L'anno della morte di Riccardo Reis
Come insegnano i semiologi, il titolo di un libro ne contiene quasi sempre il significato; il titolo è spesso il suo significato.
"L'anno della morte di Riccardo Reis" è il 1936, il vero protagonista del volume, l'anno dell'Anschluss hitleriano, della guerra civile di Spagna, del blitz etiopico italiano, dell'asse Roma – Berlino, e, per quanto riguarda il Portogallo, del definitivo consolidamento della dittatura portoghese di Salazar, avvenimenti tutti che preannunciano l'imminente apocalisse europea della II guerra mondiale.
Riccardo Reis è uno degli eteronimi con cui il grande scrittore portoghese Fernando Pessoa firmava le sue opere.
Con un raffinato gioco letterario, Saramago fornisce questo puro nome di un corpo, di una storia, di un vissuto: lo fa ritornare da Rio de Janeiro a Lisbona nel 1935 a visitare la tomba del suo creatore e, con una vertiginosa invenzione, ad incontrarlo e a parlare con lui.
L'eteronimo dunque sopravvive per poco al suo creatore, questo basta per presagire la catastrofe della civiltà europea sotto il tallone forzato del nazifascismo di Hitler, Mussolini, Franco e Salazar, e per far commiserare a Pessoa l'annientamento della civiltà e dell'umanesimo dell'Europa.
La scrittura di Saramago è torrenziale, lirica, introspettiva, fatta di frasi infinite, con punteggiatura assolutamente libera.
Tale modalità di scrittura non contraddice affatto l'impegno etico-politico dell'autore, sempre sottilmente presente nell'opera, uno degli elementi distintivi di tutta la vita e dell'intera produzione letteraria di Saramago.
Carlo Amanti
Josè Saramago, L'anno della morte di Riccardo Reis, Feltrinelli U.E., 2010.
ILGRINZONE n. 36