IL PAESE DEL SORRISO
Il desiderio di visitare i paesi orientali di religione buddista mi affascinava da sempre e un viaggio nei luoghi dove visse fratel Felice Tantardini era un'occasione entusiasmante da cogliere al volo. Questo straordinario personaggio nel 1922, all'età di 23 anni, partì da Introbio per la lontanissima e misteriosa Birmania che diventò la sua seconda patria e dove condusse una vita di preghiera e di duro lavoro. "Il fabbro di Dio" si adoperò per la costruzione di chiese, case, orfanotrofi, amando il popolo birmano e godendo della stima e venerazione dei suoi superiori. Alla sua morte avvenuta il 23/03/1991, fu sepolto, come suo desiderio, presso il centro disabili di Paya Phyu, nei dintorni di Taunggyi. Nel nostro viaggio abbiamo trascorso due giorni nei luoghi dove visse fratel Felice; la visita alla sua tomba è stata ricca di forti emozioni e incontri straordinari, ma l'avvenimento più forte e tanto atteso è stato l'incontro con i ragazzi dell'orfanotrofio a lui intitolato, avvenuto in un clima di grande gioia e commozione.
L'orfanotrofio è particolarmente caro a tutti gli introbiesi e a molti villeggianti, che da tempo lo sostengono con le adozioni a distanza. Con questi fondi nella primavera 2005 è stato costruito un nuovo edificio che ha permesso di aumentare il numero dei bambini ospitati da 13 a 67.
Sono stati questi certamente i giorni più "speciali", ma il viaggio è stato un crescendo di momenti toccanti ed indimenticabili: la Messa sul fiume di padre Massimo, l'inno di Mameli al ristorante, il "matrimonio" di Giancarla, la smania di acquisti ai mille mercati, la festa di compleanno di Bruno sul treno, i pescatori di anguille, le mondine nelle risaie, i contadini nei campi, i bufali immersi nell'acqua a rinfrescarsi, i bimbi dolcissimi, il sorriso delle ragazze che si lavano al fiume e con cura si truccano il viso con il thanaka (una polvere gialla estratta dalla corteccia dell'albero omonimo) per proteggere la pelle dal sole.
Un paese pieno di luoghi suggestivi e surreali. Sarà impossibile dimenticare il sorgere del sole in cima alla più alta delle 2000 pagode immerse nella verdeggiante piana di Bagan, la corsa in bicicletta tra centinaia di guglie per non perdere l'attimo del tramonto!
Il lago Inle, dove la popolazione vive ancora su palafitte, che rappresenta tutto il loro mondo: per lavarsi, per pescare, per coltivare ortaggi su orti galleggianti, per spostarsi da una zona all'altra, per il commercio, per seppellire i defunti.
Suggestiva l'immagine dei pescatori che remano con un piede avendo così una mano libera per gettare le reti. La confusione del mercato, le donne con i loro copricapi colorati ed i loro bimbi portati a tracolla.
E ovunque monaci, avvolti nei loro bellissimi mantelli bordeaux, rossi, rosa, bianchi, a seconda della gerarchia, con il capo rasato e la ciotola di lacca per l'elemosina.
Il buddhismo per il popolo del Myanmar rappresenta uno stile di vita, e non solo un fatto religioso. Attraverso il buddhismo, le persone hanno assunto un carattere mite e pervade un gran senso di calma e tranquillità, tolleranza e comprensione.
Purtroppo bisogna ricordare che il paese è sottomesso ad un governo militare e ogni forma di dissenso viene messa a tacere. Nel 1991 Aung San Suu Kyi, attuale leader dell'opposizione al regime e figlia del padre del movimento di indipendenza del Myanmar assassinato nel 1947, ha ricevuto il premio nobel per la pace ma non ha potuto ritirarlo essendo e quel tempo e tuttora agli arresti domiciliari.
Sono appena tornato ma ho già nostalgia del "paese del sorriso".
Giampiero Bellini
IL GRINZONE n.14 (2006)