SCOPERTO UN TAGLIAFERRI A GORIO
Sui monti di Pasturo, per la precisione in località Gorio (dial. Gòri, che, da un punto di vista puramente fonetico, potrebbe rappresentare un ipocoristico del personale Gregorio, e riportarsi quindi ad un antico proprietario del luogo), mi è stato gentilmente segnalato dall’amico Angelo Scandella di Barzio - che ringrazio - un inedito dipinto murale su un rustico di proprietà del sig. Giovanni Bergamini detto Lusèrta. L’affresco (misure: base: 100 cm; altezza 172 cm), recentemente restaurato da Marinella Vertemati con la collaborazione di Irene Oggioni (autunno 2010), raffigura una Madonna della Cintura tra i Santi Giuseppe e Rocco. La Vergine, assisa su un trono di nubi, in veste rossa e avvolta da un manto di colore azzurro intenso, tiene in braccio il Bambino Gesù: entrambi hanno in mano il lembo di una cintura, che simboleggia la penitenza e da cui prende nome questa Madonna, la cui devozione si diffuse per lo più in seno all’ordine agostiniano giungendo in Valsassina probabilmente grazie alle monache di quella regola che vivevano nel non lontano monastero del Cantello di Concenedo. In adorazione sono sulla sinistra San Giuseppe, rappresentato in ginocchio e con in mano la verga prodigiosamente fiorita, per la precisione con fiori di giglio, che indica purezza, verginità e, sulla scorta del riferimento ai gigli del campo (Mt 6, 28), anche totale affidamento a Dio, e sulla destra San Rocco, che la devozione popolare ha eletto, assieme a S. Sebastiano, a protettore contro le pestilenze, rappresentato – un poco rudemente – in abito da pellegrino: sulle spalle porta la mantellina (denominata, da lui, “sanrocchina”) e tiene il bastone o bordone (attributo del pellegrino) a cui è appeso un cappello a larghe falde (detto “petaso”); con l’altra mano solleva la tunica e mostra il bubbone della peste aperto sopra una coscia; immancabile – come di norma – il cagnolino con il pane in bocca.
Dalle iscrizioni si ricavano informazioni sul nome del committente e sull’epoca di esecuzione dell’opera (“BERGAMINI GIUSEPPE E FIGLI F.F. 1881”), mentre in basso è riportata una invocazione alla Vergine (“RICORDA O SANTA VERGINE / CHI IL TUO SOCCORSO IMPLORA / PREGA PER NOI L’ALTISSIMO / ADESSO E NELL’ULTIMA ORA”).
Anche se l’affresco non è firmato, l’opera potrebbe essere stata eseguita da Luigi Tagliaferri di Pagnona (1841-1927), date le affinità stilistiche con altri suoi affreschi che realizzò in più di centoottanta chiese, nonché in non poche edicole votive, in tutta la Lombardia, Pasturo compreso, dove nel 1873 aveva già affrescato per conto della parrocchia di Pasturo i vasti riquadri della facciata del Sant’Eusebio (a sinistra due santi Vescovi, identificati con i Santi Eusebio e Biagio o Calimero, al centro l’Annunciazione, a destra i Santi Giuseppe e Rocco). Ne è convinta anche Alessandra Di Gennaro che ha recentemente studiato il ciclo di affreschi del Tagliaferri nella chiesa di San Zeno a Olgiate Molgora e la sua produzione in Brianza: “L’autografia del Tagliaferri, a mio avviso, c’è – per quanto concerne l’affresco di Pasturo – anche se in parte compromessa da interventi successivi (non certo imputabili al recente restauro conservativo, ndc). L’impianto compositivo, la tavolozza, parte del volto della Vergine (sebbene il profilo del naso sia stato rimodellato) e del Bambino (il cui sguardo è un poco “oleografico”) rivelano la maniera del pittore. La figura più autentica, perché meno interessata da interventi integrativi, è quella del San Giuseppe dove si apprezza l’arte del Tagliaferri nella sua integrità”.
E’ interessante notare che lo stesso soggetto iconografico compare in un altro affresco devozionale popolare, commissionato da due sorelle Casari e realizzato nel 1881, già su un rustico in località Gagginallo nel comune di Barzio, ove si conservano ancora le tracce, e oggi conservato nella chiesa di S. Maria Assunta a Concenedo: al posto della Madonna della Cintura troviamo l’Assunta. La mano – anche in questo caso – sembra proprio essere quella del Tagliaferri che, per far fronte ad una vastissima richiesta di soggetti devozionali, si serviva dei medesimi cartoni preparatori per adempiere all’esecuzione di soggetti affini, come è stato dimostrato da Alessandra Di Gennaro per la Gloria di San Zeno nella omonima chiesa di Olgiate Molgora che richiama molto da vicino quella di San Martino (1885-89) nella parrocchiale di Sovere (BG) o quella di San Cassiano (1886) dipinta entro medaglia nella parrocchiale dei SS. Gervaso e Protaso a Macherio (MB). Quanto al soggetto iconografico, si può altresì segnalare che la coppia San Giuseppe e San Rocco è documentata anche nella chiesa di S. Maria Bambina in Maggio, frazione di Cremeno: nel 1855, infatti, veniva edificata una cappella dedicata a questi due santi, benedetta il 20 marzo 1856, e nel 1920 veniva realizzata una pala in loro onore dal prof. Da Re di Milano.
Si arricchisce così di una nuova opera la già ricca produzione artistica di Luigi Tagliaferri e dopo questa ennesima “scoperta” ci si augura che venga presto ricostruito su basi filologiche il catalogo al fine di risarcire criticamente la personalità di questo artista tanto prolifico quanto ancora poco indagato.
Marco Sampietro
IL GRINZONE n.36