IL BELGIO E LA MULTICULTURALITA' VISSUTI IN PRIMA PERSONA

 

Mauro Platti, giovane pasturese, che sta conseguendo la laurea specialistica in Ingegneria Nucleare, ha accolto l’invito a raccontare ai lettori de IL GRINZONE la sua esperienza di studente/ricercatore e di cittadino in Belgio.


Quando i miei professori universitari mi hanno selezionato tra tanti studenti e mi hanno proposto di recarmi in Belgio per lavorare e per scrivere la mia tesi di Laurea Magistrale in Ingegneria Nucleare, non ho potuto rifiutare…

Il Centro di Ricerca Nucleare SCK-CEN si trova all’interno del distretto nucleare di Mol-Dessel e vanta il pregio di avere ospitato il primo reattore ad acqua pressurizzata (BR3 PWR) costruito su suolo europeo, nell’ormai lontano 1962. Attualmente al Centro stiamo progettando il reattore MYRRHA, un prototipo a spettro neutronico veloce raffreddato a Piombo-Bismuto. È il primo esemplare al mondo, perciò la sua progettazione è particolarmente stimolante per tutti gli ingegneri e scienziati che ci lavorano. Il reattore (la cui costruzione si collocherà indicativamente nel prossimo decennio) avrà molteplici funzioni ed obiettivi: studio di nuovi materiali e dell'irraggiamento dei materiali per la fissione/fusione, applicazioni medicali, partitioning and transmutation (ovvero "bruciare" le scorie prodotte dai reattori per ottenerne energia, anziché stoccarle nei depositi) e molto altro.

Io faccio parte del Primary System Design Group del Centro, perciò sono a contatto con grandi professionisti: quotidianamente lavoro sodo per imparare da loro il più possibile. Qui qualunque cosa si faccia, anche se faticosa, viene portata avanti con entusiasmo. In particolare mi occupo di Fluid-Structure Interaction, ossia studio il comportamento del reattore in caso di sollecitazioni sismiche. Un incarico di grande responsabilità, credetemi.

Ogni giorno collaboro con persone che provengono da tutto il mondo e ogni volta che mi chiedono la mia provenienza rispondo: "Pasturo, in Valsassina". 
Gli italiani sono molto apprezzati e posso confermare che la preparazione universitaria del nostro Paese è superiore alla media: abbiamo anche pregi (non solo vizi e difetti), di cui dobbiamo essere orgogliosi.

La gente qui é tranquilla e sorridente: il primo giorno stavo andando a piedi al supermarket e una signora olandese, con un bel bebé a bordo, si é fermata offrendomi un passaggio: quando poi ho fatto il gesto di pagarle la benzina ha rifiutato la mancia, rispondendo: "Quando ero studentessa sono stata in Italia e gli italiani sono sempre stati tanto gentili che questo é il minimo che possa fare per sdebitarmi".

Il paesaggio fiammingo é caratterizzato da pianure e mulini, ma a me basta chiudere gli occhi e subito ricompare la Grigna...
Fin dal primo momento il Belgio mi ha incuriosito: è un luogo di cui in genere si sa poco, celebre soprattutto per il capoluogo Bruxelles. Recentemente è stato al centro dell’attenzione della cronaca internazionale, che lo ha spesso etichettato come “covo di terroristi”, a seguito delle stragi di Parigi del 13 novembre 2015.

Dunque anche per questo sono contento di poter condividere con i lettori del GRINZONE il frutto della mia esperienza, per fare maggiore chiarezza sulla condizione del Belgio e sulla situazione che si vive realmente qui.

Il Belgio è un Paese da sempre diviso in diverse regioni che rispecchiano i due principali gruppi etnici qui presenti: oltre alla regione autonoma di Bruxelles capitale, a Nord ci sono le Fiandre, di lingua olandese (era fiammingo il ciclista Eddy Merckx), mentre a Sud c’è la Vallonia, di lingua francese (patria dello scrittore Georges Simenon). Il Belgio è molto spesso presentato come un esperimento artificiale, creato per unire sotto un’unica bandiera due nazioni distinte. Infatti il Paese nacque a seguito della rivoluzione dei francesi valloni del 1830, che portò alla loro separazione dal Regno Unito. I valloni francesi sottomisero anche la regione olandese delle Fiandre. Tuttavia essi non riuscirono ad annettersi alla madrepatria Francia a causa dell’opposizione del Regno Unito. Perciò la comunità internazionale decise di costituire il Belgio discutendone ai tavoli di pace. Ancora nel 1942 il presidente americano Roosevelt parlava della possibilità di spezzare il Belgio in due nazioni. Le tensioni sono nuovamente sfociate nelle crisi di governo del 2007 e 2011, quando il Belgio rimase senza governo per 589 giorni.

A questo va aggiunto l’alto tasso di immigrati di diverse nazionalità provenienti da tutto il mondo.

In mezzo a tutto questo scompiglio, si potrebbe pensare effettivamente al Belgio come a un Paese violento, razzista e disordinato, ma questo punto di vista sarebbe troppo superficiale.

Il governo belga ha assunto come dato di fatto la multiculturalità dei propri cittadini, prendendo coscienza delle problematiche che ciò può inizialmente comportare, ma al contempo impegnandosi a valorizzare le potenziali opportunità. L’obiettivo è investire in politiche efficienti per l’immigrazione, per realizzare una società sostenibile. Quindi è stata promossa la nascita di vere e proprie Agenzie per l’Integrazione e l’Inserimento (Agentschap Integratie & Inburgering). Ogni nuovo immigrato, che risieda in Belgio per più di tre mesi, riceve un documento d’identità temporaneo (E Kaart) e viene invitato, attraverso una lettera scritta nella propria lingua natale (nel mio caso in italiano), a partecipare ad un programma d’integrazione civica gratuito e personalizzato. Questo programma comprende un corso di lingua olandese, un corso per vivere in Belgio dove apprendere informazioni su cultura e società, e sostegno nella ricerca di lavoro e formazione professionale.

Ogni comune organizza annualmente una Giornata dell’Accoglienza in cui il Sindaco invita i nuovi immigrati in municipio, dove si organizza un ricevimento che si conclude con una gita in autobus per le vie della città.

Nelle strade delle città si vedono tranquillamente passeggiare fiamminghi, arabi, centrafricani e anche molti italiani. Lo stato belga riconosce ufficialmente come gruppi religiosi e filosofici: Cattolicesimo, Protestantesimo, Ortodossia, Anglicanesimo, Ebraismo, Islam e Liberalismo culturale; tutte le istituzioni e gli eventuali edifici di culto legati a tali culture hanno accesso a sussidi.

Purtroppo, però, in mezzo a molte persone perbene, in Belgio si sono radicate alcune pecore nere che hanno approfittato della multiculturalità per infiltrarsi all’interno del tessuto sociale. Nei giorni successivi agli attentati di Parigi del 13 novembre 2015 la tensione era palpabile e alcuni belgi con cui ho parlato si ritenevano un “bersaglio facile” o “troppo deboli ed impreparati”. La terminologia impiegata dai rappresentanti istituzionali in quei giorni di terrore dà l’idea della forte tensione accumulata. Il politico fiammingo Jambon, durante la trasmissione televisiva “De Zevende Dag” parlò di “ripulire” il quartiere di Molenbeek dagli immigrati; a tali dichiarazioni fece eco il Primo Ministro Michel, che usò termini forti: “È un problema gigantesco: al di là della prevenzione, ci dovremmo focalizzare maggiormente sulla repressione”.

La situazione è ancora seria, ma i quattro giorni di coprifuoco, in cui il livello di allerta fu portato a 4 (“attacco serio ed imminente”) a Bruxelles e a 3 (“possibile e verosimile”) nel resto del Belgio, sono finalmente superati. Il livello 4 comportava la chiusura di luoghi pubblici ad alta concentrazione di persone (scuole, metropolitane, musei, ristoranti); le strade di Bruxelles erano soffocate da un silenzio assordante.

Dopo avere ammesso le falle nei Servizi Segreti belgi, il premier Michel ha auspicato la nascita di un servizio d’intelligence europeo. L’attuale livello di allerta a Bruxelles oscilla tra 2 e 3. Tale situazione ha contribuito ad alimentare le discussioni attorno al Patto di Schengen, che permette la libera circolazione di persone e beni nell’Unione Europea.

A Bruxelles da novembre l’esercito è schierato a costante pattugliamento di luoghi cardine come la Grand Place o l’aeroporto di Zaventem.

Ho visitato altre città e ho notato che anche lì, per aumentare la sicurezza, alcuni soldati sono presenti. Invece la situazione è tranquilla nei paesi di campagna immersi nella pianura sconfinata del Belgio.

Spero di essere riuscito a darvi un quadro abbastanza realistico di quanto sta accadendo in Belgio. Ci rivediamo a Pasturo quest’estate!

 

 

                                                                              Mauro Platti

 

IL GRINZONE n. 54