CARLO MARONI


L’intervista era già completata e l’avevamo riletta insieme… Purtroppo lo scorso gennaio Carlo è mancato. D’accordo con i familiari la proponiamo ugualmente, anche come ricordo.


62 Maroni1È un periodo difficile questo per Carlo, con frequenti ricoveri ospedalieri a causa delle crisi respiratorie che si sono particolarmente acuite. Intatta è però la disponibilità a raccontare…

Nato nel 1930, primo di cinque figli: “Due mie sorelle, Maria e Giuseppina, sono morte ancora piccole a causa della difterite (“mal del grop” in dialetto). Io sono stato salvato dal Parroco don Cima che mi ha fatto prendere subito il chinino altrimenti avrei subito la stessa sorte delle sorelle. Successivamente sono nate Angela e Iolanda, entrambe decedute, l’ultima pochi giorni fa”. I genitori, Giovanni e Orlandi Annunciata, come un po’ tutte le famiglie in quel periodo, erano contadini ed avevano le mucche. Così anche Carlo, fin da piccolo, li aiutava nei prati e nella stalla. È andato anche da altri ad aiutare a “fare il fieno” o a tagliare legna: “Bisognava adattarsi ai mestieri che permettevano di guadagnare qualche soldo. Ricordo che, con mio papà, portavamo le fascine a Lecco per venderle ai fornai”.

Ha frequentato le scuole a Pasturo e a Baiedo perché allora le classi erano alternativamente nei due paesi: “Ho avuto anche il maestro Muttoni di Cortabbio e ricordo che parlava spesso, perché ne era ghiotto, di polenta e luganegh”.
Fra i lavori effettuati, prima del militare, ricorda la costruzione della centrale idroelettrica della Guzzi alla “Fòla” e l’attività di quasi due anni presso la fornace Merlo (dove ora si trova la sede della Comunità Montana), oltre alla realizzazione di alcune “briglie” sul torrente Cariola, alle dipendenze della Ditta Maltagliati.


Nel 1951 ha ricevuto la “cartolina” per il militare: assegnato all’Artiglieria Campale ha passato quattordici mesi a Lucca. Ricorda ancora le esercitazioni sul Monte Amiata dove, con una squadra di dodici commilitoni, aveva il compito di tracciare e realizzare le linee telefoniche di collegamento, in competizione con gli altri soldati del Genio Trasmissioni…

62 Maroni3Tornato a casa ha collaborato ai lavori stradali sulla provinciale dalla Fòla a Balisio. Era Sindaco di Pasturo Ferdinando Artusi quando il Comune decise di realizzare l’acquedotto da Nava a Baiedo affidandone l’esecuzione alla Ditta di Renato Artusi di Introbio che intendeva avvalersi di squadre locali. Carlo, con altri giovani di Baiedo (Arrigoni Carlo, Galbani Mario, Orlandi Nandino…) si propose ed ottenne il lavoro di scavo per 300 lire al metro lineare, ad una profondità che doveva superare il metro. Il lavoro proseguiva con piccone e badile; avevano ormai predisposto tutto lo scavo quando ci fu un violento temporale che riempì il fossato prima che l’idraulico posasse i tubi. Per questo hanno dovuto riprendere lo scavo ma sono anche riusciti a farsi pagare ulteriormente, anche se a quel punto lo scavo era molto più facile perché si trattava di materiale mosso… Concluso quel lavoro, Carlo fu assunto direttamente dalla Ditta Artusi, dove rimase per oltre diciassette anni. In quel periodo, per circa due anni, ha lavorato “in prestito” presso l’Ing. Cugnasca, che allora gestiva le miniere di Cortabbio: “Mi faceva fare un po’ tutti i vari lavori presso la sua casa, ma una volta mi ha voluto portare anche in miniera, con un sacco di cemento giallo e gli attrezzi di muratore per indicare con delle strisce determinati punti che dovevano corrispondere ad altrettanti punti particolari del terreno ‘sopra’ la galleria. Aveva delle idee geniali anche se forse a volte erano eccessive… Quando aveva comprato i terreni sulla sommità della Rocca di Baiedo, aveva già un progetto per costruirvi un albergo girevole di cristallo; certo che la vista sarebbe stata stupenda…”.

Purtroppo nel 1971, il 17 maggio, giorno della Fiera di Introbio, mentre lavorava sulla sommità di una casa, Carlo – non ricorda assolutamente come sia accaduto – cadde da oltre 17 metri di altezza: ricoverato in rianimazione per diversi giorni e poi al Centro Traumatologico di Milano per più di tre mesi, è comunque riuscito a riprendersi, anche se non poteva più lavorare in edilizia. Come “invalido del lavoro” è stato assunto presso la Colonia del Bardellino a Maggio; aveva il compito di manutentore: “Ogni giorno c’era qualcosa da fare, un rubinetto che perdeva, una finestra che non chiudeva bene o una piastrella del pavimento che si muoveva… Le suore che gestivano la Colonia mi volevano bene per cui mi è molto dispiaciuto, dopo oltre dieci anni, rimanere a casa quando la Colonia ha chiuso”.

In quel periodo, quando c’era bisogno, lo chiamavano ad eseguire dei lavori anche a Balisio, all’ALVA: “Quando si dovevano costruire i pilastri davanti al negozio (quelli ancora visibili, e che avrebbero dovuto esserci lungo tutto l’edificio), il progettista, l’arch. Manzoni, mi mandò a chiamare facendomi vedere uno schizzo di come li voleva. Propose di usare l’asse compensato per fare l’armatura prima della gettata. Non ero d’accordo e sono riuscito a convincerlo che non avrebbe “tenuto” e che sarebbe stato meglio utilizzare delle lastre di lamiera. E così è stato… e anche l’architetto alla fine ha riconosciuto che avevo ragione”.
Successivamente è stato assunto presso la Cademartori dove ha lavorato fino alla pensione nel 1990.

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Carlo si è sposato il 13 ottobre 1958 con Spreafico Adriana, ultima di nove figli ed unica ad essere rimasta a Pasturo mentre i fratelli e le sorelle, in momenti diversi e per differenti ragioni, si sono tutti trasferiti in altri paesi. Lo stesso giorno si è sposato pure il fratello di Adriana, Riccardo; le due coppie hanno celebrato insieme anche il 25° di matrimonio.

Carlo e Adriana hanno avuto quattro figli: Alessandro (1961, sposato con Riva Manuela, tre figli: Stefano, Claudio, e Lorenzo), Loredana (1963, sposata con Caroppo Gerardo, due figli: Oscar e Roberto), Gigliola (1964) e Maddalena (1969).
62 Maroni5Gigliola ha frequentato dapprima la “Scuola Speciale” di Via Tagliamento a Lecco fino a quando ha iniziato l’inserimento nella scuola elementare di Pasturo: “Era molto contenta, andava e tornava da scuola da sola”. Poi, dopo un periodo alla Nostra Famiglia, nel 1983, assieme ad Abele Brizzolari, è stata fra i primi “ragazzi” del CSE di Primaluna, gestito dalla Cooperativa “Le Grigne”, Centro che tuttora frequenta.

E’ proprio il percorso della Cooperativa, della quale Carlo ha fatto parte con diversi ruoli fin dall’inizio, l’esperienza che più lo ha coinvolto. Il racconto si snoda con estrema lucidità e con qualche momento di commozione. Ricorda in particolare Aristide Lambrugo (“Un uomo che ha sempre creduto molto in questa iniziativa”) che fin dall’inizio l’ha coinvolto, assieme ad altri genitori, per costituire la Cooperativa e dare una risposta concreta ai ragazzi disabili del territorio, una volta concluso il percorso scolastico. Dapprima col ruolo di Vicepresidente (presidente era Goretti Battistina), poi di Presidente e di Consigliere, per oltre trent’anni ha fatto parte del Consiglio di Amministrazione. Sono stati anni in cui ha sperimentato la solidarietà di molti ma anche le continue difficoltà, soprattutto di tipo economico, per mandare avanti l’iniziativa.
62 Maroni6Ci sono stati anche dei contrasti con alcune persone, ma preferisce soffermarsi sui passi avanti compiuti insieme agli altri genitori, agli operatori (dal dr. Della Bella “Una persona validissima che riusciva sempre a coinvolgere e a convincere”, a Dario Busi; da Andreina Magni ai diversi educatori che si sono sempre prodigati), agli Amministratori. “Molte sono state le persone che hanno contribuito e ci hanno sostenuto. Quando abbiamo aperto una sottoscrizione per il Centro, il commendator Lino Cademartori mi ha dato un assegno consistente, e come lui diversi altri imprenditori. Mi piace però ricordare, come esempio, un operaio che non voleva apparire ma che tutti gli anni, quando riceveva la tredicesima, mi consegnava 500.000 lire per la Cooperativa”. La stessa gara di solidarietà e di coinvolgimento delle istituzioni e del territorio si è avuto diversi anni fa quando si è fatta strada l’idea della Comunità Alloggio. Un merito particolare va dato all’allora sindaco di Introbio Eusebio Marconi che, nonostante difficoltà rilevanti, non ha “mollato” per cui adesso, accanto ai due centri di Bellano e Primaluna, anche la Comunità Alloggio di Introbio, aperta nel 2009, è una realtà positiva. Traspare una punta di orgoglio per tutto quello che, come Cooperativa, è stato realizzato in questi anni.

Col supporto dell’ossigeno e nonostante la fatica di parlare, Carlo si infervora ricordando le persone ed i fatti. Il problema respiratorio, che lo accompagna ormai da diversi anni, si è accentuato nell’ultimo periodo: “Ho iniziato con delle bronchiti ripetute, cui si sono aggiunti problemi cardiologici e di diabete. Ci sono periodi più tranquilli che si alternano a vere e proprie crisi che mi costringono al ricovero ospedaliero”.

Carlo ha fatto parte per molti anni dell’Associazione Combattenti e Reduci di Pasturo, fino a quando si è sciolta “anche perché ormai eravamo rimasti troppo pochi…”. Ha avuto anche un’esperienza amministrativa, come consigliere ed Assessore in comune di Pasturo, dal 1985 al 1995: “Allora si riusciva a fare qualcosa, mentre adesso mi sembra sia più difficile. Anche le persone sembrano più attente a cosa fanno gli altri per criticare e meno disponibili quando c’è bisogno; nonostante tutto, però, qualcosa di positivo, se si vuole, si riesce sempre a fare”.

                                                                                                                                                                                                                         Guido


IL GRINZONE n.62