Il peso della farfalla
Un libretto di sessanta pagine da leggere tutto d’un fiato, e da rileggere non una sola volta, a spizzichi e bocconi, capitoletto per capitoletto, tenendolo sul comodino in camera da letto come “livre de chevet”, per dirla alla francese.
I protagonisti del racconto sono tre: un camoscio, o meglio il re dei camosci; un cacciatore di frodo (ma la definizione è limitativa), dal passato poco chiaro, che vive isolato in cima al bosco, pure lui definito dai valligiani “il re dei camosci”; una magica farfalla bianca, che vive su un corno del camoscio, “petalo a sbattere nel vento, nelle stagioni da aprile a novembre”.
La vicenda si svolge in uno straordinario ambiente di alta montagna, meticolosamente descritto con precisione, sia nella flora che nella fauna.
Le esistenze parallele dei due re sono ormai al tramonto ed entrambi ne sono perfettamente consapevoli: è il mese di novembre ed incombe l’inverno.
Come ben riassume la terza di copertina: “Una farfalla bianca sta sul corno del re dei camosci, un fucile sta a tracolla del vecchio cacciatore di montagna. Li attende un duello differito negli anni. Più che la loro sorte qui si decide la verità di due esistenze opposte”.
Al lettore la sorprendente scoperta di come i due destini si incrociano.
Poche parole sul linguaggio: scarno, essenziale, senza orpelli, preciso, coinvolgente.
Le ultime pagine del volumetto “Visita ad un albero” sono un prezioso regalo dell’autore su un’esperienza personale raffinata e direi spirituale.
Carlo Amanti
Erri De Luca, Il peso della farfalla, I Narratori Feltrinelli,2009, pagg. 70.
IL GRINZONE n.34