SULLA VIA DI SANTIAGO

 

Quando il Cammino chiama, il pellegrino risponde!

78 cammino_santiago1Chi è stato sul cammino sa bene di cosa parlo… certe emozioni e sensazioni sono uniche ed è difficile ritrovarle nella vita frenetica di tutti i giorni… Per questo, in occasione di una vacanza estiva tra Spagna e Portogallo, ho deciso di intraprendere per la seconda volta questa esperienza.

Nel settembre del 2017 avevo percorso il Cammino Francese da Saint Jean Pied de Port, che di fatto è l’itinerario più frequentato; questa volta invece ho scelto il Cammino Portoghese. Nonostante il più conosciuto sia per l’appunto il francese, con il termine Cammino di Santiago ci si riferisce a una rete di itinerari che, a partire dal Medioevo, i pellegrini hanno percorso attraverso l’Europa per arrivare alla Cattedrale di Santiago di Compostela, presso la quale si narra siano custodite le reliquie dell’apostolo San Giacomo. 

Il Cammino Portoghese parte da Lisbona, anche se varie sono le alternative di percorso che si possono intraprendere per giungere a Santiago (per chi fosse interessato consiglio il sito https://www.gronze.com/ e Camino Ninja app). Io sono partita dalla città di Porto, percorrendo la Senda Litoral, il litorale portoghese a ridosso dell’oceano. Questo percorso si interseca per alcuni tratti a un'altra variante, il Cammino de la Costa, che passa leggermente più interno e si collega infine a Redondela al Cammino portoghese centrale.

La Senda Litoral è un itinerario davvero affascinante, a tratti mistico. Si respira intensamente l’aria dell’oceano: la splendida vista sull’Oceano Atlantico, il rumore delle onde, l’odore di salsedine, le passerelle di legno tra le dune di sabbia, i villaggi dei pescatori… Inutile dire quanto questi paesaggi suggestivi donino una sensazione di libertà, calma e benessere ed offrano grande spazio per i pensieri, l’immaginazione e le riflessioni.

Ho percorso il cammino verso nord, attraversando le piccole e grandi città della costa. Arrivata a Caminha, a causa della poca disponibilità di letti negli ostelli delle tappe seguenti (dovuta alle chiusure e alle riduzioni dei posti letto causa pandemia), ho deciso di spostarmi in terra spagnola e proseguire sul cammino centrale, che, essendo più frequentato, dispone di più strutture ricettive. Ho deviato infatti verso Tui, dopo aver attraversato il bellissimo centro storico di Valença, situato appena prima del confine spagnolo, e il famoso ponte Internacional Tui-Valença, che collega i due paesi.

Giunta a Pontevedra, su suggerimento di alcuni pellegrini, ho deciso di percorrere la Variante Espiritual. Questo percorso si addentra in boschi meravigliosi, la seconda tappa in particolare, da Armenteira a Vilanova de Arousa, costeggia un torrente, circondato da uno scenario naturale unico, una meravigliosa vegetazione con antichi mulini. L’ultimo tratto invece, da Vilanova de Arousa a Pontecesures (qualche km prima di Padron), viene fatto a bordo di una barca, per rievocare la leggenda dell’arrivo del corpo di San Giacomo a Santiago, che si narra venne trasportato proprio a bordo di una barca sulle acque del Mar de Arousa e del río Ulla.



L’arrivo nella città di Santiago è stato nuovamente molto entusiasmante, seppur differente; ogni cammino porta con sé nuove sfide e nuove emozioni. Finalmente sono riuscita a vedere la Cattedrale senza impalcature, in una bellissima giornata di sole. Dopo aver preso un giorno di pausa per visitare la città e per riposare piedi e gambe dopo circa 250km e 10 giorni di cammino, ho proseguito l’itinerario fino a Finisterre e Muxia, godendomi gli ultimi giorni tra gli splendidi paesaggi della Galizia. A Finisterre, nei pressi del faro, dal quale si ammirano tramonti meravigliosi, si trova il famoso KM 0. Questo luogo era anticamente il punto più a ovest delle terre conosciute dell’Antica Europa e venne considerato dai Romani la “fine del mondo” fino alla scoperta dell’America.

Che dire? Sul cammino si impara a vivere il momento presente, costruendosi la strada giorno per giorno. Il cammino mette a nudo i nostri punti di forza e di debolezza, si impara a “bastarsi”. È una forma di meditazione: si riscopre la bellezza del contatto con se stessi e con l’altro, senza filtri, c’è silenzio e c’è rumore, c’è tempo per riflettere da soli ma anche insieme. Sicuramente anche quest’esperienza mi ha dato modo di vivere tanti momenti che custodisco con emozione nel mio cuore.

                                                                        

                                                                                                 Elena


IL GRINZONE n.78