RITROVARE LE RADICI TRA LE CARTE DEI NONNI

 

A Civate, presso l’antico monastero di San Calocero, si è svolto un convegno dedicato ad un personaggio che vanta antiche origini pasturesi e che ha avuto un ruolo molto importante nel panorama scientifico italiano della prima metà del Novecento. Si tratta di mio nonno, prof. Casimiro Doniselli (1876-1960), Direttore dal 1912 al 1951 dell'Istituto Civico di Psicologia del Comune di Milano, docente universitario, figura chiave e pionieristica della psicologia sperimentale e della psicofisiologia del lavoro. In tarda età, ritiratosi a vita privata a Civate, è stato l'animatore di un vero e proprio “Cenacolo Civatese”, dedicato alla musica classica e alla poesia.
L’archivio documentale di Casimiro Doniselli, conservato dalla mia famiglia a Civate, è stato inserito, grazie al contributo di quel Comune, in un più ampio progetto di valorizzazione degli Archivi Storici della Psicologia Italiana, attualmente in corso presso il Centro Aspi (Archivio Storico della Psicologia Italiana) dell’Università degli studi di Milano-Bicocca. Al termine del riordino, sarà pubblicato on-line sul portale www.aspi.unimib.it.

Come discendente ho aderito con entusiasmo al progetto dell'Aspi che ha dato la possibilità di mettere a disposizione della comunità scientifica e non solo, il lascito intellettuale, umano e professionale del nonno Casimiro, salvandoli dall'oblio. Ritengo, infatti, che sia un modo di onorare la memoria dei miei avi, nella convinzione che la nostra identità di individui e di comunità si è configurata anche grazie all'operato di coloro che ci hanno preceduto.
Personalmente, inoltre, da sinologa quale sono, devo aggiungere che condivido pienamente l'idea di fondo che sottende uno dei fondamenti della cultura cinese confuciana, nell'ambito della quale gli antenati sono tenuti in grande considerazione e fatti oggetto di veri e propri riti di commemorazione e di “inclusione” nella realtà quotidiana. Infatti, sono percepiti come la radice dei singoli individui e come il collante della famiglia; un'entità, la famiglia, che da sempre è ritenuta il nucleo fondante e unificatore della comunità, il perno – l'unico valido - su cui costruire una società ordinata e armoniosa. Dunque per me un motivo in più per tenere viva la memoria del nonno attraverso questa iniziativa.
In questo stesso spirito, il convegno organizzato dal Comune di Civate ha fornito lo spunto per approfondire la ricerca delle radici della mia famiglia; un percorso che mi ha portato a Pasturo.
Qui, infatti, il 2 luglio 1802 nasce Giovanni Maria Doniselli, il mio trisnonno, figlio di Dionigi e di Cristina Maria Invernizzi.
Studente brillantissimo prima del Liceo S. Alessandro (oggi Beccaria) di Milano e poi dell'Università di Pavia, consegue nel 1829 la laurea in medicina e chirurgia con il massimo dei voti, tanto che è proposto per un corso di perfezionamento a Vienna, al tempo la più prestigiosa scuola di specializzazione d'Europa (oltre che capitale dell'Impero Austro-ungarico di cui la Lombardia era allora parte integrante). Rinuncia a questa straordinaria opportunità per nostalgia di Pasturo e per senso di responsabilità nei confronti della madre, rimasta vedova in giovane età. Accetta, invece, nel 1830 la condotta medica a Civate e Malgrate ed è nominato chirurgo a Valmadrera.

Quindi lascia la natia Valsassina – ma senza allontanarsene troppo! - e si stabilisce a Civate, acquistando una casa con annessi, accessori e terreni circostanti. Tuttavia non perderà mai l'abitudine di fare frequenti visite alla famiglia a Pasturo, talvolta percorrendo l'intero cammino a piedi.
Nel 1834 prende in moglie Carolina Fumagalli, legandosi così con un vincolo di parentela, oltre che di consolidata amicizia, allo storico valsassinese Giuseppe Arrigoni che aveva sposato una delle sorelle di Carolina. Dal matrimonio tra il il 1836 e il 1850 nascono otto figli, alcuni dei quali resteranno a Civate, attivamente integrati nella vita di quella comunità, mentre altri si trasferiranno per esigenze professionali a Como e a Milano.
Giovanni Doniselli è un medico molto amato e molto stimato, sovente chiamato a consulto, per i casi più complessi e delicati, in tutto il circondario e perfino a Milano. Rimane in attività fino in età molto avanzata e quando, nel marzo 1879, l'autorità sanitaria dell'epoca, complice l'amministrazione comunale di Civate, nell'indignazione generale lo mette in pensione forzatamente, inviando un sostituto, secondo quanto riporta la stampa dell'epoca (Il Corriere del Lario, marzo-maggio 1879) pare che si siano verificate vivaci manifestazioni di malcontento da parte dei suoi assistiti e vere azioni di boicottaggio nei confronti del nuovo venuto.
Giovanni Doniselli è stato non solo un medico di straordinaria capacità e dedizione, ma è stato un vero e proprio erudito ottocentesco, sia in campo scientifico sia in ambito umanistico, in quanto bibliofilo e approfondito studioso della storia locale. Mentre, da esperto in farmacologia, sperimenta la coltivazione di piante medicinali nella serra del giardino di casa e mentre promuove una vivace attività domestica di bachicoltura, dedica il tempo libero alla stesura di saggi e opere letterarie.
Tra il 1838 e il 1841 è autore di unavoluminosa Storia Ecclesiastica, rimasta manoscritta. Dopo l'epidemia di colera dilagata nel 1855, pubblica per i tipi dell'Editore Sonzogno di Milano, Cenni storici sull'epidemia che ha dominato nel comune di Civate nell'anno 1855, in cui fornisce dati statistici, tecnici e scientifici su quell'epidemia, come era stato richiesto dall'amministrazione del Lombardo Veneto a tutti i medici operativi in quel frangente; vi aggiunge un'appendice - Abbozzo sullo stato mentale delle popolazioni foresi - nella quale delinea, con una verve narrativa degna di nota, un'analisi socio psicologica ante litteram, descrivendo l'atteggiamento degli abitanti, le reazioni delle persone, lo sgomento e l'incredulità di fronte alla devastazione portata dal colera. La pubblicazione, di gradevolissima lettura ancora oggi, è accolta dai contemporanei con molto favore e con grande apprezzamento.
Negli anni tra il 1856 e il 1858, Giovanni Doniselli scrive anche due romanzi storici.
Il primo, pubblicato a puntate molti anni più tardi, ma con grande successo, nelle appendici de Il Resegone, è intitolato Giovanni della Torre o il Cavalier Verde; è ambientato al tempo della Crociata di Federico II, prende spunto da personaggi e antiche storie locali della Valsassina e si sviluppa con un intreccio sorprendentemente fantasioso, tanto che oggi potrebbe costituire un ottimo soggetto per un'opera del genere “fantasy”.
Anche il secondo romanzo, rimasto inedito e intitolato Il Curato di Pasturo, coniuga episodi e personaggi della storia locale della Valsassina, con una salda conoscenza del quadro storico generale (in questo caso gli anni della conclusione del Concilio di Trento) e con una fervida fantasia, in grado di elaborare gli intrecci più sorprendenti.
Il 17 febbraio 1890 Giovanni Doniselli si spegne, tra il cordoglio generale, a Civate, dove è tutt'ora sepolto in una semplice tomba in stile neogotico, al centro della parte vecchia del cimitero. Necrologi sono pubblicati a Lecco su Il Resegone e a Milano su Il Corriere della Sera, mentre viene stampato un opuscolo In memoria, contenente un profilo biografico, alcuni necrologi e il testo del Discorso del M.R. Parroco di Civate, don Paolo Cassina, letto in Chiesa davanti alla bara del defunto Dott. Giovanni Doniselli.
Oggi, le sue opere, sia pubblicate sia manoscritte, sono conservate nella casa di Civate, insieme ad una ponderosa documentazione, consistente in studi medico-scientifici, sintesi, analisi statistiche, studi sulle erbe e sulle piante (vi è anche un erbario), saggi (a partire da De polyura, tesi di laurea di Giovanni Doniselli), lettere e altri scritti. Anche questo, dunque, un archivio documentale che la famiglia conserva nello spirito della valorizzazione della memoria degli antenati e di rafforzamento delle ritrovate radici.

 

 

                                                               Isabella Doniselli Eramo


IL GRINZONE n.46