A PROPOSITO DI SAN GIULIANO


Integrazione all’articolo di Marco Sampietro relativo all’affresco di san Giuliano ospitaliere che si trova nella Chiesa Parrocchiale di Pasturo (Il GRINZONE n.30).


I documenti del notaio Pastore della Chiesa fanno riferimento anche agli affreschi citati nell'articolo di Marco Sampietro. Infatti Pastore roga il testamento di un certo Giacomo, detto Machagius della Crotta, il quale nelle sue disposizioni testamentarie stabilisce che i suoi eredi debbano far dipingere nella chiesa di Sant’Eusebio di Pasturo “la figura della Madonna con il bambino, sant’Antonio eccetera”: figure che campeggiano a sfondo della scena con san Giuliano. L’aggiunta dell’eccetera potrebbe far supporre che Giacomo intendesse far raffigurare altri soggetti, secondo una tipologia a tal punto codificata da non esigere ulteriori informazioni. Penso sia però da escludere che si tratti della scena di san Giuliano, troppo rara per non richiedere precise indicazioni in merito.

D’altra parte le ricerche di Marchente e Colturali, riguardanti gli affreschi ritrovati nella Chiesa di Pasturo e pubblicate nel 1984, avevano ipotizzato che le figure, pur assemblate nel medesimo registro, appartenessero a linguaggi differenti, realizzati forse da mani diverse e in periodi distanti tra loro.

Se si ammette questa ipotesi, trova una sua collocazione anche la documentazione storica: Giacomo Machagius commissiona il dipinto della Madonna con Bambino e santi nel 1429, cioè dopo che la Chiesa aveva subito modifiche e ampliamenti, iniziati nel 1425.

Inoltre il notaio Pastore annota, senza precisare la data e su di un foglio libero all’interno del proprio cartulario (ma dalla collocazione archivistica si sa che il periodo è compreso tra il 1409 e il 1433) che “ser Gregorio de Calexaia doveva a Battistino, figlio del fu magister Pietro detto Clericus de Cataneo, la somma di una lira di imperiali per aver fatto dipingere nella chiesa di sant’Eusebio la figura della Maddalena” come aveva stabilito nel proprio testamento.

Angelo Borghi aveva ipotizzato, analizzando una vicenda giudiziaria del tempo (“Frammenti di pitture giottesche” in Valsassina, Vavarrone, Valdesino, n.2, 1968) che la raffigurazione di San Giuliano potesse essere collocabile nel 1468.

La successione di lasciti per interventi pittorici successivi conferma una pratica diffusa in tutta Europa e conosciuta con il nome di “cristianesimo civico”. Essa mirava a rendere sempre più ricco un edificio sacro, con continue aggiunte e modifiche nel tempo, perché questo era sentito come fulcro di un’intera comunità, capace di assumere un ruolo fortemente simbolico.

Posso aggiungere che lo stesso Giacomo detto Machagius dispone anche che i suoi eredi debbano fornire tutto il legname necessario, oltre a quello per la trave portante del tetto, per il restauro della chiesa di san Calimero e stabilisce che debbano lavorarci per una giornata intera; inoltre lascia una somma in denaro per restaurare anche la chiesa di San Giacomo (particolarmente pio o particolarmente peccatore?).

                                                                                   Rosalba Pensotti


IL GRINZONE n.33