L'ISOLA CHE NON C'E'... QUASI PER NESSUNO
Circa il Madagascar, dalle nostre parti, sono informati soprattutto i ragazzini:
- Zio, dove vai?
- In Madagascar.
- Ah. Mi porti Mort?
Panico. Mi trasformo in un punto di domanda e guardo verso la mamma del pargolo.
- Mort è un personaggio della serie di film “Madagascar”, mi spiega con l'aria di chi pensa “si vede che non hai figli piccoli”.
Ok, chiaro. E dico:
- Ma guarda che il Madagascar non è un film, è un paese grande che sta in mezzo all'oceano.
- Si, ma tu mi porti Mort?
Foutu, per dirla alla francese.
Perchè, in effetti, il francese è la lingua ufficiale del Madagascar, insieme al malgascio.
Il paese è un'isola lunga una volta e mezzo l'Italia, piantata di fronte al Mozambico, nell'oceano Indiano. E' abitato da circa 25 milioni di poveri cristi e qualche migliaio di ricchi sfondati.
Lo sport preferito dai 25 milioni è arrivare vivi a domani, mentre quello del qualche migliaio è continuare a rubare e vendersi le risorse di un paese poverissimo. Ci sono le dovute eccezioni, naturalmente, però questo è uno dei paesi dove è più praticato il “land grabbing” ovvero il furto di terra da parte dei paesi del secondo mondo.
Noi Europa, Nord America e qualcun altro siamo il primo mondo, il Madagascar sta nel terzo ed i paesi come Cina, India, Brasile etc. sono il secondo mondo, quello in maggiore sviluppo. Ed alle spalle di chi si stanno sviluppando?
Bravi, indovinato. Arrivano in Madagascar, ma non solo qui, e comprano dai potenti locali, le terre fertili, normalmente per coltivarle con prodotti che verranno poi esportati nei loro paesi. E che c'è di male?
Ce n'è, ce n'è, perché:
1 – le terre che vengono vendute mica sono di quello che le vende ma, casomai, degli indigeni che vivono lì da sempre. I soldi invece se li tiene il simpaticone.
2 – a seguito della vendita gli indigeni vengono allontanati dalle terre, naturalmente non con le belle maniere. E che si arrangino da qualche altra parte.
3 – le terre vengono spesso coltivate industrialmente con prodotti non ecosostenibili (un esempio su tutti, la palma da olio) e, nel giro di pochi anni, diventano lande desolate.
4 – addirittura, e questo è un vero schiaffo a chi fa fatica ad arrivare vivo a domani mattina, si coltiva il mais dal quale ricavare etanolo che verrà usato come combustibile per le automobili (specialista di questo settore è il Brasile).
Tra l'altro, il Madagascar è circondato dall'oceano ed una buona parte della popolazione vive di pesca. Con le barche e le reti. Come mettere fine a questo scempio? Semplice, ci ha pensato il Presidente della Repubblica uscente: ha dato una concessione alla Cina autorizzando la pesca industriale, con 300 pescherecci, nelle acque territoriali del paese. E così abbiamo sistemato anche i pescatori.
In novembre, in Madagascar ci sono state le elezioni; il vecchio presidente non è stato rieletto (ma tanto ha da fare per contare i soldini cinesi che gli sono entrati in sacoccia), c'erano 35 candidati di cui il numero 13, Rajoelina, è quello sul libro paga dei francesi, mentre il numero 25, Ravalomanana, è sul libro paga degli americani. Al ballottaggio di dicembre ha vinto il 13, vive la France. Auguri!
Comunque, tranquilli, non è che i paesi del secondo mondo sono tanto cattivi e gli altri no: prima di loro lì c'erano i francesi e prima dei francesi gli inglesi ed anche loro erano piuttosto abili nello sport del porta via tutto il portabile via più in fretta che puoi.
Inquadrato il paese dal punto di vista politico, cosa c'è di attrattivo, dal punto di vista turistico? Beh, escludendo Nosy Be che è una località di villeggiatura su al nord, simile a Sharm, alle Maldive e a tutti quei posti (“non luoghi” sono stati chiamati) che sono solo villaggio, piscina e buffet con cucina rigorosamente italiana, ecco, escludendo Nosy Be, non c'è praticamente niente da vedere.
Le uniche attrazioni di questo splendido paese sono i parchi naturali, i paesaggi meravigliosi, i lemuri (il Mort che vuole il nipotino è un lemure) e la gente dei villaggi.
Due parole sui lemuri: ce n'è di tutti i modelli, da quello che sta sul palmo della mano a quello che va per i 30 Kg, a quello che caccia un urlo che si sente a qualche kilometro di distanza quando trova da mangiare a quello morbidissimo che ti salta in spalla e ti gratta la testa.
Monumenti costruiti dall'uomo non ce ne sono (nella capitale, Antananarivo, ti portano a vedere la stazione del treno, peraltro in disuso e trasformata in centro commerciale ad uso dei pochi straricchi), di monumenti naturali ce n'è un paio che sono:
1 la regina del Madagascar, formazione rocciosa che ricorda un po' una signora cicciona, seduta su di un trono.
2 la finestra dell'Islao. Avete presente il Buco di Grigna? Ecco, ci assomiglia, solo che è messo in modo che, al tramonto, si possa fotografare il sole che passa nel buco.
Nel sud del paese corre la catena montuosa dell'Islao, lunga 200 Km e vero paradiso della fotografia. Lungo tutta la catena c'è una fitta rete di sentieri che, per chi ama il trekking, sono una specie di Bengodi. Noi abbiamo seguito un percorso di una dozzina di kilometri, tra panorami vastissimi, strapiombi notevoli, foreste impressionanti e cascate con lago sottostante in cui fare il bagno .
Intanto che cammini impari che quel mucchio di sassi incastrato nella parte rocciosa è, in realtà, una tomba, che quel rametto secco uguale a tutti gli altri non è un rametto ma un insetto-stecco, che quel coso arrotolato che sembra un serpente è proprio un Boa, ma tranquilli, mica è velenoso!
Nei parchi impari a riconoscere piante strane come la palma del viaggiatore (che si chiama così perché al suo interno accumula acqua che permette di dissetarsi), ti trovi faccia a faccia con i lemuri (ora sono protetti, ma sono andati ad un pelo dall'estinzione), trovi i baobab, che sono proprio come suggerisce il nome, grossi e cicciosi, ti vien voglia di fare Tarzan con le liane...meglio di no, che ci sono anche i coccodrilli e si sa mai che la liana si rompe proprio in quel momento lì!
Manca di parlare della gente che, fuori dalle grandi città, è quasi dovunque poverissima, vive in capanne di rami secchi che verranno buttate giù dal prossimo monsone e ti accoglie sempre sorridendo. La parte più emotiva ed importante del viaggio è stata quella riguardante l'incontro con la gente, non quella che ha contatti normalmente con i turisti ma quella dei villaggi in cui ti fermi a caso. Noi ci siamo sempre presentati nei villaggi con cose per i bambini, pupazzetti, bolle di sapone, palloncini (sono diventato bravissimo a fare i cani con i palloncini che si allungano) e loro si mettevano rigorosamente in fila aspettando di ricevere un piccolo dono. Accanto c'erano sempre le mamme e gli anziani che ci sorridevano, felici di veder felici i bambini, e ci stringevano la mano riconoscenti.
Una curiosità: il Madagascar è a sud dell'equatore, mentre noi siamo a nord. Noi nell'emisfero boreale, loro in quello australe. E, fin qui...
Se non ci avete mai fatto caso, l'acqua che scorre via dal lavandino qui da noi forma sempre un piccolo gorgo in senso antiorario; in Madagascar, provare per credere, l'acqua scorrerà sempre in senso orario. Questo fenomeno è noto come effetto della forza di Coriolis ed è causa, tra l'altro, dei cicloni.
Non ci credete? Ho un altro esempio per voi: come sapete qui da noi il bagno è sempre in fondo a destra (ci sono varie dimostrazioni di ciò, compresa la canzone “Destra-sinistra” di Giorgio Gaber). Ebbene, in Madagascar dieci volte su dieci che l'abbiamo chiesto, il bagno era sì in fondo, ma a sinistra! E questa è scienza...
Morale, a parte fare lo scemo che mi viene benissimo, consiglio a chi vuole fare un viaggio vero, di quelli in cui si impara qualcosa degli altri, di prendere in considerazione il Madagascar. Merita, sia per i panorami che per la gente, soprattutto per la gente che saprà sempre regalarti un sorriso senza mai chiederti niente in cambio.
E Mort, alla fine? Giusto, Mort. In tutto il paese non abbiamo trovato il minimo gadget relativo alla serie di film, che fare per non deludere il nipotino? Me la sono cavata su eBay, 1,49 euro, più 3 euro di spedizione, Me l'hanno spedito dalla Germania, è arrivato giusto in tempo per il mio ritorno (no, non c'è anche la foto di Mort).
Marco Tricella
IL GRINZONE n.66