le valli, purtroppo, offrono strette tanto comode quali le due di Pasturo e di Taceno con retrovalli sì bene estesi in lunghezza e in larghezza e sì conveniente salto di utilizzazione”.
Pizzardi sosteneva, peraltro, l’opportunità di preferire i serbatoi di alta montagna “che consentono una molto alta produttività relativa e non incidono evidentemente sulle elevate economie di vallate popolate a coltura intensa e industrialmente progredite come lo è, in modo particolare, la Valsassina”. Anche tali considerazioni vengono contestate dal Fantoni che sottolinea come “per costruire i serbatoi di alta quota occorrono apposite funivie e anche strade costosissime; i lavori per le dighe di Taceno e di Pasturo saranno serviti invece da un’ottima strada già esistente da molto tempo che passerà proprio a piede d’opera. Man mano si scende, i fiumi diventano più importanti e le vallate più aperte e meno ripide; vi è più acqua e maggiore spazio per contenerla; la spesa delle opere viene suddivisa su di un maggior numero di metri cubi. I serbatoi della Valsassina si classificheranno al 4° posto per capacità e al 5° posto per potenza di produzione.Tenendo conto delle notevolissime possibilità che si hanno per il pompaggio, i serbatoi della Valsassina possono essere i più importanti, utili e convenienti serbatoi d’Italia”.

Pertanto Fantoni può concludere: “Non vi può essere alcuna seria ragione contraria alla utilizzazione della ricchezza idraulica della Valsassina e devesi soddisfare alle legittime rivendicazioni dei Valsassinesi”.

Ma, come detto, non tutti i Valsassinesi, molti dei quali negli stessi anni erano al fronte (siamo nel periodo della seconda guerra mondiale), erano d’accordo e si preparavano a contestare il progetto, con alla testa molti esponenti politici locali vicini al regime ma che, per amore della propria Valle erano disposti a mettere da parte anche il Partito.

Come? Lo vedremo nel prossimo articolo.

                                                                                                                              G.A.


Il GRINZONE n.0