I barbari


 

Il libro di Baricco non è un romanzo ma un saggio nel senso letterale del termine, cioè un tentativo di pensare scrivendo.

Uscito originariamente a puntate su “La Repubblica”, è stato successivamente proposto in volume.

La motivazione dello scritto è chiarita dall’autore in questi termini: “Tutti a sentire, nell’aria un’incomprensibile apocalisse imminente; e, ovunque, questa voce che corre: stanno arrivando i barbari”.

A scanso di equivoci, è bene precisare subito chi sono questi barbari in arrivo: siamo noi stessi e quanto sta avvenendo non è una semplice trasformazione nella nostra civiltà, ma un’autentica mutazione genetica; non a caso Baricco definisce i barbari con il termine di “mutanti”, quasi fossero loro cresciute le branchie, insomma qualcosa a metà strada tra gli uomini e i pesci.

Nelle prime pagine del libro l’autore presenta con fine ironia quattro curiose epigrafi, “giusto per segnare i bordi del campo da gioco”. Successivamente analizza le caratteristiche dei “mutanti”: la semplificazione, la superficialità, la velocità e la medietà, prendendo in considerazione elementi quali il vino, il calcio, i libri, la rete (Google), in una sezione che significativamente si intitola “perdere l’anima”.

Nella parte finale del volume, l’autore annota una serie di sintomi di barbarie e li ricolloca nel paesaggio che è il loro.

L’ultimo capitolo ci porta sulla Grande Muraglia Cinese, come esempio vivido di divisione del mondo tra civiltà e barbarie.

Libro non “facile” questo di Baricco, le cui analisi possono essere condivise oppure contestate, ma certamente ricco di idee non banali e non scontate.

 

                                                                                                                             Carlo Amanti



Alessandro Baricco, I Barbari. Saggio sulla mutazione, Universale Economica Feltrinelli, pagg. 213.

IL GRINZONE n. 33