UN'ESPERIENZA DIVERSA
Mi sveglio e sento suonare le campane. Come ogni giorno.
Solo che quel mattino ero a Damasco, capitale della Siria. Non volevo crederci, ma ero proprio a Damasco. Nella notte avevo sentito la voce del “muezin” e, guardando dalla finestra della camera d’albergo, vedevo chiaramente i minareti, illuminati di verde, delle numerose moschee. Ma c’era anche una chiesa e suonavano le campane.
Ero arrivato a Damasco, la “perla d’oriente”, la sera prima, con un piccolo gruppo di persone, per un breve viaggio promozionale proposto dalla Rusconi viaggi. Ho accettato, perchè da tempo come città di Lecco stiamo pensando a un pellegrinaggio in Siria e volevo rendermi conto personalmente della situazione. Tre giorni passati in Siria non sono molti, e pur tuttavia hanno in parte sconvolto le mie idee.
Ho visto dei bei posti, certamente, ma questo me lo aspettavo.
Ciò che mi ha spiazzato è la situazione che ho trovato e soprattutto il contatto con la Chiesa locale.
Mi si è sempre parlato della Siria come “stato canaglia”; mi immaginavo di dover quasi viaggiare nascosto come cristiano e poi mi sento tranquillamente suonare le campane e sento dire dall’Arcivescovo melchita di Hama che il venerdì seguente sarebbe andato a tenere il sermone nella moschea, su invito del muftì.
Abbiamo incontrato sia il patrirca melchita di Damasco, Gregorio III, sia l’Arcivescovo, pure melchita, di Hama, Mons. Battikha. Entrambi parlavano molto bene l’italiano.
Non saprei dire quante sono le denominazioni cristiane presenti nel paese, ma ci hanno detto che tra loro i rapporti sono buoni. E’ il solo paese ad avere un unico catechismo per tutti i cristiani, oltre tutto stampato con il contributo dello stato.
I cristiani in Siria sono circa il 10% della popolazione, mettendo insieme le diverse denominazioni. Ci sono anche paesi o quartieri interamente cristiani. Abbiamo chiesto come vivono in mezzo ai musulmani. “Sono secoli – ci hanno detto – che viviamo insieme. Noi siamo arabi come i musulmani, abbiamo gli stessi vestiti e le stesse tradizioni. Quando sono arrivati i crociati noi eravamo con gli arabi e non con i franchi, anche se cristiani; e anche quando sono arrivati i francesi, noi eravamo con gli altri arabi e non con i francesi. Quando ci sono momenti importanti nella comunità cristiana noi invitiamo anche il muftì e lo stesso fanno i musulmani. Certo, ci sono ancora dei problemi da risolvere, come il divieto di conversione dall’islam al cristianesimo che qui però non è legge dello stato, ma è legato alle tradizioni; ma noi crediamo nella gradualità di questi cambiamenti. non vorremmo che qualcuno dall’occidente o da altri paesi musulmani venisse a metterci gli uni contro gli altri.”
Abbiamo chiesto anche se esiste libertà di culto per i cristiani in Siria. Ci hanno risposto che lo stato è laico e rispetta tutte le religioni. Il Patriarca ha affermato di avere un franco dialogo con le autorità. Ha aggiunto: “Se dobbiamo costruire una chiesa, lo stato ci dà gratuitamente il terreno, come per le moschee, inoltre lo stato paga luce e riscaldamento sia alle chiese che alle moschee.”
Forse, ripensandoci ora, c’era un’eccessiva enfasi nell’affermare queste cose; devo però ammettere che i nostri giornali e le nostre televisioni non ci presentano mai situazioni simili. Se non fossi stato personalmente in Siria e non avessi sentito personalmente queste cose, non le avrei nemmeno immaginate.
Vorrei concludere con un episodio capitato a Saydnaya, importante santuario mariano. Mentre eravamo nella cripta del santuario alcune donne musulmane irachene (anche i musulmani venerano Maria), avendo intuito che alcuni di noi erano sacerdoti, ci hanno chiesto una preghiera. Una di esse, piangendo, ci ha detto che il marito era stato sequestrato in Iraq e non aveva più notizie. Con insistenza ci ha chiesto di fare una preghiera per lui. Ci siamo commossi, in silenzio abbiamo pregato insieme e abbiamo dato loro la benedizione.
don Gaudenzio
IL GRINZONE n.17 (2006)