MANGI CIO' CHE RACCOGLI
Da qualche anno faccio parte dell’Operazione Mato Grosso, un'organizzazione che si pone come finalità l’aiuto alle popolazioni più povere dell’America Latina.
In Italia sono presenti in tutte le Regioni diversi gruppi di ragazzi che si incontrano dopo il lavoro o la scuola per lavorare insieme; tutto quello che si guadagna viene interamente mandato nelle nostre missioni in Perù, Brasile, Bolivia e Ecuador.
Il lavoro che si svolge in missione è volto a rispondere ai bisogni della gente, che chiede un po’ di cibo, il tetto, lavoro, aiuto nella salute…
Anch’io questa estate sono partita per stare quattro mesi in Perù per conoscere la gente per cui avevo lavorato in questi anni e per dare una mano ai volontari che vivono lì da diversi anni.
Dall’Italia siamo partiti in cinquanta ragazzi provenienti da tutta la nazione; una volta arrivati in Perù a ognuno è stata comunicata la sua destinazione: io sono stata mandata a Uco, un paesino molto piccolo che si trova a circa 3300 m sulle Ande.
Qui vive da vari anni un sacerdote della Valmalenco, Fabio Sem, che i campesinosi chiamano semplicemente Padre perché sentono il bene che ha verso di loro e perché sanno che la sua casa è sempre aperta e lui è sempre pronto ad aiutarli. La casa parrocchiale si può definire il centro del paese, qui viene tutta la gente ad aspettare il padre per chiedere di essere aiutata, viene a mangiare, viene a cercare lavoro, viene a chiedere aiuto per la salute… le richieste sono davvero tante.
La povertà è molto forte, la gente vive ancora in “case” piccole, buie, fatte di fango e col tetto di paglia, senza acqua e senza corrente. Il lavoro della gente è per lo più quello dei campi (non ci sono molte alternative!) e l’allevamento di qualche animale.
Lavorare i campi è molto duro perché la zona è secca, i campi sono sassosi e difficili da coltivare con i pochi strumenti rudimentali che ci sono; non si hanno sicurezze su quello che sarà il raccolto, tutto dipende dal tempo, dalla pioggia o dalla siccità. Quello che si raccoglie nei campi è quello che la gente avrà da mangiare, solo una piccola parte viene venduta o scambiata.
Le precarie condizioni di vita evidenziano un altro grande bisogno della gente, quello dell’assistenza sanitaria. Raramente la gente ha la possibilità di curarsi in quanto l’assistenza medica è totalmente a pagamento e per gente campesina che vive solo del lavoro dei campi è impossibile avere tutto il denaro che viene richiesto per la cura; inoltre non hanno i mezzi per recarsi all’ospedale (il più vicino è a sei ore di jeep).
In questi mesi ho vissuto al taller femminile (una scuola professionale) dove vengono accolte una quarantina di ragazze scelte tra le più povere della zona. A scuola hanno la possibilità di studiare e di imparare un lavoro (maglia, cucito, ricamo) in modo che, una volta terminata la scuola, potranno svolgere rimanendo sulla sierra e avendo così la possibilità di costruirsi una famiglia nel posto dove hanno sempre vissuto continuando ad aiutare la comunità. Il corso dura cinque anni e le ragazze ritornano alle loro case solo durante le vacanze “lunghe”, quindi la scuola diventa proprio come una casa.
Io stavo con loro dalla mattina alla sera, insegnavo e le accompagnavo nei vari momenti della giornata: il gioco, i compiti, la preghiera, i turni di pulizia… Mi sono tanto affezionata a queste ragazze nel tempo trascorso con loro, ho imparato a conoscerle, ho conosciute le storie di grande povertà e difficoltà da cui provengono.
Ho conosciuto la gente, sono stata nelle loro case, ho lavorato con loro nei campi, ho mangiato con loro… mi ha colpito oltre alla grande povertà, l’incertezza su cui si regge la loro vita (fatta anche del non sapere se si mangerà domani) ma soprattutto "toccare con mano" la loro accoglienza, la loro disponibilità e il saper accettare tutto quello che hanno e ricevono come un dono.
Lo stare in un contesto così diverso mi ha aiutato a ridimensionarmi, a rendermi conto della tanta fortuna ricevuta e di come a volte sia addirittura esagerata. Sono tornata col desiderio di continuare ad aiutare le ragazze del taller e la gente che ho conosciuto raccogliendo soldi per loro e continuando a lavorare con i ragazzi del gruppo.
In questo tutti possono dare una mano.
Valeria De Dionigi
IL GRINZONE n.14