Brughiera        

 

I

Accoccolato tra le pervinche

sfuggi

la furia ansante dei cavalli

e l’urlo

dei cani al sole.

 

Tu sei come il ramarro verde e azzurro

che del proprio rumore si spaura

e hai cari

questi ciliegi appena in fiore, quasi

senz’ombra

 

Tenui

profili di colline alle tue ciglia:

e all’orecchio

così curvo sull’erica riarsa

a quando a quando il rombo

dei puledri lanciati per la piana.

 

II

Con le farfalle raso terra

esitavi

al fiorire della ginestra:

e ad un tratto

enormi ali ti dà

quest’ombra trasvolante in rombo.

 

Ora ridi,

acciaio splendido,

all’ombroso

imbizzarrirsi dei cavalli, al pavido

balzare delle lepri fra i narcisi.

 

III

Indugiano

carezze non date

fra le dita dei peschi

e gli sguardi

d’amore che mai non avemmo

s’appendono alle glicini sui ponti -

 

Ma il fiume

è densa furia d’acque senza creste, nel grembo

porta profondi visi di montagne:

e all’immenso

svolto dei boschi trova lieve il vento,

tocca le fresche nuvole

d’aprile.

 

28 aprile 1937