PESCANDO TRA I RICORDI
Non è possibile parlare di un viaggio in Cina pensando di descrivere tutto come se si trattasse di un viaggio in un posto normale: la Cina è… troppa! Per dire, nel corso del viaggio di quest’anno abbiamo effettuato spostamenti, nel territorio cinese con anche quattro ore di volo; come da Milano a Helsinky, ma senza cambiare stato (e si può fare molto di più).
Ho pensato di raccontare qualche flash del viaggio, non necessariamente in ordine cronologico né in ordine di percorso ma un po’ a caso, pescando tra i ricordi più intensi. E’ per questo che comincio raccontando di MoonLake (38°27’27”N, 105°9’18”E, da queste parti è l’unico indirizzo che funziona di sicuro), oasi quasi sahariana nella Mongolia Interna.
Va precisato che la Repubblica Popolare Cinese è composta di numerosi Stati, non confederati come quelli americani, come ordinamento più simili alle nostre Regioni ma come dimensioni senza paragone: la Mongolia Interna è nel Nord della Cina, è grande quattro volte l’Italia ed ha un terzo dei suoi abitanti; si distingue dalla Mongolia-Mongolia, che è quell’altra, subito a Nord, che divide la Cina dalla Russia. E’ semidesertica e quasi tutta disabitata; a parte alcune città che hanno la fama di essere orrende, la gente vive in villaggi sperduti ed isolati.
La possibilità di effettuare questo viaggio così fuori dei normali schemi c’è stata data da Greta, neolaureanda in lingua cinese, che doveva fare un viaggio per preparare la sua tesi, ed alla quale ci siamo furbamente aggregati, con la scusa di portarle le valige.
Noi occidentali, quando si va in ferie, pensiamo che tutto debba essere un po’ tipo Rimini, spiaggia, lungomare, gelato... il nostro viaggio non è stato quasi niente di tutto questo, tranne nell’occasione di MoonLake ed in un altro paio (che facevano più Gardaland, per la verità). Cominciamo da qui, nelle prossime occasioni racconterò di posti decisamente diversi.
Il viaggio a MoonLake da Pasturo non sarebbe nemmeno impossibile: Valsassina Malpensa in un’ora e mezzo, Malpensa Pechino in 12 ore, Pechino Yinchuan quattro ore, poi due orette di pulman e si arriva in pieno deserto del…. Sahara. Non è il Sahara, in realtà è il deserto di TENGGELI, fratellino più piccolo ed a Sud del deserto di Gobi ma molto più simile, appunto, ai deserti nord-africani. Siamo in mezzo al continente asiatico, l’oceano è a qualche migliaio di chilometri, Pechino potrebbe anche essere sulla luna, se non sai il cinese qui sei spacciato o quasi, l’inglese non serve ad un tubo.
Alla fine della strada asfaltata si viene accolti da un gruppone di fuoristrada simil-UAZ (la UAZ era la Campagnola dell’ex Unione Sovietica ed i cinesi copiano tutto, ma proprio tutto). su cui ti caricano, volente o nolente, per tre quarti d’ora di su e giù infernale tra le dune. Il percorso è scelto evidentemente per impressionare i turisti cinesi, gli autisti ci sono rimasti piuttosto male con noi che non davamo particolari segni d’emozione, avranno pensato che gli occidentali sono degli insensibili ma noi, reduci già da qualche viaggio in nord-Africa, non abbiamo soddisfatto le loro aspettative.
Al termine del toboga, la sorpresa: MoonLake è, per l’appunto, un lago. Solo che è in mezzo al deserto, tra le dune, in un posto dove mai immagineresti…. invece c’è. Ci si ritrova in un albergo che per le nostre unità di misura è “buono” ma che, per le unità di misura cinesi, dovrebbe classificarsi tra meraviglioso ed impossibile. Sicuramente è impossibile l’accesso ad un posto del genere per la quasi totalità dei cinesi, ci possono arrivare solo i ricchi, ma ricchi-ricchi, ovvero quelli che guadagnano almeno come un nostro metalmeccanico. Sto barando, in realtà, da quelle parti i 1000-1500 euro al mese sono un miraggio per quasi tutti. Però, con un solo euro riesci a mangiare al ristorante. Il problema è che a MoonLake i prezzi sono simili a quelli di Rimini, il che esclude la quasi totalità della popolazione.
Immaginatevi dune di sabbia da tutte le parti, un lago a forma di mezzaluna, cammelli sullo sfondo, un albergo nascosto tra gli unici alberi di tutta la regione e cos’altro? ah, si, le zanzare! decine di milioni di miliardi di zanzare assolutamente indifferenti alla presenza degli insetticidi. Ecco, quelle, in Africa, non ci sono.
Nel lago, che è salato, si può fare il bagno, sui cammelli ti ci portano per qualche yuan (moneta cinese, 10 yuan=1 euro), sulla spiaggia (di sabbia fine!) si può prendere il sole, sempre che tu non sia cinese; perché, se sei cinese, avrai anche il terrore del sole e dell’abbronzatura, non per i problemi che abbiamo noi occidentali con i raggi ultravioletti, ma perché il massimo della bellezza, in Cina, è avere la pelle bianca, ma bianca-bianca. Perciò quest’anno, in agosto, a MoonLake si trovava tutta la popolazione in vacanza rifugiata sotto agli ombrelloni della spiaggia, completamente vestita, con cappello ed occhiali da sole, scarpe e calze, guanti e fazzoletto sul viso intenta ad osservare quei sei (unici sei nel raggio di un bel po’ di chilometri) occidentali che, in costume da bagno, se ne stavano a prendere il sole o si tuffavano in acqua. O sfuggivano alle zanzare.
Al lago ci si arriva in fuoristrada ma poi lì si può girare solo su delle barche a motore elettrico, sui cammelli ed a piedi (sciambola, che bello, verrebbe da dire) a meno che tu non voglia fare un bel giro sul go-Kart, fracassando i timpani a tutti, ma proprio tutti i presenti. Contraddizioni cinesi.
Una cosa che mi ha lasciato stupefatto: al mattino della partenza ero alla reception dell’albergo e stavo scrivendo il diario (fa molto esploratore, vero?); una delle ragazze vestite con costumi tutti colorati, che accolgono i turisti in arrivo, mi ha sequestrato il quadernetto e si è messa a guardarlo, pagina per pagina, con lo stesso sguardo intenso che noi potremmo avere guardando qualcosa scritto in cinese. Poi me lo ha reso, ha sorriso, si è allontanata e si è messa a canticchiare…. Geordie! Si proprio la canzone di Fabrizio de André, non con le nostre parole ma in cinese; quando ho cominciato ad accompagnarla fischiettando, ha fatto la faccia sorpresa tipo “ ma come fa questo qui a conoscerla?”
MoonLake è un posto unico, per ora ancora praticamente ignoto al turismo, non solo internazionale ma anche autoctono; il guaio di questo posto è che il suo ecosistema è fragilissimo. Ancora qualche anno di tempo e verrà travolto dal turismo di massa a meno di improbabili, durissimi, interventi di salvaguardia.
Marco Tricella
IL GRINZONE n.29