DALLA VALSASSINA ALL'INDIA
Creata nel 2006, la Rickshaw Run è una corsa su 3 ruote, i cui partecipanti sono chiamati a fronteggiare ogni giorno i misteri, le insidie e le meraviglie della magica India. Si parte senza sapere “se ce la farai”. Uno di quei casi per cui vale pienamente il detto: “Quel che conta non è la destinazione, ma il viaggio”. L’avventura, più che il risultato… Si corre su risciò a motore, quelli che in molte parti del mondo vengono chiamati tuk tuk, ma che in Italia possiamo tranquillamente chiamare col nome originario: Ape Piaggio, monocilindrico, che sviluppa 7 cavalli di potenza… Il tutto anche a scopo benefico. Con vero spirito ambientalista, ogni team è chiamato a raccogliere dei fondi da donare in beneficenza.
Quest’anno anche un “pasturese” si è lanciato nell’avventura…
Gennaio 2018
Una particolare gara di beneficenza in India a bordo di un autentico Rickshaw, dal nord ovest (Jaisalmer) fino al sud (Cochin), facendo 3200 km senza assistenza in strada e senza itinerario programmato, con un mezzo inadatto per fare questo percorso, ma soprattutto solo con una cartina dell’India. Tutto queto per tre motivi:
1 perché non siamo persone da discoteca, party e villaggi turistici;
2 perché amiamo la natura, siamo tre agronomi e volevamo vedere piante e animali lontani dall’Europa;
3 per fare qualcosa di buono per gli altri.
Presento il team “Taragna warriors”:
Sofia Bianchessi, 25 anni, di Cinisello Balsamo, canoni estetici occidentali: carnagione chiara, occhi azzurri e capelli biondi. Ottima conoscenza dell’inglese essendo stata in Canada un anno intero. Ama il buon vino, adora ridere, ha la capacità di addormentarsi in qualsiasi posto e sa guidare, forse, la bicicletta. Lavoro: imprenditrice agricola, con un’azienda di piante medicinali in provincia di Verona.
Claudio Brena, 25 anni, bergamasco atipico (non usa “pota” come intercalare), alto, occhi scuri, carnagione chiara, inglese perfetto, lavora e convive con Sofia a Verona, esperto in piante e amante della natura. Ottime capacità di organizzazione, mai smontato un motore, adora i cibi piccanti e ama far ridere Sofia.
Maurizio Domeneghetti, 25 anni, di Pasturo, trapiantato “nello stato di Cortabbio-Primaluna”, occhi scuri, capelli scuri e carnagione olivastra (un vero indi!). Lavoro: imprenditore agricolo nell’azienda di famiglia, allevamento di capre da latte e trasformazione. Primo ricordo dell’infanzia: sulle gambe del papà gira lo sterzo del trattore; ha imparato prima a mungere le sue capre che a camminare, ha smontato qualche volta un motore, ma alla fine rimaneva sempre qualche pezzo inutilizzato… Livello d’inglese: “Gesticoliamo che è meglio!”.
Le 1000 sterline raccolte in Italia a scopo benefico sono state suddivise per finanziare alcuni interventi in un villaggio nel Ladakh ai piedi dell’Himalaya e per il progetto Cool Earth finalizzato alla riforestazione dell’Amazzonia.
Siamo partiti per la nostra avventura il 28 dicembre 2017 da Malpensa verso Nuova Delhi, con la preoccupazione di non riuscire ad arrivare al “finish line”, con gli zaini pieni di medicinali (date le scarse qualità sanitarie e igieniche indiane), il minimo necessario di vestiario e con tanto spirito di adattamento.
La gara è partita il 2 gennaio 2018, 86 teams formati da persone di tutto il mondo: dal Canadese che pescava aragoste sei mesi all’anno e poi viaggiava, al Venezuelano che aveva preso un anno sabbatico, agli australiani pazzi per la nostra pizza italiana, al maori della Nuova Zelanda, allo svizzero che ha preso uno shock culturale per il disordine e la non puntualità indiana, e poi noi… i soli italiani!
La maggior parte dei teams era trentenne, ma c’erano anche molti partecipanti 40-50enni, quindi noi non avevamo scuse per non farcela!
Abbiamo deciso di fare il viaggio in solitaria; altri teams hanno fatto squadra per supportarsi con i problemi meccanici durante il percorso.
La prima notte, così come tutte le altre, l’abbiamo passata in una “bettola di lusso” con il letto in fibra di cocco (duro come il cemento), senza una doccia e usando un secchio per lavarci, al modico prezzo di 3,00 euro ciascuno.
Abbiamo imparato a fare il bucato e ad appendere i vestiti al Rickshaw per asciugarli, a trovare cibo non piccante per la pietà delle nostre papille gustative e del nostro intestino, a gesticolare con le persone per tradurre i cartelli in sanscrito.
Abbiamo fatto 10 km, aiutati da ragazzi indiani, spingendo il nostro mezzo di 180 kg su una collina per portarlo dal meccanico (che ovviamente era sul cucuzzolo!) in un paesino dove non avevano mai visto un cellulare e tanto meno una ragazza occidentale che guidava un rickshaw.
Abbiamo guidato di notte sulle statali, che non sono mai illuminate, dove c’erano più mucche di quante ne puoi vedere a Biandino in tutta la stagione...
Abbiamo apprezzato l’ospitalità di un villaggio rurale: dovevamo scegliere se dormire nella giungla con tigri, aracnidi, scorpioni, leopardi oppure bussare… Ci hanno aperto la porta di casa e offerto un chiai (the con zenzero e latte): la scelta non fu difficile!
Abbiamo visto coltivazioni che nel nostro continente non esistono: banane, manghi, canne da zucchero, cotone, curcuma; animali spettacolari: dalle scimmie agli elefanti… ai dromedari, fino ad arrivare a sognare di vedere tigri e leopardi!
Siamo arrivati al finish line il 15 gennaio 2018 grazie a tutte le miriadi di persone che con un selfie e un “which country?” ci aiutavano a far ripartire il mezzo, spingendolo perché spesso e volentieri faceva i capricci!
Grazie India per la tua umanità, per non preoccuparti se siamo bianchi, neri, gialli o verdi, se abbiamo una t-shirt, un burka o un sari oppure se siamo induisti, musulmani, cattolici o atei.
Grazie per averci accettati per quelli che siamo: dei viaggiatori su un mezzo inadatto a fare 3200 km per beneficenza.
Questo viaggio ha cambiato le nostre vite: abbiamo imparato a sprecare molto meno cibo, a non buttare una cosa perché è mal funzionante (avremmo venduto un rene in cambio di una corda, anche sfilacciata, per farci trainare)...
Siamo tornati a casa, siamo sempre noi, ma le difficoltà della vita ci spaventeranno meno!
Maurizio
IL GRINZONE n.62