DANILO VITALI  -  LA VIA DEL RAME

 

LA VIA DEL RAME è il titolo di una mostra allestita nell’ex chiesa di S. Nicolao a Bellano dal 24 agosto al 15 settembre 2013 e del relativo catalogo che, per la prima volta, presentano l’opera di un artista che la stampa ha definito come esordiente tardivo. Danilo Vitali, scultore che si è specializzato nella lavorazione a bulino di lamine di rame brunite e argentate, pur appartenendo alla classe 1935, ha operato finora da outsider: non provenendo dall’Accademia e non avendo mai tenuto mostre, il suo nome è completamente sconosciuto alla letteratura artistica, anche locale.
   È nato a Bellano (fratello del pittore Giancarlo che tanto ha lavorato a Pasturo e zio dello scultore Velasco), tra i tredici e i venticinque anni ha lavorato come lattoniere, quindi per un decennio in pescheria, fino al 1970 quando ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alla scultura. Inizialmente ha sviluppato la tecnica dello sbalzo e cesello su lastra di rame realizzando sostanzialmente bassorilievi bidimensionali anche su disegno altrui. Solo successivamente ha iniziato a realizzare opere personali a tutto tondo, come quelle esposte a Bellano: soggetti della propria cultura, in primis i temi della pesca e del bosco, ma anche fiori, verdura e animali.
   Nonostante Vitali e la critica si siano a lungo ignorati, la sua fama di scultore si è diffusa abbastanza rapidamente in Valsassina e nei paesi del Lario orientale, come testimonia un cospicuo gruppo di opere che ha realizzato in diversi cimiteri della regione. Il censimento attualmente in corso delle sculture firmate presenti nell’area (in un prossimo numero del Grinzone alcune anticipazioni sulle opere pasturesi), ha individuato quattordici sue realizzazioni nei cimiteri del territorio posizionandosi tra gli autori più attivi nel territorio.


                 

Le opere presentano evidenti caratteristiche comuni che le rendono facilmente riconoscibili ed apprezzabili: medesima tecnica, medesimo materiale, presenza della firma, assenza della data, dimensioni confrontabili. Caratteristica comune a quasi tutti gli scultori del Lario orientale è l’estremo localismo della produzione: gli autori difficilmente realizzano opere fuori dal proprio paese. Così è quel magnifico contenitore di arte che è il cimitero di Bellano a conservare il maggior numero di opere di Vitali: la Pietà della tomba Dajelli, la barca Lucia della Valentini, la Pietà della Morganti, l’Addolorata della Denti, le Tre fanciulle dolenti della Vitali, la più recente Madonna con il Bambino e un angelo della Colombo in cui le figure sono scontornate e l’autore esce dalla rigidità della cornice rettangolare di tutte le sue altre realizzazioni cimiteriali, la Croce e albero della Cornara e le due lamine in dialogo della Balbiani con una Mano inchiodata alla croce e le Mani congiunte in preghiera. Opere isolate sono a Dervio (Gesù Sacro Cuore della tomba Caminada), Taceno (le medesime Tre fanciulle dolenti di Bellano sulla Rossi), Primaluna (Dolente scontornata della Rossi) e Ballabio Superiore (Pietà della Invernizzi che utilizza il medesimo disegno della Morganti di Bellano, modificando la cromia). L’opera di dimensioni maggiori è il Crocifisso della cappella Bonafede di Varenna in cui all’incrocio dei bracci lignei si trova la figura di Gesù, alle tre estremità inferiori altrettanti sbalzi di gocce di sangue e in quella superiore il cartiglio INRI.
   Il dialogo tra le diverse lamine di cui si compone l’opera è una caratteristica frequente nelle opere di Vitali (a Varenna e in un caso a Bellano) e abbastanza inconsueta nei nostri cimiteri dove in genere l’elemento scultoreo è unico. Il cimitero di Pasturo ne offre un esempio significativo sulla tomba dei sacerdoti del paese dove la struttura del monumento si è prestata ad accogliere una lamina centrale di dimensioni maggiori (80x60 cm) e due laterali minori (65x23 cm). Le figurazioni esulano dalla tradizione locale che vede la netta prevalenza di immagini di Gesù e della Madonna, o dell’insieme delle due in pietà e compianti, per dirigersi verso elementi simbolici replicati dall’autore anche a Bellano. La scultura centrale presenta l’abbraccio di due Mani, quella di destra una Croce e albero dallo stesso disegno utilizzato a Bellano e quella di sinistra i Simboli eucaristici del Pane spezzato e del Sangue versato nel calice accompagnati da una candela accesa, chiaro riferimento al ministero dei sacerdoti qui sepolti.
   Il legame ormai cinquantennale tra Pasturo e i fratelli Vitali, nato sotto la guida culturalmente illuminata del compianto parroco don Tullio Vitali, ha favorito la realizzazione in paese di una seconda opera di Danilo, la Madonna con Gesù Bambino e due scolari della santella inserita nel muro di cinta delle scuole che ha recentemente sostituito il dipinto realizzato da Giancarlo nel 1965. Nel 2007 l’affresco danneggiato è stato strappato e Giancarlo ha proposto di ridisegnare il soggetto che poi Danilo ha tradotto su rame (cfr. Grinzone n° 21).

 

                                                                       Federico Oriani

 

IL GRINZONE n.45