16pt;">DIVENTARE "HOSPITALERO"  

 


Il Cammino di Santiago credo faccia parte di un immaginario collettivo, una conoscenza più o meno diffusa di un pellegrinaggio che ha attraversato la storia dal Medioevo fino ai nostri giorni.

Oggi non è più soltanto un pellegrinaggio di preghiera, di espiazione e devozione riservato ai soli credenti, oggi il Cammino è in grado di abbracciare molte delle manifestazioni di laicità o di religiosità, con ciascuno alla ricerca di un proprio cammino, di una propria conoscenza e interpretazione di se stesso, del tempo, dello spazio, di una propria “intimità” laica o religiosa che sia. E così anch’io, come tanti, dopo aver intrapreso il Cammino di Santiago, ho continuato a ricercare questi momenti di silenzio e solitudine alternati ad incontri di amicizia e convivialità, nella scelta di percorsi e sentieri che mi portassero a incontrare e scoprire spazi, luoghi e persone che altrimenti non avrei incontrato nei viaggi tradizionali o consumati in tempi rapidi e veloci.

Anche l’Italia è ben provvista e attrezzata da cammini interessanti che sono stati per me occasione di altri momenti di incontro e scoperte, di conoscenza di persone anche molto diverse e lontane dalle mie esperienze. Ci si conosce camminando e faticando insieme, a volte chiacchierando e a volte affrontando lunghi chilometri di silenzio.

La solitudine degli spazi è l’occasione per creare l’interesse immediato in un incontro, per uno scambio di battute, per un sorriso e per una disponibilità ad un confronto; ognuno, col proprio passo, affronta la tappa del giorno, ed è alla fine del percorso, quando un ostello ti accoglie, ti liberi dallo zaino e godi di una doccia calda, che l’occasione di sedersi e ritrovare tutti i pellegrini si materializza e il piacere di parlare e conoscere diventa evidente. Le persone si aprono, cadono barriere o timidezze, si annusa il piacere di vedere o rivedere qualcuno disposto con te a condividere un’amicizia o anche solo il piacere di sedersi a tavola e consumare la cena assieme.

Credo che il momento della cena abbia in sé un po’ di magia: riunirsi attorno ad una tavola, ritrovarsi fra persone provenienti da più parti del mondo, condividere esperienze e racconti che via via si palesano… La cena, durante il cammino, è un momento di grande mediazione, dove le differenze caratteriali si assopiscono e si esaltano sentimenti di condivisione, di gentilezza e di ascolto, un momento in cui, la presenza dell’hospitalero, (il/la responsabile della struttura) diventa catalizzante per tutto il gruppo. Del resto è la figura che ti apre la porta di una struttura che diventa subito casa, dove trovi non solo una camera a tua disposizione ma altre persone che condivideranno con te spazi e racconti. È così che cominciò ad affascinarmi il ruolo dell’hospitalero, colui che ti accoglie negli ostelli, che ti offre subito un bicchiere di acqua, ti chiede come stai e di che cosa hai bisogno.

Ed è spesso l’hospitalero che si mette a disposizione per preparare la cena collettiva da condividere con tutti, colui che farà da mediatore tra tutti, che offre la sua disponibilità ad ascoltare e interpretare le mille emozioni o esperienze vissute.

Per queste ragioni decisi di approfondire e verificare la possibilità di essere volontario all’interno degli albergues in Spagna (così si chiamano in Spagna gli ostelli) e di quelli in Italia dove la gestione fosse di volontariato e dove le strutture si aprissero ai pellegrini solo con un riconoscimento economico volontario. Certamente la Spagna ne è molto ricca e gli albergues sono assai diffusi, ma anche in Italia, a fianco di Monasteri o Conventi disponibili, iniziano a proporsi, soprattutto lungo la via Francigena, spazi che Comuni o Parrocchie mettono a disposizione.

Ho così frequentato un corso di tre giorni aperto solamente a chi aveva già affrontato un cammino lungo almeno 400 Km continuativi, un corso dove le esperienze e le difficoltà vengono messe a nudo e dove l’aspetto romantico deve fare i conti con la realtà! L’hospitalero deve pulire e garantire le norme igieniche indispensabili per una comunità, ogni giorno deve pulire le stanze, i servizi igienici, deve rifornire la dispensa per i bisogni e le necessità dei pellegrini. Deve collaborare nella preparazione della cena, preparare la colazione e quindi essere a disposizione sin dal mattino! Se si accolgono i pellegrini alla sera, al mattino si salutano e si accompagnano nei rituali della partenza...

Naturalmente oltre al lavoro pratico, è necessario essere capaci di accogliere ed ascoltare i bisogni e le esigenze di tutti, a volte più facile a dirsi che a farsi, ma l’atmosfera della cena condivisa, tra sorrisi e racconti, diventa una ricompensa impagabile per gli sforzi fatti. Ogni giorno cambia, volti e umanità si presentano e lasciano brandelli di vita che, se raccolti, diventano un puzzle infinito di volti e storie intrecciate e multiformi. Nella medesima serata si possono ascoltare le esperienze di una trentenne neozelandese che lavora fra Siria, Palestina e Giordania nello sminamento di mine antiuomo (e già questo ti travolge nel pensiero dell’eterna guerra palestinese), e poi conoscere un ultrasettantenne che cammina e cammina con 4 siringhe di insulina al giorno; poi ancora fare la conoscenza di una badante ucraina che viaggia con una cuoca russa entrambe operanti in Italia, ma anche incontrare una orgogliosa madre cilena di sei figli che condivide con tutto il gruppo tramite WhatsApp poiché sparpagliati fra Australia, India, Stati Uniti; poi il giorno successivo incontrare un anziano ultraottantenne canadese che sta percorrendo tutta la via Francigena da Londra a Roma, o il gruppo di amiche sessantenni o un giovane in cammino da oltre un anno, con tappe nelle varie città per raccogliere qualche soldo suonando; o ancora un monaco buddista che ha vissuto cinque anni in un monastero tibetano; e via via ogni giorno, incontri di varia e fantastica umanità.

L’Hospitalero non viaggia, sta fermo! È il mondo intero e vario che gli si offre e che ogni giorno fa una sosta e, prima di partire, lascia una parte di sé.

                                                                                

                                                                                                                Pope


IL GRINZONE n.82