MASTRO GIUSEPPE ZANORA A PASTURO
Nel 1775 il capomastro di Acquate fu il progettista del coro semicircolare
del presbiterio della chiesa parrocchiale di S.Eusebio
Per tutto il Settecento si registra in Valsassina, e non solo, una fiorente edilizia religiosa dovuta all’esigenza di edificare nuove chiese o di rinnovare, ristrutturare e ampliare quelle già esistenti, in relazione a precise istanze ideologiche, religiose o di carattere pratico, dovute quest’ultime alla necessità di una continua espansione demografica. Si pensi, tanto per fare un esempio, alla chiesa di S. Maria Assunta in Taceno, che tra il 1740 e il 1747 fu completamente ricostruita in proporzioni maggiori e la cui grandiosa realizzazione costituì forse il maggiore cantiere valsassinese di tutti i tempi, perfettamente documentato dalle carte dell’archivio parrocchiale. Anche il S. Eusebio non fu ‘risparmiato’ da queste iniziative volte a conferire una sempre crescente dignità al sacro edificio: ne è un esempio eloquente l’imponente altare maggiore in marmi rari e preziosi del 1777, opera di Carlo Maria Giudici, di cui abbiamo già avuto modo di parlare sulle pagine di questo periodico (a. 11, n. 40, ottobre 2012, pp. 12-14). Strettamente legato a questo altare è il coro semicircolare con stalli che chiude il presbiterio quadrangolare. Esso fu realizzato nel 1775 e furono coinvolte maestranze locali: furono infatti attivi su questo cantiere Paolo Aliprandi e suo figlio, i manovali Carlo Costadoni, Bartolomeo Ticozzelli, Giuseppe Bacconi ed Eusebio Bastianelli, mastro Francesco per le “ferate del coro”, mastro Pietro Pigazzi (“pigaci”) per le “finestre del coro” e Carlo Cantino “vetriaro”. È interessante notare la presenza degli Aliprandi, una famiglia di origine intelvese che diede vita a Pasturo ad una proficua ‘bottega’ di stuccatori specializzandosi non solo nella decorazione a stucco ma anche nelle arti murarie e affini che esercitava con maestria a partire fin dai primi decenni del Seicento. Ma chi diresse i lavori del coro pasturese? Chi ne fu il progettista? Nel caso delle opere architettoniche del passato è sempre difficile, in mancanza di appigli documentali, sbilanciarsi in attribuzioni di paternità dal momento che un tempo non esisteva la prassi dei chilometrici curriculum professionali dove gli odierni archistar non mancano di esibire indistintamente tutti i frutti della loro produzione (dal grande “progetto” fino al singolo e infinitesimale gesto grafico). Ma talvolta dalle polverose carte d’archivio emerge il nome dell’archistar, come nel caso del coro pasturese. Il progettista, come risulta dal libro B dei pagamenti del S. Eusebio di Pasturo, fu “Mastro Gioseppe Zanola”, cioè Giuseppe Zanora di Acquate. Chi era costui? Lo Zanora fu un capomastro molto attivo nella seconda metà del Settecento nel Lecchese e precisamente: nel 1757 a Rancio di Lecco nella chiesa di S. Carlo a Castione sistemò la facciata con l’erezione del portico a tre fornici su colonne snelle e senza base; nel 1762 a Laorca fu l’artefice delle cappellette della Via Crucis, come risulta dal frontespizio del registro dei matrimoni di Laorca che riporta: “Adi 24 Ma(ggi)o 1762 primo giorno delle littanie mag(gior)i si diede principio alla fabrica della via crucis essendo capo mastro Giuseppe Zanora d’Acquate sumptibus devotorum (cioè a spese dei devoti)”; tra il 1775 e il 1777 a Ballabio Superiore diresse il sopralzo della chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta; tra il 1775 e il 1776 a Cortabbio realizzò assieme al parente Angelo la facciata a capanna della chiesa di S. Maria Bambina; tra il 1781 e il 1784 a Ballabio Inferiore costruì la chiesa di S. Lorenzo; a Cremeno tra il 1782 e il 1783, assieme a Santino Ossola, progettò il rifacimento dell’oratorio di S.Rocco con la realizzazione delle volte, la sistemazione dell’altare e la posa della croce in ferro ad opera di Cesare Combi; nel 1784 restaurò la prima cappella a destra della chiesa di S. Giorgio che, fino al tardo Ottocento, ospitava un Crocifisso andato poi disperso; tra il 1792 e il 1794 a Castello di Lecco ricostruì interamente il campanile della chiesa parrocchiale dei SS.Gervasio e Protasio sulla cui base è graffito l’anno 1794, con cupoletta di Ambrogio Viganò.
Con queste note si è cercato di fare il punto su un capomastro di cui si auspica in un prossimo futuro di metterne meglio in evidenza il ruolo che ebbe nell’architettura religiosa del Settecento lecchese.
Marco Sampietro
IL GRINZONE n. 55