PASTURO ACCOGLIE IL CARDINAL RAVASI
17 APRILE 2012 «Antonia vi ha insegnato
ad amare la vostra terra»
«Un percorso ricco di evocazioni e suggestioni». Con queste parole il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, ha riassunto il suo giro a Pasturo – «un pellegrinaggio», lo ha definito lui stesso, ad alcuni dei luoghi dove Antonia Pozzi ha vissuto molto tempo dei suoi brevi anni – che ha avuto due tappe, la casa dei lunghi soggiorni estivi (dove hanno accolto il cardinale suor Onorina Dino, che custodisce l’eredità di Antonia Pozzi, e Graziella Bernabò che ne è la biografa) a partire dal 1918, e il cimitero, dove la poetessa, nata nel 1912 e morta solo 26 anni dopo, nel 1938, è sepolta, come lei stessa aveva desiderato, «perché pensare d’esser sepolta qui – scrisse un anno prima della morte – non è nemmeno morire».
Due tappe prima di raggiungere la chiesa parrocchiale, dove il cardinale Ravasi ha presieduto la celebrazione liturgica nel presbiterio dominato dai due grandi affreschi che Carpi ha dipinto collocando anche la figura di Antonia nelle due grandi scene di Gesù tra i bambini e del funerale della Vergine. Ai quali ha fatto riferimento proprio il sindaco del paese, Guido Agostoni, salutando il porporato e ringraziandolo per aver accettato l’invito a Pasturo. E ha fatto poi riferimento lo stesso cardinale, richiamando la cornice dei sentimenti e degli affetti, con l’invito a rivolgere lo sguardo verso l’alto, in compagnia della poetessa Antonia Pozzi.
Un invito che l’attrice Elisabetta Vergani ha subito tradotto con un’appassionata lettura di una delle poesie più belle di Antonia Pozzi, «Preghiera».
Il cardinale Ravasi ha poi concluso con una consegna a tutta la gente di Pasturo sull’esempio della poetessa: «Antonia Pozzi vi insegna ad amare la vostra terra e a ritrovare in essa i grandi segni del Mistero, i grandi segni di Dio».
Ecco perché la poesia è così importante: essa scrive nel libro segreto della nostra anima quel codice genetico fatto di ciò che ci fa essere ciò che siamo, il nostro modo di essere nel mondo, il nostro modo di dare un senso a quello che ci circonda. La Chiesa ha sempre capito che c’è un modo molto semplice di predicare, e anche molto efficace: attraverso la bellezza.
Adesso non si potrà più continuare a lavorare sugli scritti di Antonia Pozzi prescindendo dalle parole del cardinale Gianfranco Ravasi, fissate in queste pagine.
Angelo Sala
Il SALUTO DEL SINDACO Guido Agostoni
“La tenace conchiglia”: con questo titolo Lei, Eminenza, prendeva spunto dalla poesia L’allodola di Antonia Pozzi per ricordare, su Avvenire del 23 luglio 2011, “la virtù della tenerezza, fatta di affetto, di finezza, di dolcezza, di intensità”.
Questa lettura ha costituito l’aggancio per cui mi sono permesso di invitarLa a Pasturo, a visitare i luoghi di Antonia Pozzi, i luoghi dell’anima.
La sua risposta puntuale mi ha confermato che ci sarebbe stata un’occasione propizia per averLa tra noi. E l’occasione è stata offerta ancora una volta da padre Turoldo, lo stesso padre Turoldo che – come scrive nel suo articolo sull’Osservatore Romano – le aveva fatto conoscere “l’orizzonte umano e poetico di questa donna”, appunto Antonia Pozzi.
Grazie allora, Eminenza, per questa Sua visita a Pasturo, un paese i cui abitanti incontrano Antonia Pozzi fin da piccoli, frequentando l’asilo a lei intitolato; la incontrano anche in questa Chiesa osservando i grandi dipinti del Carpi sulle pareti a fianco dell’altare. Infine, quando accompagnano i propri cari o li vanno a ricordare, incontrano Antonia Pozzi al cimitero, perché qui a Pasturo lei volle essere sepolta.
Ma non è una presenza ingombrante, pesante, eccessiva …
È una presenza discreta, sommessa, come discreta era Antonia, che pure coi bambini di Pasturo si sentiva “morire di vergogna / davanti ai loro occhi tondi di passeri”. E aggiungeva: “(…) vorrei essere come loro, /piccina, povera, oscura” (Rossori).
Il percorso dei pannelli, recentemente inaugurato, e che Lei Eminenza ha avuto modo di osservare, si colloca in questa attenzione, discreta ma puntuale, che vede Antonia – con le sue fotografie e con i suoi versi - presente fra le nostre strade, fra le nostre case, fra la gente di questo paese, dove – come ci ha ricordato Onorina Dino durante l’inaugurazione – “trovava il luogo privilegiato per sciogliere in canto le emozioni e i sentimenti vissuti altrove, perché a Pasturo la sua ansia si placava, il suo dolore si pacificava”. Per questo desiderava che anche le persone, cui aveva voluto bene, venissero qui.
L’augurio che rivolgo a tutti prende spunto da uno degli affreschi del Carpi, prima citati, quello che vede Antonia accompagnare a Cristo i fanciulli. Penso abbia un alto valore simbolico e ben augurante, soprattutto per i nostri bambini, ragazzi, giovani: la poesia, la fotografia, l’attenzione alla bellezza, rappresentate da Antonia, possano aiutare tutti a scoprire e a coltivare i valori profondi della persona umana, la relazione fra le persone e la relazione col trascendente, che soli garantiscono una piena disponibilità a vivere positivamente il tempo presente ed una speranza vera nell’affrontare il futuro.
Grazie ancora, Eminenza, per aver accettato l’invito e voluto condividere con noi questo ricordo.
IL GRINZONE N.39