VIAGGIO NELLA MEMORIA
Il nostro viaggio è cominciato da lontano, ci ha condotti indietro nel tempo, ci ha costretto a fare i conti con noi stessi, con quello che siamo.
Non è stato agevole all’inizio: siamo tutti proiettati verso il domani, la scuola superiore, il futuro e rimettere insieme schegge di memoria per ricostruire un pezzo della nostra storia personale, ci sembrava un salto nell’infanzia. Poi abbiamo cominciato a ragionare attorno al significato dei nostri ricordi di bambini, all’importanza che hanno per ciascuno di noi gli oggetti che abbiamo amato, le foto che ci parlano di persone care, i documenti che testimoniano eventi che ci riguardano… Sono scaturite storie, emozioni, racconti, frammenti che andavano ricuciti con l’aiuto di altri perché avessero un senso.
Le nostre esperienze, diventate ricordo, ci hanno plasmati e sono una parte essenziale della nostra esistenza. Questo lavoro ci ha resi consapevoli che fare memoria è una necessità per chi vive oggi, dà senso e direzione alle nostre scelte, contrasta l’indifferenza che è stata il substrato su cui sono cresciute tante tragedie del secolo appena trascorso.
Così, nel dicembre 2013, presso la Fondazione Pirelli di Milano, ci siamo concretamente resi conto di quante forme possa avere la memoria; anche le aziende ne hanno una, visibile e consultabile: l’archivio che ci è stato mostrato è ancora qualcosa di vivo, fonte di ispirazione per artisti e base di ricerca per studiosi che lo frequentano. Da qui, abbiamo raggiunto lo spazio espositivo Hangar Bicocca a piedi facendo un percorso reale, ma anche simbolico, tra due modi di vivere la memoria: da una parte l’archiviazione razionale e sistematica di dati e dall’altra la riflessione sul passato come possibilità di espressione artistica attraverso le originali opere di Dieter Roth.
A conclusione della giornata abbiamo avuto in omaggio dalla Fondazione Pirelli un’agenda personale dove ciascuno ha cominciato a raccogliere immagini, frasi, riflessioni sulla giornata … è stato semplicemente l’inizio di un diario che ha permesso di non disperdere, nel corso dell’anno, momenti importanti del nostro percorso.
All’Hangar abbiamo incontrato per la prima volta la signora Romegialli, nata in un campo di punizione della Gestapo, in Stiria: era venuta a conoscerci per preparare il suo intervento presso la Comunità Montana della Valsassina in occasione della giornata della Memoria. Ci è parsa una donna minuta e dallo sguardo intenso che ha poi saputo catturare più di cento ragazzi con la sua testimonianza semplice e straordinaria. Attraverso di lei e la sua infaticabile sete di conoscenza, ritrovano una voce quei neonati, bambini e ragazzi che furono vittime della Shoa.
Questo è forse stato il momento più intenso tra i tanti che hanno costellato il nostro percorso, fatto di fatture, di riflessioni, anche a partire da film non sempre di facile lettura (Hotel Ruanda, No man’s land, Schindlers’ list, The Way Back, Into the Wild, L’Onda), di analisi di documenti, di incontri per approdare al nucleo centrale del nostro progetto: il viaggio di istruzione, nel marzo scorso, a Cracovia, Auschwitz-Birkenau e Praga. L’esperienza tanto attesa ci ha permesso di stare insieme, di divertirci, di condividere momenti speciali, di allacciare amicizie, di provare emozioni fortissime da mettere in comune.
Il cuore di questo viaggio è stata la visita ai campi Auschwitz-Birkenau.
Noi ragazzi siamo rimasti sconvolti dalla crudeltà che trasuda ancora da questi luoghi, dalla tragedia che rappresentano quelle baracche colme di respiri lasciati a metà, dall’angoscia provata scendendo nelle camere a gas. Nonostante tutto ciò che sapevamo, che avevamo visto, letto, imparato, ci sono mancate le risposte; forse perché non si può spiegare la disumanità, la follia mascherata da normalità o da indifferenza, il delirio che si può nascondere dietro persone carismatiche, nella “banalità del male”.
Ma, come afferma Primo Levi, “se capire è impossibile, conoscere è necessario”, abbiamo cercato di fare proprio questo: conoscere quanto più possibile di questo periodo nero della storia, per poterne riconoscere i segni ed evitare, ciascuno col proprio impegno, a proprio modo, che l’indifferenza lasci crescere mostri.
Il nostro viaggio nel tempo, nella tecnica, nella letteratura, nell’arte, ci ha messo davanti - alunni ed insegnanti insieme - alla Storia. Abbiamo sentito la necessità parlarne, di raccontare, di divulgare quanto avevamo vissuto in modo non scontato, che potesse rendere prima di tutto l’emozione e la commozione che ci erano rimaste dentro.
Nell’evento del 31 maggio, allestito presso la Comunità Montana, abbiamo presentato una installazione che racconta di un viaggio: casse, bauli, valigie accanto ai ragazzi sono la testimonianza del desiderio di partire, esplorare, conoscere; ma sono anche il richiamo alle montagne di bagagli che i proprietari sono stati costretti ad abbandonare nel viaggio che non ebbe ritorno; ecco perché dalle casse, dalle valigie, dai bauli spuntano video con i alcuni tra i nostri compagni che declamano il regolamento del campo di Auschwitz, cui si susseguono altre immagini di ragazzi che leggono alcuni tra i diritti dell’infanzia, ancora oggi negati.
Alla conclusione del percorso si esce con un biglietto che abbiamo realizzato con carta riciclata. In esso è contenuto un pensiero nostro, o diventato nostro, dopo aver letto la testimonianza di Primo Levi e di Hanna Weiss. C’è uno spago che racchiude l’involucro, l’abbiamo voluto sottile ma anche tenace, come lo sono i ricordi.
Anche tutta la nostra esperienza è stata documentata: ci sono i nostri diari, quaderni, elaborati, le progettazioni per realizzare inviti e locandine, un DVD, affinché chi lo desidera possa condividere la nostra esperienza e ne sia in qualche modo partecipe.
Abbiamo avuto un grande privilegio, come ci ha ricordato più volte il professor Carlo Amanti che ci ha accompagnati nel viaggio e ci ha spiegato, in un incontro serale, i legami tra Resistenza e Costituzione.
Il privilegio di vedere e di essere a nostra volta testimoni è una sorta di vaccino, ma per essere efficace ha bisogno di richiami, di memoria. Per chi vive, prima di tutto.
I ragazzi delle classi III A e B dell’ICS Cremeno
IL GRINZONE n.47