QUINDICI ANNI IN GIRO PER IL MONDO
Dopo aver frequentato la scuola alberghiera a Casargo ho iniziato a lavorare, come cameriere, vicino a casa ed ho così passato la mia prima stagione estiva in un bel ristorante sul lago. Ho iniziato poi a lavorare nelle stagioni invernali a St Moritz, in quelle estive all’Isola d’Elba, ed infine nella capitale, Roma, per quasi 5 anni...
Avevo tuttavia sempre più il desiderio di viaggiare e lavorare all’estero. Dopo una breve “esperienza” a Londra, anche per imparare meglio l’inglese, ho iniziato a lavorare come “barman” in Spagna, paese caldo e ricco di divertimenti... A Barcellona* mi sono fermato tre anni, con la voglia comunque di un’avventura nuova. Mi sono concesso un viaggio di vacanza in Messico, una vacanza non “spiaggia sole mare" ma, zaino in spalla, ho girato varie città per conoscere persone, culture, tradizioni, fauna, flora, cibi…
Australia
Rientrato in Italia ho fatto subito la domanda per ottenere il visto di lavoro per l’Australia (visto che vale un anno e che costituisce un requisito necessario per andare a lavorare, oltre all’età che deve essere inferiore ai 31 anni). Mi sentivo pronto per un’avventura nuova, lontano da casa. Nel giugno 2012 finalmente si parte con destinazione Perth, zaino in spalla e 24 ore di volo. Appena uscito dall’aeroporto un sacco di emozioni, ti guardi attorno, e pensi … e ora !?! sono finalmente in Australia!
Inizialmente dormivo in un ostello, dove condividevo la camera con altri ragazzi; in attesa dei documenti necessari, mi sono messo subito alla ricerca di un lavoro. Il mio inglese era appena sufficiente; ero consapevole che, se non avessi trovato lavoro entro un mese, avrei dovuto lasciare l’Australia e sarebbe finita la mia avventura. Lì, lontano da casa, ero solo io a dovermi gestire, non c’erano mamma, papà o amici ad aiutarti… Dopo dieci giorni e vari colloqui, ho trovato un primo lavoro in un bar sulla spiaggia di fronte all’oceano; era inverno ed ero impegnato poche ore per cui, una settimana dopo, ho trovato un secondo lavoro in un ristorante francese di alto livello, come cameriere. Qui il lavoro era molto impegnativo e frequentavo anche una scuola di inglese per cui non avevo molto tempo per conoscere questa nuova terra, però mi sentivo bene e le persone erano molto disponibili ad aiutarmi. Per questo ho cominciato a pensare di rimanere in Australia un secondo anno.
C’erano però delle difficoltà: infatti per poter presentare la domanda per ottenere un secondo “visto”, occorreva lavorare nei campi a raccogliere frutta per almeno tre mesi, un lavoro molto diverso dal mio… anche se ero abbastanza curioso di provare. E così, dopo sei mesi, ho deciso di lasciare Perth alla ricerca di fattorie per raccogliere frutta. Inizialmente si raccoglieva uva, in una zona piena di vigneti, ma la raccolta dell’uva dura al massimo un mese mentre io dovevo occuparne tre; vicino ho trovato una fattoria dove allevavano galline e dove mi hanno accolto come volontario. Un periodo molto bello e particolare: di giorno lavoravo nei campi e nella fattoria e di sera collaboravo come cameriere in un ristorante vicino; è stata proprio una bella esperienza, anche perché ho vissuto tre mesi in una tenda che avevo montato nel bosco della fattoria. Ma soprattutto, un mese prima che mi scadesse il visto, ho potuto presentare la domanda per poter lavorare un altro anno.
Nel frattempo decido di fare un viaggio, sia pure abbastanza breve, in Asia, sempre col mio zaino in spalla, per conoscere un nuovo continente e visito la Malesia. Rientro in Italia per due mesi per trovare parenti e amici, e poi riparto di nuovo per l’Australia, questa volta con destinazione Sydney. Qui ho lavorato per diversi mesi in un ristorante della città e poi, prima che terminasse anche il secondo anno, ho comperato una jeep ed ho girato tre quarti della costa dell’Australia e ovviamente il centro - nel pieno della terra rossa - più di 30.000 km: un viaggio pieno di emozioni nella terra degli aborigeni...
Il Viaggio
Un viaggio durato 4 mesi, con diversi “compagni di viaggio” anche per dividere il costo della benzina: si sono alternati 18 ragazzi in diversi gruppi che cambiavano ogni due o tre settimane; ragazzi di diverse nazionalità, francesi, tedeschi, brasiliani ecc.
Acquistato un fuoristrada e formato il primo gruppo partiamo da Sidney pronti ed entusiasti per questa avventura: di giorno giravamo sulla costa e alla sera cercavamo un campeggio all’interno dei numerosi Parchi Nazionali. Abbiamo sempre dormito in tenda e sacco a pelo salvo durante alcune emergenze meteorologiche che consigliavano di rimanere all’interno della Jeep. Generalmente il campeggio offriva bagni pubblici (a volte senz’acqua … ma c’era sempre il mare vicino per un bel bagno), docce, un ambiente per cucinare (anche se avevo comunque con me tutto l’occorrente: dal fornelletto a gas alle pentole, dai piatti alle posate, ai bidoni con l’acqua). Ci dividevamo i compiti e io, oltre che guidare davo una mano nelle altre faccende: cucinare, lavare i piatti, montare le tende ecc. In molti campeggi si poteva rimanere gratis mentre in altri si pagava, comunque una cifra irisoria.
Di episodi capitati durante il viaggio ne avrei parecchi, sia di belli che di brutti: ne racconto uno che li riassume entrambi. Ad un certo punto del viaggio eravamo rimasti in due ed il tempo era pessimo; da tre giorni non smetteva di piovere. Quelle sere non si poteva montare la tenda per cui stavamo in macchina; la quarta notte abbiamo così deciso di inoltrarci verso il centro dell’Australia, un percorso di circa mille km in una zona pressoché desertica, nel senso che non c’era proprio nulla (d’altra parte l’Australia è più grande dell’Europa e capita spesso di percorrere centinaia e centinaia di km senza incontrare nessuno, proprio il nulla). Dopo circa 800 km decidiamo di fermarci in un campeggio e mentre inizio a montare la tenda il mio amico, che era andato in bagno, torna indietro subito e mi chiama dicendo: “Vieni che ti devo far vedere una bellissima cosa”. Lo seguo e mentre sto per entrare nel bagno mi ferma e mi fa osservare il lavandino: dentro c’era un enorme pitone bello gonfio … aveva appena cenato!
Un altro episodio particolarmente brutto si è verificato all’interno di un Parco Nazionale dove, dopo un anno intero senza pioggia, si era scatenato proprio in quei giorni un diluvio. Eravamo campeggiati a circa dieci km dal Centro Informazioni e abbiamo deciso di andare a chiedere cosa poter fare perché l’acqua aumentava sempre più. Siccome le previsioni non promettevano nulla di buono, ci hanno convinti a rimanere lì al centro fino alle 16. Ma a quell’ora, anziché attenuarsi, la pioggia aumentava e ormai era “allarme rosso”. Io e i miei compagni aiutavamo i Rangers a tenere per quanto possibile l’acqua fuori dal centro fin quando è arrivata un’ondata gigantesca; io sono riuscito a saltare su un tavolo un po’ riparato dietro l’edificio e alcuni compagni si sono chiusi dentro. I Rangers non si erano resi conto che un fiume aveva rotto gli argini e l’acqua era tutta sulla strada. Quando, via radio, sono riuscito a mettermi in contatto con loro, insieme abbiamo raggiunto gli altri ragazzi per decidere cosa fare. Eravamo tutti super spaventati ma anche i Rangers sembravano nel panico. Non avevano mai visto nulla di simile. Per fortuna durante la notte ha smesso di piovere per cui abbiamo potuto dormire in macchina ma sempre in allerta. Il giorno dopo, attorno era tutto distrutto, il mare era marrone … e la strada era bloccata sia verso il paese vicino sia nell’altra direzione. Avendo noi una 4 x 4 ci permettono di tornare al campeggio. Per fortuna lì, pur essendo piovuto tanto, il fiume non era straripato per cui ritroviamo le nostre tende … Solo nel pomeriggio ci permettono di riprendere il viaggio, anche se in diversi punti l’acqua nella strada era ancora alta e se ci fossimo bloccati nel mezzo (come molte altre auto che si vedevano quasi sommerse) sarebbe stato un vero guaio…
Devo dire che avendo una 4 x 4 anche le emozioni al volante sono state molte: dal guidare sulle spiagge o sulle dune del deserto all’attraversare fiumi… C’era anche un po’ di apprensione perché a volte le distanze dal primo centro abitato erano enormi e se avessi avuto bisogno, per qualsiasi motivo, di un meccanico, erano cavoli… Comunque è andato tutto bene, posso dire che è stata un’esperienza di vita, un viaggio bellissimo che auguro a tutti di poter fare.
Alla fine…
Prima di rientrare in Italia, sono passato ancora dall’Asia: questa volta ho visitato Laos, Cambogia e Thailandia, Paesi stupendi ma anche molto poveri.
Poco dopo il rientro, sentivo crescere dentro di me la voglia di andare in Africa, anche perché più volte avevo promesso a mia zia Graziosa che sarei andato a trovarla. La meta era obbligata: la Repubblica Democratica del Congo.** E’ stata questa una delle esperienze più belle e coinvolgenti, un’esperienza che ti riempie il cuore.
Sono passati ormai 15 anni tra viaggi di lavoro e di interesse culturale, ho avuto tantissime esperienze belle e meno belle, che comunque ti aiutano a crescere. Quando “sono uscito” da casa per la prima volta avevo poco più di 15 anni ed ho dovuto imparare ad essere indipendente, a fare tutto da solo, anche le piccole cose come lavare e stirare, anche se all’inizio ero ancora vicino a casa.
Vorrei consigliare a tutti di viaggiare, per lavoro o anche solo per vacanza; però se si tratta di vacanza non consiglio la classica settimana al mare o in un villaggio, ma un viaggio vero alla ricerca di tradizioni e culture diverse. In ogni Paese c'è il buono e il cattivo, indipendentemente dal colore dei suoi abitanti…
Da un po’ di tempo sono in Italia, dove ho lavorato per la stagione estiva in un supermercato della zona, però vedo che ora come ora l’Italia non ti permette di programmare un futuro, cosa che in Australia sembra possibile… Mi sa che si riparte presto, forse ancora Australia (per tornarci dovrei accettare uno “sponsor” e quindi decidere di vivere lì).
Oppure un’altra avventura e un’altra meta, magari Nuova Zelanda...
Giordano
* vedi IL GRINZONE n.35 (luglio 2011)
** vedi IL GRINZONE n. 51 (luglio 2015)
IL GRINZONE n.53