BAAN DADA
LA THAILANDIA… quante cose ci sarebbero da raccontare, quante sensazioni, emozioni e avventure vissute! Proverò a dare ai miei ricordi la forma di un racconto…
Il mio viaggio ha avuto inizio il 2 ottobre scorso, con un lungo volo che in quattordici ore mi ha portata a Bangkok, la capitale della Thailandia… una città enorme, caotica e affollata come solo le grandi città asiatiche sanno essere, la prima tappa di un viaggio durato tre mesi che mi ha portato dalla Thailandia al Laos e infine alla Cambogia.
Non è il primo anno che trascorro dei mesi viaggiando ma questa volta ho voluto fare una cosa differente: unire al viaggio fine a se stesso un’esperienza di volontariato. Dopo aver cercato contatti e parlato con amici in giro per il mondo, ho scoperto l’orfanotrofio Baan Dada, situato nei pressi del confine con la Birmania e l’avventura è iniziata.
Baan Dada è una casa di accoglienza per bambini: alcuni orfani, altri provenienti da famiglie tanto povere che scelgono di darli in affido.
Baan significa “casa”, mentre Dada è la traduzione sanscrita di “fratello”;
La casa iniziò la sua attività nel 1994 come progetto agricolo ma divenne presto un progetto più ampio di sostegno alla comunità locale, focalizzandosi poi nell’accoglienza di bambini orfani e poveri. La casa si rova in un villaggio nei pressi di Sankhlaburi, nelle immediate vicinanze del confine Birmano e in quest’area si sono rifugiate numerose famiglie birmane in fuga da epidemie, povertà e dal regime militare che regna nel loro paese.
Oggi la casa accoglie sessanta bambini di età compresa tra i 3 e i 20 anni e la vita della casa e ogni attività svolta sono organizzate dai due Dada: Dada Rama, dalle filippine, e Dada Prashanta, da Bali, Indonesia. Entrambi hanno scelto di dedicare la propria vita alla Baan Dada con l’obiettivo di arricchire i bambini attraverso l’educazione, scolastica e non: si incoraggiano i bambini ad apprendere abilità quali suonare strumenti musicali, riparare biciclette e motociclette, seminare, lavorare la terra, l’arte, le lingue e altre abilità tecniche.
Inoltre ai bambini si insegna il rispetto per tutte le persone, le creature e le religioni.
La casa offre anche lavoro a madri single e rifugiati che aiutano nel mantenimento della casa, nei progetti agricoli e di tessitura.
Baan Dada, come molte altre organizzazioni in Thailandia e nel resto dell’Asia, non possono usufruire di sostegno economico statale e dipendono dall’aiuto dall’estero, sotto forma di aiuto concreto da parte dei volontari o di donazioni di denaro.
Così, tramite un serrato passaparola e l’aiuto di internet, ogni anno alcuni volontari decidono di dedicare un po’ del loro tempo a questi bambini che a 6 anni sono già dei piccoli adulti; le bambine hanno una casetta tutta per loro con un bagnetto molto spartano e tre grandi stanze che ospitano alcuni materassi e le pochissime cose che possiedono: qualche gioco e due o tre cambi di vestiti ciascuno. Lo stesso i maschietti. Gli spazi comuni si riducono ad un grande porticato con dei tavoli e annessi fuochi per cucinare, ad un piccolo ufficio per i dada, una stanzetta con due computer e un televisore.
Ogni mattina Dada Prashanta guida il furgone carico di bambini stretti stretti e li accompagna a scuola nel villaggio vicino. Ognuno con indosso la propria divisa e pieni di gioia.
Tornati da scuola, nel pomeriggio, ognuno sistema le proprie cose e poi si gioca: chi corre a torturare le galline, chi gioca a pallone alzando grandi nuvole di terra secca… chi costruisce archi e frecce e va a caccia nella giungla, chi corre al vicino lago, si spoglia e si butta in acqua tra schizzi e strilli. In assenza dei Dada o dei volontari, sono i ragazzini più grandi a dettare le regole: basta il fischio di uno di loro perché tutti escano dall’acqua e raccolgano le magliette gettate sotto qualche albero. Mi è capitato spesso di assistere a scene come questa e ogni volta restavo incantata nell’osservare come questi bambini hanno imparato a cavarsela da soli in ogni situazione.
Il compito di noi volontari era l’aiuto nelle mansioni quotidiane come il riordino delle stanze e il bucato… poi l’aiuto nei compiti lasciati dagli insegnanti, l’organizzazione di attività pomeridiane e il semplice, ma fondamentale, dar loro delle attenzioni.
Nelle settimane trascorse alla Baan Dada mi sono resa conto di quante siano le spese per il mantenimento della casa e di quanto importante sia il sostegno proveniente dall’estero. Perciò ho iniziato a raccontare ad amici e conoscenti dell’orfanotrofio e ho pensato di proporre una raccolta di fondi anche nelle scuole in cui lavoro.
Vorrei quindi ringraziare di cuore tutte le famiglie e i bimbi che hanno fatto un’offerta: anche il più piccolo aiuto può essere significativo. Grazie. Chi fosse interessato a conoscere meglio Baan Dada, può visitare il sito www.baandada.org.
Valentina Vanzulli
IL GRINZONE n.39
LA THAILANDIA… Quando Barbara mi ha domandato di raccontarle della mia esperienza in Thailandia ho risposto con un lungo sospiro…quante cose ci sarebbero da raccontare, quante sensazioni, emozioni e avventure vissute!
Ho preso tempo, ho pensato che è una fortuna e un onore per me poter condividere con voi la mia esperienza e ora proverò a dare ai miei ricordi la forma di un racconto…
Il mio viaggio ha avuto inizio il 2 ottobre scorso, con un lungo volo che in quattordici ore mi ha portata a Bangkok, la capitale della Thailandia… una città enorme, caotica e affollata come solo le grandi città asiatiche sanno essere, la prima tappa di un viaggio durato tre mesi che mi ha portato dalla Thailandia al Laos e infine alla Cambogia.
Non è il primo anno che trascorro dei mesi viaggiando ma questa volta ho voluto fare una cosa differente: unire al viaggio fine a se stesso un’esperienza di volontariato. Dopo aver cercato contatti e parlato con amici in giro per il mondo, ho scoperto l’orfanotrofio Baan Dada, situato nei pressi del confine con la Birmania e l’avventura è iniziata.
Baan Dada è una casa di accoglienza per bambini: alcuni orfani, altri provenienti da famiglie tanto povere che scelgono di darli in affido.
Baan significa “casa”, mentre Dada è la traduzione sanscrita di “fratello”;
La casa iniziò la sua attività nel 1994 come progetto agricolo ma divenne presto un progetto più ampio di sostegno alla comunità locale, focalizzandosi poi nell’accoglienza di bambini orfani e poveri. La casa si rova in un villaggio nei pressi di Sankhlaburi, nelle immediate vicinanze del confine Birmano e in quest’area si sono rifugiate numerose famiglie birmane in fuga da epidemie, povertà e dal regime militare che regna nel loro paese.
Oggi la casa accoglie 60 bambini di età compresa tra i 3 e i 20 anni e la vita della casa e ogni attività svolta sono organizzate dai due Dada: Dada Rama, dalle filippine, e Dada Prashanta, da Bali, Indonesia. Entrambi hanno scelto di dedicare la propria vita alla Baan Dada con l’obiettivo di arricchire i bambini attraverso l’educazione, scolastica e non: si incoraggiano i bambini ad apprendere abilità quali suonare strumenti musicali, riparare biciclette e motociclette, seminare, lavorare la terra, l’arte, le lingue e altre abilità tecniche.
Inoltre ai bambini si insegna il rispetto per tutte le persone, le creature e le religioni.
La casa offre anche lavoro a madri single e rifugiati che aiutano nel mantenimento della casa, nei progetti agricoli e di tessitura.
Baan Dada, come molte altre organizzazioni in thailandia e nel resto dell’asia, non possono usufruire di sostegno economico statale e dipendono dall’aiuto dall’estero, sotto forma di aiuto concreto da parte dei volontari o di donazioni di denaro.
Così, tramite un serrato passaparola e l’aiuto di internet, ogni anno alcuni volontari decidono di dedicare un po’ del loro tempo a questi bambini che a 6 anni sono già dei piccoli adulti; le bambine hanno una casetta tutta per loro con un bagnetto molto spartano e tre grandi stanze che ospitano alcuni materassi e le pochissime cose che possiedono: qualche gioco e due o tre cambi di vestiti ciascuno. Lo stesso i maschietti. Gli spazi comuni si riducono ad un grande porticato con dei tavoli e annessi fuochi per cucinare, ad un piccolo ufficio per i dada, una stanzetta con due computer e un televisore.
Ogni mattina Dada Prashanta guida il furgone carico di bambini stretti stretti e li accompagna a scuola nel villaggio vicino. Ognuno con indosso la propria divisa e pieni di gioia.
Tornati da scuola, nel pomeriggio, ognuno sistema le proprie cose e poi si gioca: chi corre a torturare le galline, chi gioca a pallone alzando grandi nuvole di terra secca… chi costruisce archi e frecce e va a caccia nella giungla, chi corre al vicino lago, si spoglia e si butta in acqua tra schizzi e strilli. In assenza dei Dada o dei volontari, sono i ragazzini più grandi a dettare le regole: basta il fischio di uno di loro perché tutti escano dall’acqua e raccolgano le magliette gettate sotto qualche albero. Mi è capitato spesso di assistere a scene come questa e ogni volta restavo incantata nell’osservare come questi bambini hanno imparato a cavarsela da soli in ogni situazione.
Il compito di noi volontari era l’aiuto nelle mansioni quotidiane come il riordino delle stanze e il bucato…poi l’aiuto nei compiti lasciati dagli insegnanti, l’organizzazione di attività pomeridiane e il semplice, ma fondamentale, dar loro delle attenzioni.
Nelle settimane trascorse alla Baan Dada mi sono resa conto di quante siano le spese per il mantenimento della casa e di quanto importante sia il sostegno proveniente dall’estero. Perciò ho iniziato a raccontare ad amici e conoscenti dell’orfanotrofio e ho pensato di proporre una raccolta di fondi anche nelle scuole in cui lavoro.
Vorrei quindi ringraziare di cuore tutte le famiglie e i bimbi che hanno fatto un’offerta: anche il più piccolo aiuto può essere significativo. Grazie.